Samara Challenge, cos’è?

10 Settembre 2019 di Indiscreto

Il Samara Challenge sta dilagando in tutta Italia, soprattutto al Sud, suscitando la curiosità di noi piccolo borghesi che leggiamo le brevi sul bancone della Sammontana. Ma cos’è il Samara Challenge? In pratica è un gioco ad uso di Instagram, Facebook e You Tube che prende spunto da The Ring, il film horror in cui uno dei protagonisti si chiama Samara Morgan.

Come funziona la Samara Challenge? Una ragazza, o un ragazzo che può spacciarsi per una ragazza, con lunghi capelli neri (o una parrucca), avvolto da un lenzuolo bianco o da una tunica si aggira di sera per una strada a caso, con un coltello in mano, e spaventa i passanti. Le reazioni vengono filmate e messe dai social network da amici lì appostati, poi qualcuno guarda i video. Con Zuckerberg e quelli di Google che fanno girare il tassametro.

Non aspettatevi però su Indiscreto il ‘Signora mia, che tempi’, avendo tutti noi fatto scherzi molto più stupidi. Le reazioni di spavento dei passanti sono di solito divertenti, ma ci sta che qualcuno l’abbia presa male e abbia tentato anche di prendere a botte gli autori di quello che rimane uno scherzo. Chiaramente ci sta anche che un malato di cuore possa non avere gradito.

La nostra domanda è ovviamente banale: perché alcuni ragazzi sono andati fuori di testa per un film di un paio di anni fa, terza puntata di una serie iniziata nel 2002? La prima risposta è che si tratta di una moda fondamentalmente italiana, dalla diffusione tutto sommato limitata (su Instagram un migliaio di video) e adattissima per l’esibizione sui media quello che potremmo definire ‘il parere dell’esperto’. Psicologi, sociologi, professori, magistrati, poliziotti, eccetera, che ci mettono in guardia dai pericoli del mondo. Con la solita ricetta: controllare, troncare e sopire, soprattutto stare in casa a masturbarsi. Il principale pericolo è comunque evidente: che qualcuno poco appassionato al cinema horror e alle citazioni nerd spacchi la faccia, o peggio, a voi e alla vostra amica.

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