Quale canzone per il decennio?

14 Novembre 2019 di Paolo Morati

Francesco Gabbani

Il Corriere della Sera ha proposto online un sondaggio (vedibile qui) in cui chiede di votare la canzone italiana più bella del decennio. Una selezione di 25 brani fatta dai suoi giornalisti che include, veramente, di tutto e di più. E che ci apre a una discussione su che cosa significhi “bella canzone”, o canzone “significativa” (perché poi i termini usati sono entrambi), due cose che non sono proprio uguali.

Da Rolls Royce di Achille Lauro arrivando a Eh già di Vasco Rossi si passa attraverso brani (e nomi) che dominano sui telefonini degli adolescenti come Rockstar (Sfera Ebbasta), La musica non c’è (Coez), 90 min (Salmo), a tracce estive come Roma-Bangkok (Baby K e Giusy Ferreri), e nomi tra i pochi a mettere d’accordo pubblico e critica dopo aver partecipato a un talent – L’essenziale (Marco Mengoni) – fino alla più o meno vecchia guardia rappresentata da Il più grande spettacolo dopo il Big Bang (Jovanotti), Il sale della terra (Ligabue), Logico di Cesare Cremonini, La differenza tra me e te (Tiziano Ferro), Un amore così grande (Negramaro).

Certo non manca la quota rosa con L’anima vola (Elisa), Amami (Emma), Per sempre (Nina Zilli), e nemmeno il calderone indie, o pseudo tale, con contaminazioni pop tra accettati e rinnegati, da Coprifuoco (Le luci della centrale elettrica) a Paracetamolo (Calcutta), passando per Sei la mia città (Cosmo), Una vita in vacanza (Lo stato sociale) e Completamente (The giornalisti). Senza dimenticare le influenze hip hop di Pes (Club Dogo, ossia Guè Pequeno, Jake La Furia e Don Joe), e il rap più tradizionale di Tranne te (Fabri Fibra).

In questa sorta di manuale Cencelli del decennio, che strizza l’occhio a più generi e pubblico, troviamo secondo noi le tre canzoni italiane che se non più belle sono le maggiormente significative del decennio, anche perché parlando di “bellezza” nelle votabili ne avremmo scelte ed escluse altre: Andiamo a comandare di Fabio Rovazzi, Occidentali’s Karma di Francesco Gabbani, e Soldi di Mahmood (le ultime due tra l’altro vincitrici entrambe di Sanremo).

La prima, primo vero successo di uno youtuber trasformatosi in cantante senza esserlo e dimostratosi poi intelligente nel gestirsi confermandosi un personaggio vero. La seconda, diventata un classico da ricordare nelle epoche a venire, tra slogan come “namasté olé”, e riflessioni intelligenti. La terza, di un rappresentante della nuova musica italiana che martella le orecchie dei ‘giovani’, il genere trap, portandolo però su una dimensione accettabile anche dai ‘grandi’.

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