Ribery come Socrates, per farci sognare

22 Agosto 2019 di Indiscreto

Franck Ribery è un giocatore finito, come è normale a 36 anni anche per un campione come è stato lui. Uno dei pochissimi che prima di Modric sia stato capace almeno di mettere in discussione il duopolio Messi-Cristiano Ronaldo. Ma il suo essere al capolinea, salutato da un Bayern che lo ha sempre difeso e protetto (anche nella vicenda delle prostitute minorenni), scompare di fronte all’entusiasmo che la Fiorentina di Rocco Commisso è stata capace di regalare ai suoi tifosi ma anche un po’ agli altri.

Un colpo da Italia anni Ottanta, quando iniziammo a vedere dal vivo giocatori che avevamo soltanto sentito nominare o visto al Mondiale. Una cosa tipo il Socrates dell’estate 1984 (che aveva comunque 30 anni), anche se la Fiorentina dei Pontello aveva grandi ambizioni, in una Serie A dove le ambizioni potevano averle in tanti: dal 1982 al 1991 lo scudetto fu vinto da 7 squadre diverse, altro che il ‘prodotto serie A’ degli ultimi anni.

Commisso con 8 milioni lordi a stagione di contratto per il francese ha fatto sognare i tifosi viola più di quanto avrebbe fatto con il solito festival degli sconosciuti che dai nerd del mercato viene fatto passare per programmazione e scouting (tanto tutti i direttori sportivi sono abbonati allo stesso servizio video e vedono le stesse cose).

Non è esattamente un regalo per Montella, che in attacco per motivi di marketing rischia di schierare uno scontento (Chiesa) e due ex (l’altro è Boateng), lasciando in panchina gente come Thereau e Simeone, senza contare Vlahovic, che in Serie A non ha ancora segnato un gol ma che in un contesto Primavera ci sembrava un fenomeno. In ogni caso la scossa che dà l’arrivo di Ribery vale più di qualsiasi schema. Il calcio serve a farci sognare e a farci comunicare con persone senza altri punti di contatto con noi, non a riproporre la mediocrità della vita quotidiana.

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