La benzina di Crespi

8 Luglio 2019 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal loggione della Scala milanese per applaudire la regia di Woody Allen e chiedere al grande artista se, dopo il Gianni Schicchi che ha oscurato il Salieri del Prima la musica e poi le parole, inno universale che in Italia non si ascolta volentieri, poteva rivedere un po’ di cose nella bella Italia dello sport dopo la settimana quasi nera.

Fuori le cestiste dall’Europeo, fuori le pallavoliste dalla festa mondiale cinese, fuori i tennisti, fra i berci di Fognini, a Wimbledon, dove nella seconda settimana abbiamo portato soltanto Berrettini dopo esserci esaltati per il numero di compatrioti che avevano saltato il secondo turno.  Rob de matt. Neppure la volpe artica Stocky avrebbe retto agli imbonitori televisivi, anche se ha camminato, cercando cibo, dalla Norvegia al Canada.

Tutto esagerato e ci piacerebbe davvero capire la teoria di Crespi sull’egoismo che sarebbe benzina nel gioco di squadra. Per una volta siamo contro gli allenatori che privilegiano il talento al concetto di squadra. Magari sbagliamo. La NBA è l’esempio tossico di questo modo di vedere le cose, ma, per fortuna, negli Stati Uniti non la pensano tutti così e allora ecco le calciatrici campionesse del mondo per la quarta volta, ecco le pallavoliste del Kiraly che non faceva toccare terra neppure ad una foglia, figurarsi il pallone, vincere il Gran Prix in casa delle cinesi battendo il Brasile e il suo genio in panchina.

Certo siamo sfortunati come venditori di cianfrusaglie, perché se invece del trio capinera di Crespi avessimo avuto in squadra le meraviglie furiose della Spagna campione d’Europa, le stesse lunatiche francesi, le serbe un po’ troppo farfallone tenute bene al guinzaglio dalla figlia di Bozo Maljkovic e persino le inglesi chissà cosa sarebbe venuto fuori.

Dicono che Crespi sia un c.t. a rischio. Succede se dici e fai certe cose, soprattutto se non vinci in un Paese dove lo sport è visto soltanto da una parte, ma noi salveremmo la capra e i cavoli federali chiedendo al diavolo tentatore di darci anche i coperchi oltre alle solite pentole: visto che il CIO ha inserito il tre contro tre alle Olimpiadi dove noi non andremo con la femminile e dove rischiamo di stare fuori pure con la maschile per la quarta volta consecutiva, perché non prendere le “stelle” della femminile e mandarle in battaglia proprio nel  3 contro 3?

Gli sponsor abboccano, sarebbe una pacchia anche economica per tanti e lo diciamo adesso mentre a Roma tremano se arriveranno veti NBA per i nostri assi ad Oklahoma City, la nuova casa del Gallo, o a New Orleans, dove auguriamo a Melli di non fare la fine di Dairis Bertans, congedato dopo pochi mesi  passati magari a rimpiangere persino la Milano di Pianigiani e del suo presidente, ricordati in questi giorni come eroi non riconosciuti dall’egoismo di chi li aveva esaltati e mitizzati anche se questa corte ha sempre rifiutato la sfida di farci conoscere i nomi dei giocatori con il marchio Pianigiani, di fare un elenco di chi avrebbe vinto “ soltanto“ tre scudetti” avendo a disposizione oltre 200 milioni di euro e quasi un centinaio di giocatori fra i meglio pagati in Europa.

Caro Allen c’è da cambiare tanto nella storia dei Gianni Schicchi dello sport italiano, magari senza tornare a Dante o  cercando luci nel campo di Malagò e Giorgetti, ma fermandosi  a questa estate torrida dove l’inizio dell’attività per i calciatori di serie A è davvero una presa in giro colossale, anche se nella nuova tuta di Sarri alla Juventus tremeremmo avendo letto e sentito cose che voi umani non capirete mai.

Lasciando perdere le bombe di Fognini, i 2000 euro del Balo ex povero ad un disgraziato che doveva buttarsi in mare con lo scooter per fare la serata, ci diverte soltanto l’Universiade perché adesso gli stessi che prendevano in giro Nebiolocavalcano quel puledro bizzarro e divertente cantando della molesta senectute, ne raccontano meraviglie. Peccato che si faccia fatica a trovare i risultati, sbalorditi che ai Giochi Universitari si vada anche con il fucile in spalla.

Godiamoci il Tour e la festa con fragole e panna di Wimbledon, aspettando il 22 per la presentazione, nel groviglio di Rogoredo, della nazionale di basket che sfilerà negli studi dei cantori erranti di SKY prima di andare verso il Trentino ad incontrare Marcello Lippi che ha molti consigli da regalare, adesso che ha deciso di chiudere la carriera in Cina dove lo hanno trattato da vero maestro, pagandolo più di Confucio.

Sacchetti e la sua carovana dell’alleluja, una squadra da inventare, senza un centro di gravità permanente, controllando alla fine degli allenamenti il numero dei palloni perché nell’affollata carovana ci sono dei mangiatori di cuoio che avrebbero fatto la fortuna di Barnum. Magari, come Mihajlovic al Bologna, il bel Romeo, be’ insomma bello per noi che lo abbiamo sempre  sentito borbottare anche quando era giocatore, avrebbe potuto prendere nello staff il pugile Cantatore che, finalmente, ha spiegato a gente che non ha mai capito la purezza della nobile arte, come  il campo può essere un ring dove esistono regole e sofferenza, non soltanto fantocci da stordire.

Noi facciamo gli sbruffoni quando siamo a passeggio, quando giochiamo da sfavoriti, ma se poi troviamo uno come Conte che mette alla porta gente come Icardi allora facciamo fatica a capire, così come i ricchi da discoteca non comprenderanno mai Cristiano Ronaldo che va da un grande velocista come Obikwelu per migliorare il suo assetto di corsa. Ci servono diavoli, caro Allen, ma anche coperchi per le loro pentole se ancora andiamo dietro alle storie inventate dagli agenti per ridare un contratto a chi si vede sbattere porte in faccia nel calcio, nel basket, persino nella pallavolo.

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