Italbasket con l’onore delle armi, che erano fionde

6 Settembre 2019 di Oscar Eleni

Oscar Eleni prigioniero nella pagoda della gru gialla di Wuhan senza le parole giuste per convincere i falsi confuciani del gioco e del tubo a giustificare una battaglia persa nel fango che ci lascia senza seta in questo mondiale.

Con la Spagna che stava per andare a fondo quando i suoi palloni gonfiati hanno perso palloni, Rubio ben 7, hanno sbagliato l’impossibile, Marc Gasol un solo canestro ala fine prendendo i ferri, ci siamo fermati alla quasi impresa. Ci abbiamo messo tutto quello che avevamo, poco in verità se nella partita decisiva segni 60 punti, fai 4 su 20 da 3.

Ma il meglio è stato dato in difesa anche se dopo la fuitina iniziale (15-5) abbiamo sottovalutato Llull e uno dedi fratelli Hernangomez, l’orgoglio della squadra spagnola che non è davvero parente di quelle che hanno conquistato medaglie importanti.

Peccati di gola, inaridimento del gioco aspettando gli acuti dei tre tenori: Belinelli mai in partita, Datome bravo fino a quando ha avuto gambe, Gallinari tenuto dalla difesa spagnola come la Vergine di Norimberga. Aculei sulle braccia, nella testa. Peccato. Tutti decorosi, tutti colpevoli. Era l’occasione per andare oltre il fiume azzurro, siamo invece affogati nelle acque limacciose della Chicago cinese.

Resta l’amarezza, ma se fossimo tutti sinceri allora dovremmo dire che il nostro basket produce questo. Uno dei migliori in battaglia è stato Paul Biligha. Tutti sapete che nelle finali scudetto è stato tenuto a sedere per ordine presidenziale, per punirlo dell’incauta trattativa con Milano quando ancora c’erano partite importanti da giocare.

Non c’erano tante carte nelle mani di Sacchetti che doveva bluffare anche con se stesso per tenere alto il morale di una squadra che in Cina ha messo il saio, dopo aver giocato da sbruffona nel torneo di Atene, ma il tardivo recupero fisico di Gallinari e Datome ha rubato la poca personalità che già avevano i loro compagni.

Aspettare che risolvessero tutto loro era esagerato, peccato che i gregari abbiano dimenticato le borracce quando serviva, peccato che nel turbolento finale contro la Spagna tutti fossero fermi ad aspettare l’illuminazione che non arrivava mai e dal più 4 a 4’20” dal gong siamo diventati tutti fraticelli senza mano e senza testa. Dodici punti nell’ultimo quarto sono diventati le briciole di una serata cinese finita fra lanterne rosse dalla luce fioca.

Mettersi ad un tavolo e ragionare e chi, fra i colleghi spioni di Sacchetti darà tutta la colpa a lui sa benissimo cosa ha dato a questa Nazionale: giocatori impreparati in stagione che in Nazionale non potevano diventare quello che non saranno mai: gente di qualità. L’amarezza ci impone di essere brevi e le pagelle finali nascono da una partita giocata gagliardamente in difesa e poveramente in attacco:

DELLA VALLE 6: meglio di altre volte in attacco, ma in difesa sempre carta velina.

BELINELLI 5.5: aspettavamo che facesse luce, ma è sempre arrivato tardi.

GENTILE 6.5: ha fatto quello che doveva, spegnendosi come tutti appena la palla è diventata più pesante.

BILIGHA 7: chiedergli di più sarebbe ingiusto.

VITALI 5: mai pervenuto.

GALLINARI 6.5: era il faro, ha fatto strada, ma quando le onde si sono alzate è sparito pure lui.

HACKETT 6: bella difesa sul bullo Rubio, poco attacco purtroppo.

BROOKS 5: anche lui mai pervenuto.

TESSITORI sv: attimi senza  vedere mai la Terra.

DATOME 6.5: ha tirato fuori il meglio nella partita più importante, ma anche lui è andato a sbattere sugli scogli della difesa spagnola, unica cosa decente di chi ci ha battuto e buttato fuori.

SACCHETTI 6: quello che gli ha passato il convento Nazionale era pane raffermo. Ha cercato di farlo diventare qualcosa di meglio, ma poi alla fine si è trovato con niente in tavola. Peccato per lui e per tutto il nostro basket.

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