Maldini e gli allenamenti di due ore

4 Novembre 2019 di Vincenzo Matrone

Se il Milan è undicesimo in classifica il problema non può essere un giocatore, ci riferiamo al solito Suso ingiustamente massacrato (e meno male che ieri non c’era), uno schema o un cambio. La buona ora di gioco contro la Lazio ha detto qualcosa sulle potenzialità dei singoli rossoneri, di cui rimaniamo convinti a dispetto dei punti, e molto su un’intensità inadeguata alle battaglie della Serie A.

Oltre che delle partite, che tutti vediamo, ci piace parlare anche di allenamenti. In estrema sintesi: a Milanello, sia con Giampaolo sia con Pioli, nonostante i risultati disastrosi c’è un buon clima, lo abbiamo già scritto. E per qualcuno il problema è proprio questo: secondo una simile teoria meglio le mani addosso di un recente passato di gente beneducata che fa il compitino.

La vediamo in maniera un po’ diversa: secondo noi il Milan si allena poco, sia come tempo sia come intensità, rispetto al resto della Serie A del suo rango. A livello Juventus, cioè campioni che vanno con il pilota automatico e che hanno ‘allegrizzato’ Sarri anche come programma di allenamento settimanale, stare poco insieme sul campo ci può stare. A livello Milan, Milan attuale, no.

Non vogliamo partire da Adamo ed Eva, ma ci piacerebbe fare chiarezza nei ricordi di tanti tifosi rossoneri. Perché la nascita del grande Milan di Sacchi e Berlusconi oltre che sui campioni (nell’Italia di fine anni Ottanta li avevano anche altri, dal Napoli di Maradona all’Inter dei tedeschi, per non parlare della Sampdoria) era basato sulla cultura dell allenamento.

Oggi si parla di cultura del lavoro, come per nobilitare l’allenamento, ma non ce ne sarebbe bisogno. Il Milan di Sacchi si allenava in termini di ore più degli avversari, diciamo pure molto di più. Sacchi non ha inventato il 4-4-2 né altri moduli, ma ha portato nel calcio italiano di alto livello una intensità e una mentalità prima sconosciute. I detrattori dicono ‘Bella forza, con Baresi e Van Basten’, gli adoratori parlano di genialità. La realtà è che quel Milan per un breve periodo, fino a quando durò la magia, si allenava molto più degli altri. Con tutto il rispetto per le grandi carriere di Ottavio Bianchi, Trapattoni e Boskov, gli allenamenti di Napoli, Inter e Sampdoria sembravano venire da vent’anni prima.

Cosa vogliamo dire? Che se quei campioni riuscirono ad allenarsi con grande intensità per tre anni, prima di non farcela più mentalmente, a maggior ragione potrebbe farlo la classe medio-bassa di oggi. In quel Milan giocava anche Paolo Maldini, ora dirigente. Che dovrebbe citare come esempio ai suoi giocatori non sé stesso, che magari qualcuno non ha visto giocare, ma Cristiano Ronaldo facendo un discorso del genere: se lui a 34 anni, con 5 Palloni d oro e tutto il resto, si allena 2 ore al giorno con la squadra e altre (minimo altre 2) da solo, quante ore vi dovreste allenare voi? Se qualcuno del Milan attuale sta attuando un programma personalizzato di miglioramento allora diciamo che è un segreto molto ben tenuto.

Pallanotisti di livello nazionale si allenano all’alba, vanno in ufficio e e poi si allenano di sera: non sono eroi, ma è solo per dire che nessuno si consumerebbe rimanendo a Milanello un paio d’ore in più al giorno invece che correre a chattare e videogiocare. In conclusione, Maldini e Boban difendano il loro calciomercato non con le parole o fidandosi dell’affetto dei tifosi, ma facendo fare il salto di qualità a quei pochi che possono farlo. L’Europa League poteva essere un traguardo poco stimolante per il Maldini giocatore, ma i tempi sono cambiati.

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