Nessun rimpianto per i Della Valle

5 Giugno 2019 di Stefano Olivari

Rocco Commisso sta per diventare il nuovo proprietario della Fiorentina. Al di là dei dettagli, pagherà ai Della Valle 170 milioni di euro e prenderà in mano la situazione già della prossima settimana scegliendo l’uomo forte della dirigenza. Che non sarà Pantaleo Corvino, già in ogni caso verso l’uscita da Firenze. E Vincenzo Montella?

Colpevole, con altri, del peggior finale di campionato nella storia della Fiorentina, Montella ha ancora due anni di contratto e nessuna offerta: mandarlo via con le buone, per prendere Gattuso poi, non Happel, non sarà facile. Ma ora si devono fare anche altre considerazioni, riguardanti i Della Valle che quasi stanno passando per vittime dei fiorentini cattivi.

D’accordo che la pubblicità di Hogan e Tod’s fa comodo a tutti, ma l’agosto 2002 è abbastanza vicino per ricordare che la Fiorentina sull’orlo del fallimento di Cecchi Gori fu regalata ai Della Valle con un’operazione politica coordinata dall’allora sindaco Leonardo Domenici e basata sulla fondazione di una società nuova, la Fiorentina 1926 Florentia, che subito dopo la sua fondazione venne venduta a Diego e Andrea Della Valle con immediato cambio di nome in Florentia Viola ed ammissione, anche questa tutta politica, alla serie C2.

La squadra di Di Livio e Riganò si conquistò sul campo la promozione in C1, mentre nel frattempo i Della Valle completarono il colpo acquistando per 2,5 milioni di euro il marchio e i colori della vecchia Fiorentina, ormai dichiarata fallita dal tribunale, e applicandoli alla Florentia. Nell’estate 2003 il caso Catania, la B portata a 24 squadre e il fallimento del Cosenza portarono l’allora presidente della FIGC Carraro ad inventarsi una wild card per la Fiorentina in B. Lì altra promozione sul campo, ottenuta da Emiliano Mondonico: in due anni dalla scomparsa alla serie B per colpi di fortuna, appoggi politici e bravura sportiva.

Inutile ripercorrere le tante operazioni di mercato. Il sito Calcio e Finanza ha calcolato in 221 milioni di euro i versamenti di capitale, nel corso di questi 17 anni. Il giochino Fiorentina è quindi costato ai Della Valle 48,5 milioni in totale, una media di 2,8 a stagione. Praticamente niente, quindi, per imprenditori della loro cilindrata. In pratica hanno avuto la Fiorentina gratis e l’hanno tenuta a a galla senza perderci, non si capisce quindi perché dovrebbero essere rimpianti.

Poi Commisso rischia di riproporre già subito molti dei loro errori: la lontananza fisica, sua e del braccio destro Joe Barone, che pensa di poter gestire con dirigenti di fiducia o qualche discorsetto motivazionale, l’idea di uno sviluppo immobiliare che già per i Della Valle era stato pretesto e ossessione, soprattutto la considerazione che la Fiorentina sia una squadra prestigiosa ma ai suoi occhi come tante altre. Al di là dei passaporti, Diego Della Valle è un marchigiano che ha il centro dei suoi interessi a Milano e tifa Inter, Commisso un calabrese-americano che ha il centro dei suoi interessi a New York e tifa Juventus. Sono imprenditori importanti, nel loro campo, ma in senso calcistico queste fusioni fredde in Italia non hanno mai funzionato e mai funzioneranno. E anche nel resto del mondo, a dirla tutta, con l’eccezione della globalizzata Premier League. 
 
Il fatto che dopo la scomparsa, in certi casi solo calcistica, di Berlusconi, Moratti e Sensi, le cose migliori le abbiano fatte Agnelli, il semi-napoletano De Laurentiis, il bergamasco Percassi e il romano (per quanto romanista) Lotito, qualcosa potrebbe indicare anche ai più duri di comprendonio. Quelli convinti che il legame affettivo con un club o una città siano incompatibili con una gestione moderna, quando invece in Italia ne sono la base. 
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