Noi, cioè Conte e Marotta

8 Luglio 2019 di Stefano Olivari

Cosa ci ha colpito della conferenza stampa a inviti di Antonio Conte? Niente di quello che ha detto, come è logico che sia a quasi due mesi dalla fine del mercato e dall’inizio della stagione. Qualche messaggio del genere ‘Prendetemi i giocatori che ho chiesto’ e qualche fondo di magazzino da mental coach, tipo “Il Noi deve prevalere sull’Io”.

Quelle cose che in bocca a qualche allenatore della NBA sembrano intelligenti, almeno per qualche quindicenne con la felpa dei Sixers che si emoziona mormorando ‘Trust the process’, ma che tradotte in italiano sono banalità. Molto più interessante il contorno, dal Marotta al suo fianco ad Oriali, fino ad Ausilio ed Antonello.

Le temutissime domande sulla Juventus, che fino a prova contraria è alla base della grande considerazione di cui godono Conte e Marotta, sono state fatte soltanto dall’inviato di Tuttosport e neutralizzate con risposte in calcese. Simpatico che fra le foto ufficiali, quelle inviate ai giornali per pubblicazione, non ce ne fosse una sola di gruppo (com’era quella del Noi e dell’Io?): ritraevano Conte e Marotta, e basta. Senza peraltro alcun simbolo interista, non diciamo una maglia (!) ma anche solo una tazzina colorata di neroazzurro per il merchandising asiatico. Insomma, sarebbe potuta essere una conferenza stampa dell’Arsenal o dell’Atletico Madrid, discorso che peraltro vale ormai per quasi tutti. Però ammettiamo di avere perso il contatto con la pancia del paese: ai tifosi, non soltanto a quelli dell’Inter, questo calcio continua a piacere molto.

Domani saremo a Lugano a raccogliere informazioni di prima mano sul ritiro neroazzurro, protetto da 32 addetti alla sicurezza (quando a Cornaredo c’è la nazionale svizzera sono 7) e 2 bellissimi cani lupo, al di là del fatto che i cani siano sempre bellissimi. Protetto non si sa da chi, visto che si svolge a porte chiuse e nessuno ha premuto per sfondarle. Bella la scelta di Villa Sassa come albergo, posto con una spa di grande qualità e frequentazioni internazionali (arabi e russi soprattutto). Opportuno anche prenotarlo tutto (come è stato fatto) visto che si tratta di un luogo con un certo movimento.

Non c’entra niente, ma ci viene in mente Gianni Di Marzio, compagno di trasmissioni memorabili (e pagate, mentre oggi tutto è a scrocco), che ci raccontava che per gli alberghi delle sue squadre pretendeva cameriere con i baffi, come minimo. Facezie che buttiamo lì così, perché fino a fine agosto non sappiamo cosa scrivere: impossibile giudicare squadre a nemmeno metà del loro mercato.

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