Guerra ai contanti, ma da abolire è il Lussemburgo

18 Settembre 2019 di Stefano Olivari

La guerra all’uso dei contanti è già cominciata. E a lanciarla non è stato il governo di 5 Stelle e PD, ma la pregevole Confindustria, che fra le altre cose ha proposto una tassa del 2% sui prelievi al Bancomat oltre i 1.500 euro mensili, da bilanciare con un credito di imposta della stessa entità.

Senza entrare nel merito della domiciliazione fiscale e della struttura societaria di molti iscritti a Confindustria, altro che il prelievo al Bancomat, è chiaro che anche a livello politico la sbandierata lotta all’evasione partirà dai pesci piccoli. Non dalla holding con sede in Lussemburgo e tutto il resto in Italia, ma dal commerciante e dall’artigiano che fingono di dimenticarsi lo scontrino o la fattura. Domanda: la lotta al contante aiuterà ad eliminare l’evasione fiscale?

Partiamo dalla legge attuale: l’uso di contanti per pagamenti a una persona o a un’azienda è ammesso fino a 2.999 euro. Dai 3.000 in su è obbligatorio usare strumenti tracciabili, come carte di credito, bonifici o assegni. Per quanto riguarda il Bancomat, adesso i controlli scattano in automatico quando la somma dei prelievi mensili supera i 10.000 euro. Ma viene da chiedersi quale evasore, spacciatore, mafioso, mignotta, eccetera, sia così stupido da versare soldi incassati in contanti e poi ritirarli al Bancomat, così, giusto per il gusto di farseli tracciare.

Va detto che questa guerra ideologica al contante ha poco senso quantitativo in un mondo di paradisi fiscali e di stati canaglia anche all’interno dell’Unione Europea (Irlanda, Olanda e soprattutto Lussemburgo i peggiori), ma ne ha di sicuro uno etico e statistico: tanti discorsi sul Sud cambierebbero, con dati più precisi sull’evasione della porta accanto.

Combattere la piccola evasione (ripetizioni, babysitteraggio, pulizie, lavori saltuari) è comunque meglio che combattere nessuna evasione, anche se i vantaggi finanziari sono modesti e la perdita di consenso enorme. I vituperati voucher avevano proprio lo scopo di far emergere questa microevasione, ma poi ci si è messo di mezzo l’inevitabile cattocomunismo (in un paese dove non ci sono quasi più né i cattolici né i comunisti!), con prese di posizione dalla CGIL a Mattarella, regalando questa area alle transazioni in nero.

Ci sarebbe poi il piccolo discorso sulle libertà personali: se paghiamo le tasse, perché dovremmo permettere di tracciare tutti i nostri acquisti? Magari non abbiamo piacere che un oscuro impiegato dell’Agenzia delle Entrate con un click possa controllare quali libri leggiamo o quali cause sosteniamo. Un purissimo Stato di polizia, in cui le élite possono dirci cosa pensare e soprattutto cosa non pensare. Senza troppi discorsi sui massimi sistemi la facile previsione è che la soglia per l’uso del contante sarà abbassata e che l’esterovestizione di tanti affiliati a Confindustria proseguirà indisturbata. Certo è che per le casse dell’Erario, dal punto di vista della convenienza, la mossa migliore sarebbe bombardare il Lussemburgo. Per il dumping fiscale ma anche per la sua abnorme produzione di contante. Poi è chiaro che il giornalista barbuto e con le toppe sui gomiti gode di più nel deridere l’artigiano di Vicenza che un grosso inserzionista pubblicitario.

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