Cuochi, la nuova classe dirigente

13 Agosto 2019 di Dominique Antognoni

Corso di cucina professionale base. Dal 23 al 28 di settembre, quindi in sei giorni. Cosa? Diventare un cuoco professionista in una settimana? Accade all’Italian Food Academy. Poi ci lamentiamo che nascano mostri. Sul sito si legge che “Non serve essere uno chef da una o più stelle Michelin per guadagnare: chi sa cucinare monetizza subito”. Non stiamo parlando di cucinare per la fidanzata, ma per un ristorante.

Andiamo avanti. “È una professione che non conosce crisi. I numerosi annunci di offerte di lavoro e programmi televisivi che sempre più dedicano spazio a tale figura professionale, hanno consacrato la nascita di una nuova classe dirigente”. Per cui in una settimana uno può diventare non soltanto chef, ma anche classe dirigente. Di meglio ci sono soltanto i disoccupati diventati deputati dei Cinque Stelle grazie a una cinquantina di click.

Pensate che sia tutto qui? No, perché nell’arco di nove giorni potete seguire un master di marketing del vino, oppure, incredibile ma vero, di critica gastronomica. In due settimane invece potete diventare esperti di wine marketing. Leggere per credere: “Le aziende vinicole di ogni dimensione, dalla piccola struttura a gestione familiare alle grandi multinazionali, hanno bisogno costante di personale specializzato nell’enologia e viticoltura. Al tempo stesso, i brand che si occupano di commercializzazione e distribuzione del vino cercano esperti di marketing del settore, date le specifiche esigenze del wine marketing. Formarsi nel settore significa dunque garantirsi grandi opportunità lavorative e di realizzazione personale”.

Inutile fare i moralisti, perché le mode sono mode. Una volta fuori dai parrucchieri pubblicizzavano i corsi per diventare giornalisti, adesso il divo è lo chef. E pazienza se quelli veri, ma anche quelli scarsi, hanno passato anni, se non decenni, fra scuola alberghiera e cucine per raggiungere il livello attuale. Di certo gli chef bravi oggi non hanno problemi a trovare lavoro, il loro lavoro, mentre anche eventuali premi Pulitzer (che comunque non vediamo in giro) iniziano a prendere in considerazione l’idea di lavorare per gli chef. Corso inutile per corso inutile, meglio quello di cucina.

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