Icardi non è Ramires

4 Giugno 2019 di Stefano Olivari

Che fine ha fatto Mauro Icardi? Avendone scritto mille volte, non riuscivamo ad abituarci alla mancanza di notizie degli ultimi giorni e così abbiamo raccolto qualcosa (quasi niente, a dire il vero) presso chi lo conosce. Partiamo dalla fine: l’attaccante argentino, non convocato per l’imminente Coppa America, vorrebbe parlare con Conte.

Soltanto dopo che avrà capito di non far parte dei piani del nuovo allenatore dell’Inter, ma vorrebbe sentirlo da lui o da Steven Zhang, entrerà nell’ordine di idee di un trasferimento alla Juventus o all’Atletico Madrid. Sa benissimo che gli Zhang non possono trattarlo come Ramires, il brasiliano dello Jiangsu Suning fermo in pratica da un anno e mezzo.

Ramires, forte di un contratto da 10 milioni l’anno, non aveva accettato le destinazioni proposte da Suning né tantomeno la rescissione dell’accordo che scadrà nel 2020. E così ha navigato per oltre un anno fra tribuna e squadra B, venendo in teoria graziato un paio di mesi fa. Da allora non ha però messo piede in campo, in una squadra che come stranieri ha anche Eder, Paletta e Alex Teixeira, tutti e tre in campo sabato scorso contro lo Shandong Luneng di Pellé.

I cinesi non possono trattarlo come Ramires per vari motivi, primo fra tutti che per fortuna non siamo in Cina. Ma anche perché Icardi è fondamentale per generare una plusvalenza da 40 milioni entro fine giugno, in modo da non condurre il solito mercato condizionato dall’UEFA o da invenzioni contabili sui giovani. Insomma, nonostante abbia segnato l’ultimo gol su azione in dicembre, si sia in alcuni frangenti comportato male (ma altri nell’Inter peggio, a partire dalla dirigenza) mettendo in mezzo l’avvocato (per non dire Moratti) e sia rientrato scarico, è ancora uno da prendere con le buone.

La moglie-agente Wanda è in vacanza in Thailandia insieme alla figlia Isabella (una delle due avute con Icardi), ci hanno detto che tornerà domani. Icardi è rimasto a Milano con l’altra loro bambina e i tre figli di Wanda che stanno finendo la scuola. Probabile che lei parli con Marotta entro la fine della settimana, pur essendoci i telefoni anche a Bangkok. Certo è che i canali di comunicazione fra la coppia e Marotta si sono interrotti da qualche settimana. Comunque Icardi anche nei momenti peggiori della sua vicenda mai ha voluto scaricare Wanda, anche se gli sarebbe convenuto. E in attesa del suo ritorno, mentre fa il baby-sitter, sta cercando di capire come avere un colloquio con Conte (telefonargli è banale?), strategia approvata da Wanda, solo per spiegare la sua versione dei fatti. Così almeno ci dicono.

Di suo Conte non è affatto contro Icardi, anzi l’idea di farlo risorgere sarebbe nelle sue corde, ma nonostante sia stato accolto con gli onori che i Romani tributavano a Cesare o Pompeo (ma dopo che avevano vinto) non vuole partire nella sua avventura all’Inter con la gestione di un caso ormai del passato. Tanto più che Dzeko, peraltro ancora non preso, è un giocatore da sempre graditissimo.

La palla è quindi ora a Marotta, che sogna lo scambio ad altissimo rischio (anche per la Juventus, va detto) con Dybala, mentre Conte lo sogna di meno. Di certo Wanda e Mauro sono gli unici al mondo ad avere la forza per portare fino in fondo la minaccia di rimanere a Milano ancora per due anni senza garanzie di giocare. Comunque si giudichi questa vicenda, abbiamo trovato un procuratore che fa gli interessi del proprio assistito, non avendo altri giocatori sui quali il ‘sistema’ possa scatenare ritorsioni. Ricordiamo agli amici del bar quale sia lo schema un po’ in tutto il mondo: io mi lavoro il campione facendogli abbassare le pretese, tu mi sistemi un po’ di scarsi che ho in scuderia, magari in club amici per non dare nell’occhio. Con gli Icardi non può però funzionare così.

Conclusione? Ciò che sarebbe meglio: Marotta e Wanda che tirano una riga sul passato, Conte che recupera il ventiseienne ex capocannoniere della Serie A, Dzeko che rimane a Roma a fare il vice-De Rossi senza De Rossi, facendo fuori il Fonseca della situazione. Ciò che pensiamo accadrà, pur senza averne (come i protagonisti) certezza: una semisvendita entro il 30 giugno.

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