Ho visto Maradona, il re di una Napoli da dimenticare

10 Luglio 2019 di Stefano Olivari

Maradona al Napoli. La trattativa con il Barcellona e le notizie di quel mese e mezzo del 1984 hanno avuto un impatto emotivo forse superiore alle cose straordinarie che poi Maradona avrebbe fatto per il Napoli e l’Argentina. È questa la chiave di Ho visto Maradona, il documentario di Matteo Marani che abbiamo appena visto su Sky Sport e che dà giustamente per scontata tutta la storia calcistica di Maradona.

Ho visto Maradona va dritto al 5 luglio di quell’anno, a quei pochi palleggi in un San Paolo impazzito e con 60.000 spettatori paganti. Ecco, oggi, nemmeno mettendo insieme Messi, Neymar e Cristiano Ronaldo si riuscirebbero a radunare 60.000 persone, neppure gratis, per vederli palleggiare dieci secondi.

Un’altra Italia e un’altra Napoli, entrambe da non mitizzare secondo il solito schema. Una Napoli il cui sindaco era nientemeno che Enzo Scotti, politico democristiano di lunghissimo corso e arrivato fino ai giorni nostri, a 86 anni, come presidente della sua Link University. Una Napoli tutt’altro che depressa, ma anzi inondata dai soldi pubblici del post-terremoto del 1980 (che era stato in Irpinia, peraltro) e da mega-opere pubbliche come il Centro Direzionale. Una Napoli e una Campania in cui la Democrazia Cristiana dominava ogni aspetto della vita e dell’economia, applicando i suoi metodi anche al resto d’Italia: probabilmente anche i più giovani hanno sentito parlare di De Mita, Gava, Cirino Pomicino (peraltro di correnti diverse), oltre che di Scotti e di gente all’epoca giovane, come Clemente Mastella. Facile girare fiction su ragazzi di strada che sparano, più difficile raccontare le ragioni dell’immobilismo di Napoli, per non dire del Sud.

La politica fu decisiva per sbloccare la parte finanziaria della trattativa per Maradona, con il Banco di Napoli di Ferdinando Ventriglia che facilitò, per così dire, il compito a Ferlaino (intervistato, invecchiatissimo) aiutandolo ad arrivare alla cifra di 13 miliardi e mezzo di lire. Per l’epoca somma notevole, ma parlando di potere d’acquisto della lire rapportato agli attuali euro siamo in zona 20 milioni di euro. Insomma, ci sono oggi riserve pagate di più. Per altri dettagli su quella pazzesca trattativa, anche se niente supererà mai Zico all’Udinese, consigliamo anche il libro Testa alta, due piedi di Franco Esposito.

Non per scrivere sempre le solite cose, ma il Napoli la stagione prima era arrivato undicesimo su sedici squadre, 2 punti sopra la zona retrocessione, ed il suo presidente-tifoso provò a cambiare la storia, rischiando di suo e riuscendoci. Un fondo di investimento americano non si sarebbe comportato alla stessa maniera, preferendo magari puntare su un allenatore da progetto.

Fra i tanti documenti originali mostrati da Marani, ci ha colpito particolarmente quello del primo contratto di Maradona depositato in Lega, con tanto di ingaggio annuale ufficiale: 200.000 dollari. Cioè, ad andare bene, un quinto rispetto alla realtà. Un’altra Italia, ma pur sempre Italia. Quanto a quella Napoli, con tutto il rispetto per Ferlaino e Maradona, forse non andrebbe rimpianta.

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