Togliere il voto agli anziani

18 Ottobre 2019 di Stefano Olivari

Il voto politico degli anziani ha senso? Quella di Beppe Grillo è una provocazione che sta facendo discutere, al di là della evidente convenienza elettorale dei 5 Stelle: la fascia di elettorato oltre i 65 anni di età è infatti quella in cui il Movimento fondato da Grillo va nettamente peggio.

Quello del voto degli anziani non è in ogni caso un tema banale, in un’Italia che sta sempre più invecchiando e dove l’allungamento della vita media sta facendo saltare i conti dell’INPS e anche tante strategie politiche. Molti commenti al nostro post sul voto ai sedicenni, l’idea lanciata da Letta, indicano che come minimo dell’argomento si possa parlare senza tabù.

L’idea di Grillo nasce da una considerazione logica e anche amaramente umana: di solito un anziano è meno portato a considerare le conseguenze a lungo termine delle sue azioni e quindi anche del suo voto. Ovviamente adesso ci risponderanno migliaia di anziani preoccupati per l’Italia del 2127, tutto è possibile. Di nostro aggiungiamo che anche il giovane è per naturale atteggiamento poco portato a preoccuparsi del futuro. Quindi cosa dovremmo fare, far votare soltanto i quarantenni?

Comunque quella di Grillo è stata una bella mossa, da vero animale politico. Con poche parole il comico genovese, che fra parentesi ha più di 71 anni, ha riposizionato i 5 Stelle da partito di aspiranti statali e parastatali (quale è) in partito del futuro. Questa almeno l’ambizione. Mentre nei suoi sogni destra e sinistra dovrebbero essere percepite come espressione di egoismi di diversa natura. Tutto è chiaramente fuffa mediatica e i vecchi possono stare tranquilli, nessuno gli toglierà mai il voto. Però in questa fase storica lo scontro generazionale è tornato ad essere qualcosa di concreto, con i figli del Sessantotto adesso nella parte dei padri da, metaforicamente, uccidere.

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