1994 la serie, il trionfo dell’antipolitica

5 Ottobre 2019 di Stefano Olivari

Le prime due puntate di 1994 non hanno deluso le attese. Anzi, siamo in presenza di una serie televisiva che nel suo sviluppo è addirittura migliorata rispetto agli inizi. Riducendo, anche se certo non eliminando, qualche aspetto trash e riempiendo la storia di ambiguità e di non detti, senza lo schematismo buoni-cattivi del cinema politico italiano ma senz’altro con un impianto ideologico chiaro: la politica, da qualsiasi parte, è solo conquista e gestione del potere.

Nei primi due episodi della terza e ultima stagione, dopo 1992 e 1993, con protagonista sempre Stefano Accorsi, l’azione si svolge tutta a Roma, a ridosso delle elezioni politiche del 1994, mentre soltanto nei prossimi rientreranno in scena Di Pietro e il pool di Mani Pulite, quindi il nostro giudizio è per forza di cose parziale.

Centrale è il famoso faccia a faccia televisivo fra Berlusconi e Occhetto, moderato da Mentana a pochi giorni dalle elezioni, in cui Leonardo Notte-Accorsi fa da spin doctor del fondatore di Forza Italia, trovando una certa sintonia con Dell’Utri e in seguito diventando una specie di faccendiere della politica, non potendo per troppi scheletri nell’armadio farla in prima persona.

In 1994 viene correttamente mostrato un aspetto che pochi ricordano: nonostante la minore abilità davanti alle telecamere e il fatto che giocasse in trasferta (si era pur sempre su Canale 5) Occhetto fece una figura molto migliore rispetto a Berlusconi. In altre parole l’equazione ‘elettori uguale telespettatori’ può essere messa in discussione, come hanno dimostrato in seguito movimenti come i 5 Stelle che dalla televisione, quando non erano al governo, venivano sbeffeggiati.

Rispetto alle stagioni precedenti Accorsi è molto più protagonista e questo alla lunga potrà stancare, ma a dominare la scena è anche Miriam Leone-Veronica Castello che diventando deputata di Forza Italia anticipa di qualche anno il fenomeno Carfagna (e non solo). Le sue interazioni con le deputate del suo e di altri schieramento (ecco, nel settore trash inseriremmo le imitatrici della Mussolini e della Melandri, tremenda anche la Pivetti) sono fra le parti migliori, mentre ancora non è ripreso pienamente, ma riprenderà di sicuro, il filone dei leghisti della prima ora. Che gli sceneggiatori trattano con l’accetta, dimenticando le varie anime della Lega di allora (D’Alema arrivò addirittura a definirla ‘Una costola della sinistra’).

In sintesi, 1994 con tutti i suoi difetti (anche qualche tocco alla Sorrentino, forse involontario), ma anche i colpi di genio (su tutti l’annuncio di Emanuela Folliero) rimane uno dei pochi prodotti a staccarsi nettamente dalla fiction italiana media, quella dei santini, dei commissari e delle vicende familiari. Che abbia un seguito sembra impossibile, ma la storia d’Italia da raccontare attraverso vite (finte) a margine è comunque un filone inesauribile. Basta volerlo fare.

Share this article