Nuovo San Siro, metodo Giraudo

19 Settembre 2019 di Indiscreto

Inter e Milan avranno il loro stadietto di proprietà, ne siamo abbastanza convinti: 60.000 posti di cui almeno il 20% riservati ad aziende e vip. Siamo sempre dalla parte degli imprenditori, tifiamo quindi perché il progetto vada in porto. Gli auguriamo però che lo stadietto se lo facciano a Sesto San Giovanni, dove ogni tanto loro e loro giornalisti minacciano di andare.

Non c’è infatti alcuna ragione oggettiva per lasciare uno stadio che ha ricavi extra-biglietti quasi pari a quelli dell’Allianz Stadium della Juventus, il feticcio degli economisti CEPU, quelli che ti spiegano la genialità di un bond (nella loro visione del mondo non più un debito, ma un’opportunità) e l’equilibrio di un campionato in cui dieci dei primi undici giocatori per ingaggio giocano nella stessa squadra.

Ma agli aspetti concreti del nuovo San Siro dedicheremo altri post, adesso volevamo soltanto sottolineare come il potere mediatico stia cercando di indirizzare una discussione in cui sulla carta non ci sarebbe discussione: l’80% dei cittadini milanesi e il 90% dei politici, di ogni colore, è contrario ad abbattere San Siro. Non significa essere contrari alle legittime aspirazioni di Inter e Milan, libere di avere il loro stadio tutto di sky box, ma soltanto che ci sono altri posti dove costruire uno stadio senza andare troppo lontano da dove è adesso.

Sala non vuole passare alla storia come il sindaco che ha fatto abbattere San Siro, uno stadio che la UEFA 3 anni fa ha ritenuto degno della finale di Champions League, ma con l’idea della svendita a 70 milioni ha fatto capire di essere in difficoltà. Il famoso modello Milano, quello che lui e tanti altri hanno cavalcato, ha infatti alla base non le nanotecnologie o l’astrofisica, ma il caro vecchio settore immobiliare. Poi quelli che a Roma sono palazzinari da noi diventano imprenditori con una visione urbanistica, non si occupano di case ma di housing.

Gli interessi in campo sono enormi, da anni Ottanta e Novanta ligrestiani: pensare che Zhang e Scaroni vogliano soltanto fare un bel museo del calcio, e un bel negozio per le terze maglie da trasferta, è un’offesa alla loro e alla nostra intelligenza. Ma di questo parleremo nei prossimi giorni. Intanto invitiamo di nuovo ad osservare come alcuni media, per fortuna non tutti ma di sicuro i principali seguiti dai milanesi, si siano trasformati in piazzisti del nuovo stadio, con toni degni della Tomasi Case o dei villini Dallagrassa. Andando oltretutto contro i propri interessi, visto che il sentimento medio dei lettori va in un’altra direzione.

Stanno vendendo la stupidaggine del derby fra passato e futuro, quando invece è soltanto fra interessi pubblici e legittimi interessi privati. Un film mediatico già visto a Torino, in piena era Giraudo, la cui onda lunga è arrivata fino ai giorni nostri: e dire che a Torino gli Agnelli potevano fare qualsiasi cosa senza bisogno di consenso. Qui il potere è più diffuso, quindi bisogna lavorare un po’ sull’immaginario popolare.

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