Quelli che odiano le partite IVA

17 Ottobre 2019 di Indiscreto

Chi odia le partite IVA? L’attuale governo formato da 5 Stelle e PD le ha di sicuro in antipatia. Le anticipazioni sulla Legge di Bilancio indicano infatti quella che il Sole 24 Ore definisce una “Una doccia fredda per l’esercito delle partite Iva in nome di un cambio di rotta all’insegna della lotta all’evasione”.

In pratica, se confermato, non ci sarà la flat tax al 20% per i redditi tra oltre i 65mila e fino ai 100mila euro, mentre chi ha optato per la flat tax del 15% fino ai 65mila euro dovrà avere un conto separato per i flussi finanziari professionali. Ma non solo.

Verrebbe introdotto il regime analitico per la determinazione del reddito, conservando quindi la documentazione delle spese, più tutta un’altra serie di nuove limitazioni riguardanti beni strumentali e collaboratori. Il tutto nel nome della lotta all’evasione fiscale.

In attesa però di sapere i contenuti definitivi della legge di bilancio e di valutare nel merito ogni decisione, si possono fare alcuni ragionamenti più ampi sulla considerazione che in Italia si ha dei liberi professionisti a reddito medio basso, e che spesso non vengono fuori nei dibattiti pubblici nel corso dei quali si parla il più delle volte esclusivamente della tutela del lavoro dipendente. Gli altri? Che si arrangiassero…

A differenze dei lavoratori dipendenti, i liberi professionisti (dove rientrano anche quelli obbligati ad essere tali non trovando più il tradizionale ‘posto fisso’) lavorano ben oltre le canoniche 8 ore al giorno, weekend compresi, dovendo appunto rispondere a più committenti che se non rispettati nelle consegne si rivolgeranno poi ad altri, e mai più a loro. Insomma bisogna fare i conti con le pressioni e lo stress elevato per fare un lavoro di qualità ma anche in quantità giusta per racimolare un buono ‘stipendio’. Sapendo bene che non ci sarà nessun sindacato a prendere le difese di un lavoratore, come nel caso di quelli che timbrano in mutande.

Quando si parla poi di tasse non si può considerare solo l’IRPEF ma vanno anche aggiunti i contributi obbligatori per una pensione che se va bene sarà misera e inferiore a quella garantita invece a chi è assunto. Contributi di cui non si parla quasi mai e che pesano notevolmente sul reale guadagno di un professionista, il quale se gli resta qualche spicciolo da parte è bene che li investa anche in un fondo alternativo. Tutto questo senza alcun reddito per i periodi di ferie e praticamente nessuna tutela in caso di malattie. Insomma, si deve lavorare anche con 40 di febbre oltre che in ogni orario.

Sul fronte evasione fiscale, il tema del lavoro nero e ancor più del doppio lavoro viene spesso sottaciuto (e non parliamo solo degli insegnanti che danno ripetizioni…) mentre si dà per scontato che chi ha la partita IVA sia un evasore di professione, un nemico dei veri lavoratori, anzi uno che in realtà non lavora per nulla. Perché il termine “lavoratore”, lo sappiamo bene, viene usato solo e soltanto quando ci si riferisce a chi ha un contratto da dipendente che, per quanto possa essere ormai precario, è comunque qualcosa di più solido e garantito rispetto a chi invece ha investito su sé stesso, per scelta o per necessità. Insomma perché tutto questo odio per i liberi professionisti?

Di sicuro questo sentimento è bene intercettato dall’attuale governo e soprattutto dai media, secondo cui il libero professionista è soltanto il grande avvocato o l’idraulico evasore. Davanti alla televisione il pensionato retributivo può così sentirsi migliore, mentre contemporaneamente il figlio partita IVA al quale ha tecnicamente rubato i soldi va a consegnare le pizze.

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