Ibrahimovic al Milan

8 Novembre 2019 di Stefano Olivari

Il ritorno di Ibrahimovic al Milan è uno dei tre pilastri del giornalismo sportivo, insieme a quello di Pogba alla Juventus, anch’esso di attualità, e di Mourinho all’Inter che è momentaneamente in sonno come certi massoni. Però magari stavolta, con lo svedese che va per i 39 anni e il Milan alla ricerca di fumo da buttare negli occhi visto che con lo stadio sta mettendosi male, può essere la volta buona.

A Dan Garber di far sognare i tifosi rossoneri importa zero e quindi la rivelazione del commissioner della MLS, peraltro subito ridimensionata dal suo portavoce, va come minimo tenuta in considerazione. Anche perché le anime del Milan sono così tante, minimo tre, che almeno quella più centrata sul presente (tendenza Boban, quindi) può davvero aver pensato all’ingaggio di Ibrahimovic a gennaio.

Non c’è infatti alcun ambiente da destabilizzare, alcuno schema da far saltare, alcun equilibrio di spogliatoio da rompere: in questo momento storico Ibra al Milan farebbe soltanto bene, una specie di effetto Ribery alla Fiorentina ma con un giocatore molto più iconico e forte. Uno scenario per cui tutti i media giustamente tifano.

Sul piano fisico, al di là dei gol che continua a segnare (quest’anno 31 in 31 partite ‘americane’) in grande quantità, non sappiamo quale Ibrahimovic aspettarci: la nostra vita è triste, ma non al punto di guardare le partite della MLS. Però un fuoriclasse in declino è sempre meglio di nessun fuoriclasse.

È cronaca notare come Gazidis abbia tutt’altre idee e come anche Maldini creda più nel gioco che nei colpi. Ma è evidente che a gennaio la possibilità concreta sia quella di un nuovo proprietario, più che di un nuovo centravanti. Certo sarebbe interessante che fosse proprio Ibra a chiudere sette anni e mezzo assurdi, un periodo iniziato proprio con la sua cessione e la dismissione del vecchio Milan ancelottian-allegriano.

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