La crisi delle auto tutte uguali

5 Agosto 2019 di Furio Fedele

La crisi dell’auto appare seria, sotto alcuni aspetti irreversibile. Su scala europea e l’Italia non fa eccezione, al di là dei dati dello scorso luglio. Come debellarla? Come evitare perdite e decrementi spesso in doppia cifra? Domande che raramente una rubrica dedicata alle auto si fa. Peccato che molti lettori non distinguano le marchette dal resto, considerando vero giornalismo la ricopiatura delle cartelle stampa…

Sicuramente una politica dei prezzi più accessibile e mirata aiuterebbe, anche se le auto più popolari sono davvero alla portata di quasi tutti. Di certo bisognerebbe sfruttare ancora di più la possibilità di limitare al massimo sprechi ed esagerazioni.

Ormai le auto, sotto alcuni punti di vista, sono molto simili, addirittura uguali. Non è una fissazione di noi appassionati, tutti a rimpiangere una presunta età dell’oro del design industriale, ma la realtà. Basti pensare che, in casa Fca, con lo stesso pianale puoi allestire le Jeep Renegade e la Fiat 500 X. L’elettronica domina la scena dei motori. Basta un 1.000 cc per ottenere potenze largamente superiori ai 150-160 cavalli. Trent’anni fa si poteva ricavare non più di un terzo dell’attuale ‘cavalleria’.

Anche dimensioni e pesi andrebbero calibrati. I Suv stanno crescendo a vista d’occhio, sono sempre più ingombranti e, in taluni casi, eccessivi e inutili. Già da tempo nella City londinese il loro transito viene penalizzato con un ticket importante che evidenzia la necessità di un cambiamento di usi e costumi. A Milano adesso l’Area C ha una sorella maggiore, l’Area B. Senza se e senza ma… Anche perchè quando sarà completata la linea 4 (la Blu che collegherà Linate con tutto il resto della metropoli) la rete milanese diventerà la quinta «forza» europea come estensione e chilometraggio. Ed è già pronto un piano di ampliamento, spalmato su tutte e 5 le reti, per complessivi 100 chilometri che verrà completata in un decennio, forse meno.

L’auto nelle grandi città sta diventando un fastidio, una spesa inutile. Del resto anche in Italia, pur  registrando una crescita anagrafica sottozero e un generale decremento della popolazione, le grandi città fanno registrare un aumento degli abitanti. Il car-sharing, purtroppo, sta vivendo un momento di difficoltà: maleducazione inciviltà hanno trovato terreno fertile anche nell’uso e consumo delle auto in condivisione. L’amara verità è che l’inciviltà è un fenomeno di massa, che va al di là delle sanzioni: speriamo che la reintroduzione dell’insegnamento dell’educazione civica migliori qualcosa, ma sarà difficile se vedi i tuoi genitori trattare male tutto ciò che non è privato.

Ma tornando al mondo dell’auto, dobbiamo ribadire che questo mondo ha bisogno di grandi novità, più che di spot con donne dinamiche e uomini che non devono chiedere mai. Novità più accessibili, più concrete, più fruibili. La corsa all’auto elettrica è velleitaria, poco pratica: bisogna dirlo, al di là della retorica pseudo-ambientalista. Oltre all’autonomia delle vetture bisogna migliorare la rete di rifornimento. L’utente automobilistico pretende di avere meno problemi e pensieri possibili. L’autonomia del proprio veicolo e la difficoltà di rifornirsi creano ansia e un giustificato disinteresse di massa verso questa soluzione.

Piuttosto, partendo dal presupposto che limiti di velocità ed educazione stradale sono fondamentali. bisogna pensare ad auto economiche ma costruite per soddisfare l’utenza, la massa che ha sempre meno soldi da investire in questo bene di consumo. La Suzuki ha già da tempo commercializzato la Ignis. Ha tutto: 4 posti comodi, la trazione integrale, un propulsore adeguato ma risparmioso. Un Suv in miniatura, poco appariscente ma di sostanza.

L’automobilista del 2019 vuole insomma chiarezza. Da ormai molti, troppi anni viene tempestato da mille proposte, verità più o meno attuali. situazioni spesso paradossali. Ormai tramontati metano e Gpl, adesso sulla… forca c’è il diesel. Basta gasolio, ok. Ma autotreni, furgoni, bus, pullman, ruspe e affini non vengono alimentati dal presunto nemico numero 1 dell’ambiente? Le Case automobilistiche sembrano più concentrate sul marketing rispetto all’evoluzione della specie. Le pubblicità sono più patinate che di sostanza. Spesso e volentieri quando affronti la realtà in una concessionaria o rivenditore bisogna fare bene i conti, addentrandosi in un mare di carta, di firme, di clausole più o meno insidiose.

Ormai del prezzo del petrolio, del barile, del cosidetto «oro nero» non si hanno più notizie nei Tg e affini. Il prezzo finale della benzina continua ad essere un rebus anche perchè la voce più importante è rappresentata dalle cosidette accise, balzelli che hanno radici profonde addirittura in sciagure e disastri ormai dimenticati. Certo è che l’automobilista è il bancomat più prezioso comodo soprattutto qui in Italia. Ma adesso la manna è finita. Meno immatricolazioni, meno spese accessorie, addirittura meno patenti. I Millennials non voglio proprio saperne. Non solo di comprare l’auto. Ma nemmeno di guidarla… In declino il bancomat dell’automobilista, la facile previsione è un’ondata epocale di aumenti nel trasporto pubblico. Che non farà ripartire il mercato dell’auto, ma terrà a galla il resto del sistema.

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