L’obbligo del Mondiale femminile

8 Giugno 2019 di Stefano Olivari

Il Mondiale di calcio femminile è iniziato ieri con Francia-Corea del Sud, che sinceramente non abbiamo nemmeno ipotizzato di guardare. Ma tutti hanno i loro gusti, non esistono il bene o il male. Quello che non ci piace è l’attuale ondata di giornalismo educativo, che vuole spiegare a presunti trogloditi la bellezza del calcio delle donne.

Sfogliando la Gazzetta di oggi, leggere a pagina 18 di Belotti titolare contro la Grecia è stata quasi una boccata d’aria dopo 17 pagine di martellamento sulla bellezza del Mondiale femminile e sulle sportive di successo. Martellamento che involontariamente evidenzia proprio il contrario di ciò che vuole evidenziare, però.

A nessuno verrebbe mai in mente di spiegarci perché la gente si deve appassionare a Messi o Neymar, per non dire Juventus e Inter o Champions League e Serie A. Quasi tutti i media sono però sulla stessa linea, casualmente inviando in Francia giornaliste donne (come alle sfilate di moda). Passi per Sky Sport, che detiene i diritti del Mondiale e deve quindi valorizzare il suo prodotto, anche se già da giorni è stato superato il confine della retorica (non poteva mancare lo storytelling di Buffa), ma al resto del mondo cosa importa del Mondiale femminile?

Considerazione che non vuole mancare di rispetto ad atlete di grande valore, del resto noi ammiriamo anche l’impiegato che corre alle sei del mattino a 6′ al chilometro, ma soltanto sottolineare come anche nel giornalismo sportivo il politicamente corretto, per pochi, sia l’altra faccia di contenuti per subnormali, cioè per tanti ma che non leggono e non si interessano. In mezzo rimaniamo noi vituperata classe media, insofferente nei confronti delle lezioni di autonominati maestrini (e maestrine) ma anche dell’ignoranza di chi mette un playout di Serie B sullo stesso piano del Roland Garros. Si può insomma dire che il politicamente corretto ha bisogno dell’ignoranza: non è in grado di confrontarsi con gente che ragiona, ma solo con chi risponde a stimoli. E adesso lo stimolo è che il calcio femminile sia cosa buona e giusta.

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