Prima di Italia-Germania Ovest 1982

11 Luglio 2019 di Stefano Olivari

L’11 luglio sarà per noi sempre il giorno di Italia-Germania Ovest 1982, ma rimane tuttora impossibile descrivere l’impatto emotivo di quel Mondiale anche su chi non seguiva il calcio. Gli anni Ottanta italiani sono iniziati quel giorno e forse non sono mai finiti, non fosse altro perché ne stiamo tuttora pagando i conti.

Se tutti ricordano dove erano e con chi erano alle 20 di quella domenica, non si può dire la stessa cosa del prima. Cosa abbiamo fatto tutta quella giornata per arrivare all’appuntamento con la storia? Ognuno ha una sua risposta personale, forse ancora più personale rispetto ai 90 minuti di una partita vista e rivista mille volte, insieme a rievocazioni in stile kyrie eleison che non si sopportano davvero più. Ma sempre meglio di quelle del 2006, che ci danno l’orticaria.

Ecco quindi la nostra domenica 11 luglio 1982 di quindicenni miracolosamente scampati all’essere rimandati in un paio di materie a settembre: merito del benchmark davvero basso delle prime classi di certi licei (da noi bocciarono direttamente a giugno 17 ragazzi su 28, infatti poi in seconda avrebbero unito due sezioni) e di un recupero finale tipo Mennea con Wells a Mosca.

Sveglia, molta Gazzetta (all’epoca le dedicavamo minimo due ore, oggi la leggiamo in 5 minuti e non certo perchè siamo diventati più veloci a leggere) e poco Corriere, tivù accesa sulla Svizzera per la finale di Gstaad, un Vilas-Clerc che prometteva benissimo visto l’odio reciproco fra i due argentini. Pochi game di remate e suonò il citofono: tre amici della casa pronti per un due contro due a pallacanestro nel campo sotto casa che non era stato programmato. Impossibile dire di no (A Gstaad vinse Clerc, ma lo abbiamo scoperto cinque minuti fa su Google). Nessuno si lamentava per il caldo, ricordiamo, né si sentiva socialmente sminuito dal rimanere per il 90% dell’estate a Milano.

Chiamata della mamma dalla finestra (sembra Elena Ferrante, ma era il 1982), rapida doccia, rapidissimo pranzo e poi pronti su Rai 1 per Italia-Nuova Zelanda di Coppa Davis, in diretta da Cervia. Panatta e Barazzutti ormai al capolinea, i neozelandesi dopo il doppio raddrizzato dagli azzurri erano sul 2-1. Panatta crollò contro Chris Lewis, che aveva battuto Barazzutti il venerdì e che l’anno dopo sarebbe arrivato in finale a Wimbledon.

Nelle fasi di stanca eccoci su Telemontecarlo per il Tour de France, una tappa per velocisti con Anderson che conservò la maglia gialla (avrebbe poi vinto Hinault). Poco prima della cena, fissata per le 19, vedemmo anche il Palio della Quercia di Rovereto, una della tante sfide fra Sara Simeoni e Debbie Brill: vinse la canadese con 1,93, davanti alla più grande sportiva italiana di sempre (se la gioca con la Pellegrini e la Compagnoni, comunque) che saltò quel pomeriggio 1,91. Ci ricordiamo anche la presenza, ma non il risultato, di Marisa Masullo.

Poi, va be’, Italia-Germania Ovest e l’urlo di Tardelli. Dobbiamo proprio fare storytelling? Vista con mamma, prima e unica partita della sua vita, e sorella. Alla fine nessuna voglia di scendere in strada, la periferia rimane periferia anche l’11 luglio 1982, ma sveglia puntata alle sei per essere i primi a comprare i giornali all’edicola di via Gulli. Eravamo convinti che sarebbero diventati numeri da collezione, da incorniciare, ma sono finiti in cantina a alla nostra morte la badante li butterà subito. Ma quanto duravano quelle giornate?

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