Il gigante Scariolo

16 Settembre 2019 di Oscar Eleni

Oscar Eleni sotto i ponti gemelli di New Orleans aspettando di veder passare Nicolò Melli, il grande rimpianto di Azzurra Fremebonda, che andrà a far legna e soldi nella NBA. Saremmo stati meglio sul barcone di Siviglia insieme a Paola Cortellesi per capire davvero un film importnate e sottovalutato come Cosa ci dice il cervello, bel lavoro del marito Riccardo Milani.

Da lei, agente segreto fra le zozzerie di questa epoca da razza in estinzione, ci saremmo fatti spiegare come neutralizzare i bulli, i sindaci disumani, la gente stupida,  il razzismo degli idioti mai vaccinati, rampanti col telefonino sempre acceso che picchiano le hostess impegnate a salvare il volo, gli ignoranti da ospedale, i fessi nati allenatori o taxisti.

Esagerando, mentre applaudivamo un’altra delle sue interpretazioni, senza passare da Pontida o dalla Leopolda, lasciando perdere le curve dove sei idolo a prescindere da quello che spacci, dimenticando gli stadi cloaca con gente ululante, le congiure di uno sport senza salute, le avremmo chiesto di intervenire su questo basket italiano che esce in trionfo dal Mondiale per la vittoria dell’avvocato bresciano Sergio Scariolo, nato in una scuola straordinaria come quella del barone Sales e cresciuto davvero seguendo la pista magica del vate Bianchini a Pesaro prima di andare a sbattere il muso in provincia a Desio o nel calderone infuocato della Fortitudo ai tempi in cui Seragnoli e Djordjevic non erano più fratelli.

Mondiale delle sorprese, abbiamo scritto sul bigliettino che ci viene concesso oggi. Tante, a parte l’eliminazione dell’Italia che ora verrà almeno riabilitata perché è stata buttata fuori dai campioni del mondo. Vedrete che la prenderanno così lorsignori domani al palazzo di Varignana, labirinto intorno a Bologna, quando verrà presentato il 98° campionato di serie A che, come sempre, Milano non dovrebbe perdere, anche se nel tempo delle rose, con troppe spine societarie, ha lasciato la gloria ad altri persino nella coppa Italia. Non facendo caso alla nudità del campionato senza sponsor. 

Chissenefrega, diranno gli stessi che circondano Bianchi per abbatterlo, se hai Armani, Zanetti, Brugnaro, Sardara, la Bologna rivitalizzata, il rientro della Rometta del solito Toti che ci minaccerà di voler lasciare appena le cose dovessero andare secondo una certa logica.

Blatereranno così, cercando di nascondere le lacrime di Gianni Petrucci che non li ha neppure convinti a finanziare un torneo primavera stile calcio per valorizzare vivai sempre più aridi come si è capito dalla  riunione del gruppo BBC a Milano City Life, un convegno dove c’era Bertomeu, capo della lega europea che conta davvero, ma nessuno della nostra Federazione.

Erano in giro per campetti? Ma siete pazzi. Erano alla ricerca di talenti per dare alla Nazionale almeno la metà di quello che la Spagna regala a Scariolo? Neanche per sogno. Quelli che negavano la supremazia della Liga spagnola, 13 dei finalisti mondiali erano suoi, più quelli ceduti alla NBA, erano invece interessati a spartirsi il territorio, avallando il caporalato sui giovani allenatori.

Certo Petrucci che mal digerisce i successi del volley sarà andato dal La Guardia a lamentarsi con urli sentiti anche a Ponte Milvio perché la nazionale under 18 femminile della pallavolo, argento mondiale in Egitto, aveva in squadra le figlie di Marconato e Frosini, tenendo in cantiere quella di Fucka. Ecco come stanno le cose: i ragazzi scappano dai ricordi di famiglia e cercano amicizie in mondi diversi, dinamici. Noi muti.

Silenziosi e mazziati come quelli dell’oratorio appena rifatto, dove rigorosamente non si accettano vestiti usati o giocattoli per i poveri, che avrà il calcetto, ma non più i canestri. Bastava camminare, basterebbe farlo e segnalare, intervenire. Ma chissenefrega, cara Cortellesi, e se non ci pensi tu l’anno prossimo saremo ancora messi così, imprecando alla sfortuna se non troveremo un posto alle Olimpiadi che ci manca dal 2004.

Inutile fare dell’ironia sul fatto che ci saranno la Nigeria, 17esima al  mondiale, e l’Iran 23esimo, perché allora cosa dovrebbero dire gli sloveni campioni d’Europa che non c’erano in Cina così come la Croazia, le più penalizzate dalle finestre, da dove la nuova FIBA dovrebbe essere buttata quasi al completo. Meglio la Fondazione affidata aMuratore che nella premiazione baciava sinceramente, non come Bolsonaro con i disperati dell’Amazzonia bruciata, gli eroi argentini, organismo che ha come presidente onorario Pedro Ferrandiz, il grande hidalgo che raccoglieva francobolli, monete, e  costruiva la gloria del baloncesto della casa blanca.

Mentre i tornei estivi celebrano la Milano di Rodriguez, un altro spagnolo, e del Moraschini silurato in Azzurro, vincitrice a Cagliari sul Khimki, mentre la Virtus Bologna, senza Djordjevic, batteva Trento e Cantù conquistava il Lombardia, contro la nuova creatura inventata fra Lubiana e Zagabria, in questa fase per finti sognatori eccoci a Pechino ai piedi di Scariolo.

Diciamo che il tempo lo ha maturato molto come allenatore, come uomo. Una volta avrebbe fatto il bauscia, adesso si mette dietro la squadra nella foto di gruppo e mai gli verrà in mente di sognare un posto di  capo allenatore a Toronto campione NBA perché il numero uno di oggi, il suo leader Nick Nurse, è arrivato 20 posti dietro a lui sotto la grande muraglia con il Canada svenato dalle rinunce.

Ha guidato alla grande una squadra che era nata con troppe assenze, che non sembrava tanto ispirata fino a quando Rubio, l’aristogatto, giocava da pallone gonfiato e Marc Gasol faceva i conti con le sue giunture da proteggere. Il tempo, la fortuna che serve sempre, dicono i napoleonidi, il lavoro, soprattutto, gli hanno dato ragione. Non è la prima volta, ma in questo caso il capolavoro è davvero tutto suo e dello staff che lo ha accompagnato nel viaggio. Troppo lungo per esigenze televisive, per affari della FIBA che poi sono gli stessi della pallavolo mondiale che organizza la coppa del mondo in Giappone due giorni dopo la fine degli europei. Non hanno mai avuto pietà dei tendini altrui, guardate dove calcio e atletica atterrano per le loro feste mondiali. Per loro il giocatore va spremuto, venduto, mai aiutato. Succede da tanto tempo e nessuno sa rispondere quando chiedi cosa ci dice il cervello.

Scariolo, interista e bresciano, signore di Marbella, principe a Toronto come lo era stato in Baskonia, al Madrid e forse anche in Russia. Uomo del suo tempo, cliente privilegiato delle buone profumerie, allenatore che ha impacchettato i droni dell’Armani senza prendersela con nessuno, che a Madrid ci fece da cicerone negli spogliatoi mitici del Real calcio al Bernabeu ai tempi di Zidane, non tante ore prima che la folla, dei nati allenatori, ce ne sono in tutto il mondo, gli urlasse arrabbiata al pabellon: Scariolo dimission. Incassatore che preferisce allenamenti a porte chiuse, ma che alla fine vince abbastanza per poter dire io sono io.

Gloria meritata e lode in pagella insieme a Luis Scola, mentre dietro la lavagna vanno altri, dai serbi ai greci.

10 e lode: SCARIOLO e SCOLA i due giganti del mondiale cinese.

10 ARGENTINA mi amor. Una scuola, una squadra di leoni. L’oro della riconoscenza va a loro.

9 RUBIO E BOGDANOVIC due che ci hanno davvero divertito. L’aristogatto spagnolo perché aveva dietro una squadra, il serbo della NBA svezzato da Obradovic perché predicava nel deserto della presunzione.

8 Alla FRANCIA per come ha giocato seguendo Collet, senza mai capire FOURNIER  messo in quintetto ideale, ma sempre solitario y final più di DE COLO.

7 Marc GASOL, il gigante che salva i naufraghi scappati dall’orrore, che ha portato la Spagna  in cima al mondo come faceva suo fratello PAU che ora vorrebbe tornare per le Olimpiadi, come vorrebbe anche il CURRY che ha lasciato nudi Popovich e il suo maestro Kerr.

6 All’AUSTRALIA che avrebbe meritato una medaglia,  squadra di arte e combattimento con INGLES e MILLS delizie, con BOGUT tormentato dai cinesi che difendevano il loro dopato nuotatore. Ogni curva le sue bestie.

5 A Tolga SAHIN visto nella semifinale controversa Spagna- Australia. Peccato che avesse compagni scarsi, peccato che l’italianità di Scariolo  abbia tenuto fuori dalla finale il miglior arbitro italiano.

4 A GRECIA , TURCHIA e RUSSIA che hanno davvero deluso in un mondiale dove i primi avevano anche il fenomeno Antetokounmpo, i secondi erano certo meno deboli del 22° posto finale e i terzi erano davvero i figli illegittimi di una bella scuola.

3 Alla SERBIA che si  è accorta troppo tardi di aver bisogno di una squadra  e non di prime donne  come Jokic. Peccato per Djordjevic, ma forse lo sapeva già, e prima del mondiale aveva già detto: alla fine me ne vado.

2  Alla POLONIA e alla REP.CECA che ci hanno fatto apparire davvero squadra da dopolavoro arrivando fra le migliori: 8^ la squadra del gorgheggiante americano, 6^ quella del SATORANSKI che meritava, con CAMPAZZO, il premio della critica.

1 Alla NBA per aver lasciato mettere alla berlina due grandi allenatori come  POPOVICH e KERR. Troppe rinunce, anche se ormai i 107 stranieri della NBA ci dicono che nel loro mondo, un basket caramelloso fatto di sfide individuali, non sono più padroni assoluti.

0 Alla RAI che ha considerato il mondiale di basket venduto a SKY dalla Fiba meno del tiro a volo e delle bocce. Questa è la loro mentalità, il modo di fare di tutte le televisioni, con la presunzione di far credere che, se non trasmettono, l’avvenimento non esiste. Chiedere ai milioni di telespettatori nel mondo, alla gente che riempiva i palazzi e non erano soltanto cinesi.

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