Il Marchese del tennis, l’invenzione del marketing sportivo

13 Dicembre 2019 di Stefano Olivari

Cino Marchese è stato uno dei più grandi manager e organizzatori dello sport italiano, inventandosi molte situazioni da zero e gestendone altre per conto del colosso IMG, la società di marketing sportivo fondata da Mark McCormack. Le sue memorie, riferite soprattutto al tennis, sono state quindi per noi una lettura appassionante.

Dentro Il Marchese del tennis, scritto con Gaia Piccardi e prodotto da Absolutely Free Libri, non c’è per fortuna lo scimmiottamento di Open con cui troppi libri sportivi ci hanno ammorbato nell’ultimo decennio, inventandosi pensieri che i campioni non hanno mai avuto (fra l’altro Marchese definisce Agassi ‘Ignorante come una capra’).

Nessuna introspezione, poche seghe mentali e sentimentalismo, tante storie inedite e un grande spirito critico. Chiaramente con Marchese quasi sempre nella parte di quello che aveva capito tutto e inventato tutto, ma questa è la ovvia tassa da pagare alle autobiografie, visto che anche le più autocritiche sono comunque un monumento a sé stessi.

L’uomo che ha legato il suo nome agli anni più belli del defunto torneo di Milano (nel 1981 finale McEnroe-Borg, c’eravamo), al rilancio di quello di Roma con l’idea del villaggio vip, a memorabili edizioni di Palermo (in particolare quella 1979, con Borg) e a mille esibizioni negli anni d’oro delle esibizioni, è scomparso nello scorso marzo ma questo libro è tutt’altro che un testamento anche se per forza di cose parla del passato.

Dalla fuga da una vita da orafo già scritta (Marchese era nato a Valenza Po) per costruirsi relazioni nella Roma dei primi anni Settanta, dove entra in sintonia con l’emergente Adriano Panatta, al quale dedica un bellissimo (e anche critico, perché il vero amico sa essere critico) capitolo, alla rapida ascesa come manager grazie alla capacità di proporsi nel modo giusto agli sponsor.

Qui Marchese evidenzia una qualità che abbiamo notato in altri manager sportivi di alto livello e in quasi tutti gli agenti: la capacità istintiva, senza scuole, di entrare in sintonia con chiunque, dal capo di stato all’ultimo raccattapalle. Quasi tutti sono amici o ex amici, come minimo conoscenti, e fare una telefonata in più per il bene dei propri assistiti non rappresenta mai un problema.

Quasi naturale il salto alla IMG di McCormack, che aveva inventato il marketing sportivo già ai tempi di Arnold Palmer e che negli anni Settanta gestiva le carriere di molti dei principali sportivi del pianeta, a partire da Bjorn Borg. Anche per lui c’è un interessante ‘visto da vicino’, molto duro nei confronti di Gerulaitis, della Bertè e di altre amicizie di un fuoriclasse che di fatto a 25 anni disse basta, per noia. Molto emozionanti le pagine sul triste ritorno del 1991 a Monte Carlo.

Impossibile sintetizzare i mille aneddoti su Tiriac, Ashe (strepitosa la sua risposta al ‘socialista’ Panatta), McEnroe, Tomba, Noah, Navratilova, Capriati e tanti altri, raccontati in modo molto diretto, meritevole di riflessioni la sua visione sul futuro dello sport, sempre più svincolato dal piccolo mondo antico delle federazioni. Un libro da appassionato di tennis, perché anche il più appassionato ci troverà diverse cose che non sa.

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