Il Mondiale già vinto dai Sacchetti

30 Agosto 2019 di Oscar Eleni

Oscar Eleni fra gli spazzacamini della Val Vigezzo prima di andare al Monte di Buddha, la Fushan cinese, dove inizia il Mondiale di basket più strano della storia recente: gli Stati Uniti non sono favoriti perché dei 56 giocatori NBA che andranno in campo non tutti giocano per Popovich e Steve Kerr.

Viaggio in economica contando sulle dita di una mano gli inviati al seguito di Azzurra Fremebonda che è balzata agli onori della cronaca, in questo fine settimana quasi nero per lo sport senza salute del nostro paese, per la logica esclusione di Brian Sacchetti da parte di suo padre Romeo che in quel ruolo aveva già un certo affollamento.

Italia paese strano: ci si stupisce che ci siano ancora degli onesti in giro. Dolorosa rinuncia e messaggio ai padri Iorio del sistema. Certo essere figli di Meo costa. Sei invidiato, spesso cala il silenzio se ti avvicini a chi borbotta o prepara messaggi minacciosi per una scelta. Di sicuro un padre severo se insieme a Brian è stato lasciato libero Giampaolo Ricci che il c.t. considerava come un figlio adottivo dopo la bella stagione a Cremona chiusa dall’ingrato passaggio alla Virtus Bologna del Djordjevic che ci aspetta nella casa degli antenati vicino al lago del Broccato Profumato.

Dicevamo dei messaggi nell’aria soffocante, tutte cose che il Sabelli saprà valutare o almeno fingere di farlo dopo aver avuto un posto alla guida dello sport avendo al massimo giocato a scacchi: fuori il Torino contro i lupi del Wolverhampton, disastro Aru alla Vuelta, sconfitte per la prima volta nell’Europeo le nostre pallavoliste dalla ricezione fragile, più spazio ai no della coppia Icardi-Nara che alle notti degli sport minori dove canoisti e judoka non hanno trovato troppa gloria, anche se per il vichingo norvegese che ha incantato sui quattro acca la magica Zurigo hanno dato almeno  una pagina intera. Anche la nazionale femminile di calcio sembra uscita dall’incanto, ma per fortuna a guidarla c’è una come Milena Bertolini che dallo sport ha imparato a vivere, che nello sport è maestra con qualità che ammiriamo: paziente, intelligente, mai oltre le righe come capita a chi incontra il successo e viene dai silenzi dell’indifferenza.

Che Mondiale farà la nostra Fremebonda? Se vince contro Filippine ed Angola ha già fatto il massimo perché questa non è certo una Nazionale forte. Se poi al secondo turno batterà pure il Portorico sarà festa nel borgo Petrucci. A memoria non ne troviamo una più debole. Coraggioso Sacchetti ad accettare la sfida. Tignoso abbastanza per stare davanti al gruppo e prendersi  le pietre. Poteva avere in Tanjevic un consigliere di grande qualità, ha preferito camminare da solo forse sapendo già che il domani del basket, almeno a livello olimpico, è quasi segnato perché dicono che dal 2028 ci sarà soltanto il 3 contro 3. Un mondo ben diverso da quello dell’esordio olimpico del 1936 a Berlino davanti all’inventore del gioco, giornate su un campo in terra battuta dove l’Italia, udite udite, perse 32-14 contro le Filippine. Fu l’unica sconfitta della storia nostro contro i filippini, ma resta come monito.

A proposito di basket del futuro, diciamo che siamo un po’ confusi dalle ultime elezioni della Federazione mondiale dove gli Stati Uniti sono tenuti sempre alla larga, ma anche l’Europa. Ci fa piacere soltanto che alla presidenza sia stato eletto Hamane Niang, giugno del 1952, ex ministro dello sport nel Mali, perché anche lui ha studiato a Caen, Calvados: si è preso la laurea in economia, noi soltanto la rabbia di non aver potuto giocare in quella università.

Dicevamo del comitato centrale eletto dai 156   delegati dei paesi della FIBA: pochissima Europa: Romania, Francia, Finlandia, Grecia. Ci sono le Isole Vergini e il Madagascar. Il futuro, gente. E se garantisce Garbajosa, uno che è stato grande sul campo e ora lo è come dirigente, ci fidiamo pure del presente.

Tornando ad Azzurra diciamo che non la vedono bene in troppi: difficile pensare che si stiano sbagliando tutti. In un sondaggio roseo tre giganti del sistema non ci prendono quasi in considerazione: Peterson, che per fortuna e sua stessa ammissione spesso si sbaglia, dice USA e non ci mette fra le prime 10, d’altronde oggi siamo scesi al 15° posto nel ranking FIBA; Recalcati, ultimo a darci una medaglia con la Nazionale, dice Serbia e non ci  mette nelle prime 10; più ottimista Bianchini che vede gli Stati Uniti al titolo sulla Spagna, mai digeriti gli slavi,  e l’Italia addirittura settima davanti a Russia, Cina e Turchia, dietro Serbia, Argentina, Francia e Lituania. Il vate si è dimenticato la Grecia che Dan mette al sesto posto e Charlie il micione piazza sotto il podio dietro alla Spagna, lasciando serbi e americani al vertice. Misteri gloriosi delle vigilie dove sarebbe meglio tacere. Cercate però di capire.

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