Pozzecco nelle brevi

23 Settembre 2019 di Oscar Eleni

Oscar Eleni a bocca aperta e bastone al cielo, incatenato nello spazio Dante, centro della Milano che ancora tollera chi spruzza peperoncino, per ascoltare, da capra, Vittorio Sgarbi che ci parla di 2000 anni d’infedeltà visti dalla pittura. Donne, uomini, poco importa. Omicidi passati per suicidi. Avevamo bisogno freudianamente di questo bagno ora che l’io del capo diventa eroticamente l’identità di tutti, nel narcisismo delle piccole differenze che provocano sentimenti di estraneità e ostilità fra individui.

Altro che sport e salute. Fatevi un giro nelle federazioni, se avete tempo fermatevi a quello che resta del Coni, volendo farsi proprio del male andate nella casa della federazione che boccia la speranza del gruppo Tam Tam del prode Antonelli nei giorni della beatificazione di Gianmarco Pozzecco, da disoccupato a febbraio a totem di Sassari che lo ha già confermato fino al 2022, vincitore della Supercoppa nel chiostro di Bari dopo due finali al supplementare.

Prima con il padre putativo Sacchetti, poi contro De Raffaele che l’anno scorso gli aveva  portato via il titolo con la gloriosa Reyer. Il progetto integrazione per chi scappa dalla fame, degli orrori, nel basket, nello sport, per legge, si ferma ai campionati provinciali. Sì, sono bravissimi, ma devono stare nel ghetto, proprio adesso che il Petrucci ha deciso di affidare le sorti del sistema reclutamento, soprattutto all’estero, all’eccellente dottor Trainotti che ha lavorato così bene con Trento. Stranezze, piccole differenze. Siamo con Antonelli sulla barricata. Tanto chi se ne accorge.

Un po’ come la Supercoppa giulebbe che ha portato 8.000 persone  in due giorni sulle tribune del palazzo barese, arena un po’ datata con quel tabellone luminoso appiccicato al muro. Avranno notato i signorotti del ‘basket un altro sport’ che la Supercoppa è diventata una semibreve sui giornali, uno zero che camminava nei notiziari della Rai, figurarsi Sky o Mediaset. Sfortuna.

Coincidenze con il troppo bello degli altri: la  doppietta Ferrari, Bebe Vio e l’ironman Zanardi, le farfalle dell’artistica, Chamizo il lottatore nel nome di Italia e Cuba, persino la pallavolo intossicata che domani saprà la verità dalla Francia. Poi il calcio. Si capisce: fioritura di trasmissioni, pasta scotta come quelle di cucina ora che vorrebbero farci mangiare ad ogni ora del giorno e tassare le merendine.

Per la maledizione della prima luna, quella che impedisce di studiare bene le date, questa settimana inizierà pure il campionato che, secondo il presidente di Lega Bianchi, sarà bellissimo. Lui lo ha capito dalle quattro partite di Bari. Noi no. Piccole differenze che separano.

Se fossero furbi, mentre sta per partire il Mondiale di atletica, potrebbero convincere Tamberi a  proporsi come giocatore di serie A per chi non è ancora riuscito a trovare il sesto italiano nel bussolotto sei più sei di una federazione che ama il volo cieco. Dopo Doha, si capisce. Lui non ha più trovato la vera salute e da nuovo mago della comunicazione ci dice che il vero appuntamento sarà ai Giochi  di Tokyo dell’anno prossimo. Alle  giornaliste preferite ha pure detto che il basket è la sua passione, mania, ossessione e che andrebbe sempre al campetto. Sfruttate almeno lui per infilarvi nella settimana dove il calcio dispettoso farà giocare  il suo campionato. Lo sapevano anche i sassi di Matera, città della cultura.

Comunque sia il campionato di basket partirà con le sue fanfaronate. Milano da battere come sempre, Messina da abbattere, come  sognano in tanti ora che ha davvero ridato un volto alla vera società di basket milanese, una faccia piena di rughe, antica, amatissima, odiata da chi la soffriva e la guardava con gelosia, staccandola dagli affetti, per cercare nuove musiche a palla, escludendo, bauscioni al potere col denaro di un genio. Ora Ettorre ha fatto una bella società, una buona squadra, non ha perso mai in precampionato vicendo anche il torneo di Atene che non era facilissimo come le 8 superate prima, ma, come lo sceriffo Conte nuova luce interista, arriverà presto a dire che 14 anni dopo  il suo esilio dorato l’Italia  è cambiata in peggio. Forse se ne accorgerà già nella trasferta di giovedì a Treviso dove pure ha portato uno scudetto ai tempi in cui la nobile famiglia Benetton credeva nello sport, regalandoci la Ghirada oltre a grande volley e super rugby.

Voti a Bari per una supercoppa che ci ha detto chi siamo davvero senza stranieri.

10 A SASSARI per averci ridato Pozzecco, il pifferaio che seguiremo volentieri per tutta la stagione e con l’Azzurra sperimentale. Bella scelta, coraggiosa. Serviva una grande società per trovare il meglio nella testa e nel cuore di chi pensava di  dormire sempre a Formentera.

9 Al VITALI riportato in Italia per la sua finale, per il premio come miglior difensore, nel giorno in cui Jerrells è stato scelto come MVP, l’apocalisse insieme al James del CSKA per chi a Milano preferiva le cicale di ieri, uomini simbolo di un modo per essere padroni.

8 A VENEZIA per le sue rimonte, anche se l’ultima non è andata bene. Con Chappell e Filloy ha messo in squadra uomini e non giocolieri. Ora deve soltanto far capire a Daye che non può sognare di avere soltanto uno yacht a vela come quello del magnate russo che ha portato i suoi 147 metri in Laguna.

7 A BARI e all’organizzazione per aver aiutato la Lega e non dover spiegare il motivo di una scelta come questa in una città senza basket di livello.

6 Agli ARBITRI, buoni e pessimi di queste finali, se  faranno squadra per punire davvero guitti che sul campo non sanno giocare, ma recitano benissimo la parte degli agnelli.

5 Ad Andrea MENEGHIN che ha davvero fatto tanti progressi nel suo nuovo lavoro in televisione, se non farà capire che Pozzecco è davvero suo fratello, ma lo sono anche tutti gli altri del suo mondo che gli vuole tanto bene.

4 A SACCHETTI se pensa di averci ingannato con la gestione di una Cremona che forse farà bene anche quest’anno. Lui amministrava mentre gli altri lo assalivano bava alla bocca. Certo, avrà capito, come i suoi colleghi, che su certi italiani si farà fatica a costruire qualcosa.

3 Al TONUT che doveva farci capire che con lui e Spissu Azzurra Fremebonda avrebbe fatto meglio del decimo posto mondiale. Non ci è riuscito, molto meglio il sardo campione, ma con loro due e Polonara sarebbe stata comunque la stessa solfa.

2 A MILANO per essere rimasta fuori anche dalla supercoppa dopo la coppa Italia, la finale scudetto. Dicevano che erano il  meglio, ma poi hanno trovato tante scuse qualificandosi come diceva Velasco: i vincenti trovano soluzioni, i perdenti cercano alibi.

1 Alla FIP che nel consiglio di Bari ci ha detto che il progetto TAM TAM di integrazione non può essere sostenuto per legge. Vigliaccheria di legge.

0 Agli smemorati che a 10 anni dalla morte di Porelli, l’uomo della grande svolta legaiola, non si sono ricordati di lui. Un giornale, addirittura, parlando della vittoria Virtus sul Fenerbahce si è guardato bene di far sapere che l’amichevole si giocava nel giorno del memorial dei Porelli, l’avvocatone e la moglie Paola.

Griglia di partenza del campionato a 17, il numero della povertà in un sistema dove molti a metà stagione dimenticano di pagare i compensi, dei giocatori, no, dei leccapiedi mai. Prima fila: Milano- Venezia- Sassari-Virtus Bologna. Alle altre il compito di smentirci, ammettendo che il precampionato ci ha soltanto confuso, un po’ come il calcio, ma loro, almeno si masturbavano con il caso Icardi, noi, invece, stavamo qui a cercare le colpe di Sacchetti che dai suoi colleghi aveva avuto delle belle ciofeche.

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