Muro di Berlino e grandezza della Germania Est

9 Novembre 2019 di Stefano Olivari

La caduta del Muro di Berlino, il 9 novembre del 1989, è stata analizzata e celebrata da tutti. E chi siamo noi per metterci contro tutti? Ma a parte i massimi sistemi, la ricorrenza ha fatto tornare d’attualità la discussione sullo sport della Germania Est con una tesi data quasi per scontata dagli orecchianti: era quasi tutto doping, in estrema sintesi.

I decenni successivi avrebbero smentito questa tesi, nel senso che il doping era diffuso in tutto il mondo e che la Germania Est più degli altri ci metteva un’organizzazione maniacale che non era spiegabile soltanto con il totalitarismo comunista. Poi la storia è sempre scritta dai vincitori, che in automatico si ritengono detentori del Bene e non, come sarebbe logico, di un esercito e/o di un’economia più forti.

A Seul 1988, le ultime Olimpiadi con la DDR ancora in vita, il medagliere vide in testa l’Unione Sovietica con 132 podi, davanti alla Germania Est con 102, agli Stati Uniti con 94, con altri paesi dell’Est europeo (Ungheria, Bulgaria e Romania) nella top ten ma staccassimi dai primi tre. Il quarto paese, la Corea del Sud ottenne 33 medaglie. L’Italia, decima, solo 14 fra cui la più bella e cioè la maratona di Gelindo Bordin.

Piccolo particolare: l’Unione Sovietica aveva all’epoca 280 milioni di abitanti e gli Stati Uniti 250, mentre la Germania Est nemmeno 17. Nel 1988 la Cina, non meno totalitarista, repressiva, dopata (come URSS e Stati Uniti, peraltro) e fissata con lo sport come veicolo di immagine ottenne 28 medaglie, dall’alto del suo miliardo e cento milioni di abitanti.

Cosa vogliamo dire? Che quello della Germania Est è stato un modello sportivo unico, in proporzione alla popolazione e ai mezzi il migliore mai visto nella storia. Un modello che ha stravinto anche in sport di serie A, come atletica e nuoto, ed è stato competitivo addirittura nel calcio di club con tante squadre, dal Magdeburgo alla Dinamo Berlino.

Insomma, prima di cancellare il record sui 400 di Marita Koch entriamo in questo 2019 nel merito del mezzofondo Nike, dei culturisti (tranne De Grasse e Tortu) finalisti nei 100 metri, dei pesisti ingrossati come le mucche nei criminali allevamenti intensivi. Abbasso la Germania Est, il comunismo, il Muro di Berlino. Ma quello sport dava anche lezioni vere. Le donne baffute le avevamo, e le abbiamo, anche noi.

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