Beppe Merlo e la nascita del rovescio a due mani
17 Luglio 2019
di Stefano Olivari
Chi ha inventato il rovescio a due mani? La morte di Beppe Merlo è la morte di uno dei più famosi interpreti di questo colpo, nell’epoca in cui chi lo adottava era considerato quasi un eretico. Peraltro il rovescio bimane di Merlo, uno dei campioni che ha reso popolare il tennis in Italia insieme a Pietrangeli, Gardini e Sirola, era diversissimo da quelli odierni, avendo un’impugnatura quasi a metà manico.
Beppe Merlo ha inventato quindi il rovescio a due mani? La risposta è no, perché solo per citare giocatori in grado di fare strada negli Slam (come del resto Merlo, due volte semifinalista al Roland Garros), vengono in mente Vivian McGrath, australiano che nel 1937 vinse lo Slam di casa ma che era molto forte anche sulla terra battuta e il connazionale John Bromwich che invece vinse Wimbledon nel 1939 e nel 1946.
L’importanza di Beppe Merlo è stata secondo noi di altro tipo, se non vogliamo fare storytelling su video che per qualità sembrano quelli di Ridolini. Nell’immaginario sportivo degli anni soprattutto Cinquanta ma anche Sessanta lui pur con i suoi colpi personalissimi rappresentava per stile e comportamenti il tennis ‘di una volta’ (anche una volta esisteva quindi il tennis di una volta) mentre uno come Fausto Gardini, tecnicamente inferiore a lui, era l’emblema dell’agonismo e di una presunta modernità professionistica (anche se poi si ritirò una prima volta a 25 anni, per un lavoro ‘serio’, per pentirsi e tornare a 30). I due diedero vita ad un’epica finale degli Internazionali d’Italia che consigliamo di leggere nello splendido racconto di Ubaldo Scanagatta.
In realtà il più professionista era Merlo, che avrebbe giocato e anche piuttosto bene fino a 48 anni. Visto che a quell’età, con un tennis già atletico, partecipò agli Assoluti indoor che quell’anno erano a Cantù. Vincendo addirittura un set contro il ventenne Gian Luigi Signorini, prima di crollare. Ci hanno detto che il gioco di Merlo ricordava tantissimo quello di un campione che abbiamo tanto visto e apprezzato, Gene Mayer, prendiamo e registriamo. Con la nostra testa ricordiamo invece che all’inizio del 1976 Merlo era in lizza insieme a Pietrangeli per succedere come capitano di Coppa Davis all’eterno rivale Gardini. Fu scelto Pietrangeli, con l’unica vittoria italiana che arrivò proprio in quel magico 1976. Adesso Beppe Merlo non c’è più, così come la Coppa Davis.
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