Il liceo di Tom Brady

26 Luglio 2019 di Roberto Gotta

Tommy arrivava dunque al liceo per giocare, ma senza particolari attese, anche perché in famiglia intanto si godevano le imprese delle sorelle, specialmente di Maureen, che avrebbe di lì a poco terminato il liceo (Hillsdale High) con addirittura 111 vittorie (!) e sole 20 sconfitte da lanciatrice di softball.

Per il fratello la famiglia scelse invece la Junipero (l’accento è sulla i) Serra High School, scuola del resto solo maschile, emanazione tra le più prestigiose della diocesi di San Francisco e per un motivo molto facile da comprendere. Junìpero Serra Ferrer era infatti stato un missionario francescano, nato a Maiorca nel 1713 e morto nell’attuale Carmel, 200 chilometri a sud di San Mateo, nel 1784.

Considerato l’evangelizzatore di quella che è oggi la California, di cui è santo protettore, è stato proclamato santo da Papa Francesco nel 2015 ed è una delle figure cattoliche più importanti della storia, anche se qualche controversia, legata al suo presunto trattamento dei nativi americani (e messicani, visto che il suo sbarco dall’Europa era avvenuto a Veracruz e nell’attuale Messico aveva abitato per 20 anni), è puntualmente spuntata già durante il processo di beatificazione, poi sancita da Papa Giovanni Paolo II nel 1988.

Comunque sia, andare alla Serra o alla JSHS, come molti la chiamano, voleva dire già qualcosa di rilevante: voleva dire accedere a studi seri e rigorosi ma anche a strutture di alto livello sia sul piano accademico sia su quello sportivo. Non per nulla, come lo stesso Brady ha poi ricordato con una certa emozione, lungo quei corridoi e in quelle aule erano passate, anni prima, superstar dello sport come Lynn Swann (nato nel 1952, Mvp cioé miglior giocatore del Super Bowl X del gennaio del 1976, uno dei quattro vinti dai suoi Pittsburgh Steelers) e Barry Bonds (1964), guarda caso anch’essi provenienti da famiglie della media borghesia, lontani dagli stereotipi di disagio e difficoltà molto graditi, a chi non ha idea di cosa siano, da raccontare come aneddoti cattura-attenzione.

Gli atleti della Serra sono i Padres, appellativo spagnolo con cui venivano chiamati i frati francescani come Junìpero: e termine che – in una scuola esclusivamente maschile – poteva essere usato senza che fosse necessario trovarne il corrispettivo per l’altro sesso. Brady iniziò ad essere un Padre nell’agosto del 1991, primo anno di liceo, quello che nel gergo americano viene definito come anno da freshman. E si sentì subito come riportato indietro nel tempo: perché non giocò. Il titolare Kevin Krystofiak era più bravo di lui, e a Brady sembrò di essere tornato ai tempi in cui, in Portola Drive, vicini di casa con qualche anno di più lo escludevano dalle loro partitelle improvvisate in strada perché era troppo piccolo, troppo sgraziato, troppo… normale.

Anche nelle strade della media borghesia, purtroppo, filtrava la stupida dea che si dovesse fare la faccia cattiva, la smorfia, il gesto da coatto per essere presi in considerazione. «Tommy era sempre lo sfigatello, troppo giovane per giocare con noi – raccontò alcuni anni fa uno di quei mancati compagni di gioco, Bobby Paul -, ma ora ci ha smentiti tutti». Parole ancora più significative se si pensa che Paul le pronunciò nel giorno del primo Super Bowl vinto da Brady e dai Patriots, mentre assieme a un centinaio di abitanti della via festeggiava fuori dalla casa della famiglia, trasformata in una succursale della Patriot Nation, l’appellativo che identifica l’insieme dei tifosi di New England.

«Non ho trovato spazio in una squadra che ha chiuso la stagione con zero vittorie e otto sconfitte» ricordò Brady anni dopo, aggiungendo anche che nella stagione successiva, il 1992, lo spazio lo ebbe solo perché Krystofiak aveva deciso che il football, nella sua gerarchia di interessi, veniva dopo troppe altre cose come il basket o il… surf, per cui andò poi alla University of San Diego, e un altro giocatore si fece subito male.

Estratto del libro ‘Il mondo di Tom Brady – Football e vita di un’icona americana’, scritto da Roberto Gotta per Indiscreto. In vendita in formato elettronico per Amazon Kindle a 9,99 euro e in versione cartacea (204 pagine) al prezzo di copertina di 19,90 euro (prezzo massimo, in realtà meno) presso la Libreria Internazionale Hoepli (sia in negozio a Milano sia online con spedizioni in tutta Italia), Amazon Prime, le librerie di catena come Mondadori e Feltrinelli e tutte quelle indipendenti che ne facciano richiesta. Librerie e rivenditori professionali possono richiederlo al nostro distributore in esclusiva, Distribook.

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