Gli F-35 di Prodi e Conte

9 Ottobre 2019 di Indiscreto

Domanda dal bar: all’Italia conviene spendere 14 miliardi di euro, fra debiti passati e ordini futuri, per i caccia F-35? Nei giorni scorsi Giuseppe Conte ha rassicurato il segretario di Stato americano Mike Pompeo: il nostro paese salderà i debiti per gli aerei da guerra non ancora pagati e soprattutto sbloccherà gli ordini per altri 27 F-35. Una vicenda che dice molto della nostra sudditanza, che ha una sua logica (senza gli USA adesso marceremmo al passo dell’oca, per non parlare dei rischi futuri) ma anche un suo prezzo.

Una vicenda che parte nel 1998, quando Prodi (ministro della Difesa era Andreatta) ordinò 131 aerei e che ha avuto varie tappe, come la riduzione a 90 decisa dal governo Monti e una discussione infinita sulle penali da pagare in caso di rescissione. Una corrente di pensiero (ma non c’è un contratto?) sostiene che in caso di addio l’Italia perderebbe ‘soltanto’ gli investimenti già fatti per partecipare al programma. Una specie di stop loss, insomma.

Da notare che gli F-35 sono prodotti dalla Lockheed Martin, all’ultima rilevazione un’azienda privata: non è quindi chiaro a quale titolo Pompeo parlasse, visto che il Pentagono della Lockheed è formalmente un cliente, tanto quanto l’Italia. Di base l’unico grande partito ad essere contro gli F-35 erano i 5 Stelle, perché invece alla destra e soprattutto alla sinistra mostrare i muscoli piace sempre, ma evidentemente il terrore delle elezioni ha cambiato quello che era sempre stato un punto fermo del loro programma. Questo ciò che vediamo noi da ignoranti di aeronautica.

Ignoranti che però notano come tanti alleati degli Stati Uniti giudichino arretrati gli F-35 e si siano da tempo sganciati da vecchi ordini, avendo letto i contratti evidentemente meglio di Prodi e dei suoi successori. Australia, Canada, Germania (che punta sugli Eurofighter), Taiwan e altri hanno cambiato idea nel corso del tempo, per motivi politici e anche tecnologici.

Una vicenda complessa, piena di ricatti non dichiarati (inevitabile anche quello sull’occupazione, visto che alcuni aerei vengono assemblati a Cameri, provincia di Novara) e di politici, tipo Pompeo, trasformati in piazzisti-lobbisti. La nostra domanda ai competenti, quindi nel caso dell’aeronautica immaginiamo pochi, è la seguente: un’aeronautica militare moderna può fare a meno degli F-35? A quel prezzo, tutto compreso siamo sui 200 milioni ad aereo, c’è in giro di meglio?

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