Un biglietto nel 2019

4 Ottobre 2019 di Andrea Sartorati

Da più di un anno ho promesso, al mero fine di mantenere lo status di zio preferito (compito che richiede inenarrabili fatiche per trovare ogni volta regali all’altezza e che genera un’ansia da prestazione che dovrebbe essere premiata almeno col reddito di cittadinanza), al mio nipotino Pierpaolo di portarlo a vedere dal vivo una partita di basket dell’Armani.

Per ragioni di comodità geografica – il dodicenne vive a Pordenone – la scelta ricade su Pallacanestro Trieste vs Olimpia Milano. Sembra tutto semplice: la gara si svolge sostanzialmente a inizio anno scolastico, è di domenica pomeriggio e così vengono superate le legittime resistenze di mia cognata, potenzialmente appartenente a quell’ampio gruppo di insegnanti che vede lo sport come fumo negli occhi. Quello praticato perché distoglie dallo studio, quello seguito per la retorica dei miliardari in mutande che corrono appresso ad una palla.

Il primo imprevisto è l’anticipo televisivo deciso dalla Lega Basket, che sposta la partita al sabato sera. Arrivano così i primi tentennamenti: “Non sarà troppo tardi?”, “E a che ora finisce?”, “Ma siamo sicuri che è sicuro?”, “Ma alla fine dobbiamo venire a prenderlo?”. Offerte ampie rassicurazioni, si passa all’odissea dei biglietti.

Prima la scelta del settore: meglio quello ospiti, con la tristezza di essere recintati ma anche un ampio cuscinetto di sicurezza di posti vuoti, oppure la più borghese tribuna, con il rischio che un facinoroso giuliano sia infastidito da un vicino di posto con sciarpa di colore diverso e che si permette di applaudire per gli avversari?

Passata la mozione della parte femminile della famiglia (ovviamente la tribuna), inizio a tartassare la biglietteria dell’Alma con richieste e varie domande operative. Lo so: sono in modalità Furio (quindi, oggettivamente, un rompicoglioni), ma con la giustificazione del garantire un’esperienza indimenticabile al minore al suo primo evento sportivo.

La mia madeleine è un Padova-Taranto 0-0 all’Appiani: una gara orrenda con il metro di giudizio odierno, ma ricordo perfettamente tutte le emozioni e i colori e i suoni di quella iniziazione mano nella mano con mio papà.
Inizialmente quelli di Trieste sono molto cortesi, ma mi rimandano sempre alla settimana successiva, finché non mi accorgo che mancano appena quattro giorni al match. La vendita online nel 2019 non è contemplata, forse perché temono un’invasione di tifosi avversari (figurati: a Milano non ci sono nemmeno i tifosi di casa, chi vuoi che affronti questa cazzo di trasferta?).

Provo quindi la carta della pietas (e del più becero bonifico anticipato): “Guardi che sono un semplice appassionato, sono solo impossibilitato, per ovvie ragioni geografiche, a venire direttamente in biglietteria. Al lavoro mi chiamano ragionier Sartorati, tanto sono tranquillo e accondiscendente. Se mi manda l’Iban pago subito tre biglietti e ci vediamo sabato”.- “Eh, no! Lei nella mail ha scritto che tifa Milano e quindi il questore non mi autorizza”.- “Il questore??? Autorizzare cosa??? Io voglio semplicemente sedermi, proprio come se andassi al cinema”.

E qui la solita risposta italica, quella che taglia la testa al toro:”Guardi che io sono una semplice dipendente, non so proprio cosa dirle” (probabile che abbia anche detto “dirgli”, ma lasciamo ai radical-chic la presunta superiorità morale della correttezza grammaticale). Il mio “Allora mi passi qualcuno capace di intendere e di volere”, forse eccessivo, porta ad una situazione di stallo.

Coinvolgo allora un operaio della sede triestina della mia azienda, chiedendogli l’immenso favore di passare in loco e prendere a suo nome questi maledetti tre tagliandi. Lui ci va anche, ma trova l’impianto chiuso, pur avendo io verificato più volte su Internet gli orari di apertura. Accidenti: su Facebook i triestini si scusano, ma c’è stato un contrattempo. La prevendita riaprirà regolarmente l’indomani, tranquilli, tutto sotto controllo.

Sull’orlo della disperazione io, che nemmeno quando avrei potuto ho coinvolto l’amico dell’amico per ottenere biglietti – fra l’altro sempre trovati attraverso i canali ordinari – per concerti e partite andati esauriti in pochi minuti, decido di scrivere all’Olimpia Milano. Anche perché nel frattempo il conto alla rovescia segna meno 48 ore alla partita. Lo staff milanese si trova a Monaco di Baviera per la sifda di Eurolega, ma ugualmente mi dicono che mi faranno sapere. E infatti, alle 18, arriva una piacevole sorpresa: “Siete nostri ospiti, troverà i suoi tre ingressi direttamente alla cassa del palasport”. Tutti felici e contenti: mia moglie perché almeno non deve pagare per una cosa che non le interessa minimamente, io perchè magari finiamo vicini alle mogli dei giocatori. Nel frattempo Pierpaolo, nemmeno a dirlo, impazzisce con salti di gioia e lancio di mortaretti.

Tutto è bene quel che finisce bene? Macchè! Passano appena 45 minuti e arriva un comunicato ufficiale della Pallacanestro Trieste: le piogge di 5-6 giorni prima hanno messo fuori uso il parquet e l’impianto elettrico della struttura, non sono riusciti ad aggiustarlo in tempo e quindi la gara è rinviata a data da destinarsi. In pratica ho beccato l’unica gara al chiuso dell’ultimo secolo a essere rinviata per un acquazzone. Speriamo solo che alla cena di famiglia, triste evento sostitutivo della serata sportiva, non vadano in onda le diapositive della vacanza in camper.

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