Milanisti populisti

27 Maggio 2019 di Vincenzo Matrone

Il Milan è fuori dalla Champions League. Sognare un nuovo 5 maggio interista, sia pure in versione minore (quarto posto invece di scudetto l’obbiettivo), non è bastato a farlo materializzare. La citazione dei nerazzurri non è casuale, perché pur nella piattezza di gioco il derby di ritorno è stata la partita della svolta in negativo.

Lo dice Gattuso quasi ogni giorno, lo ripetiamo noi. Niente da dire: Sassuolo ed Empoli hanno dato tutto, l’Europa che conta era stata persa molto prima e per colpe precise. L’ultima partita del Milan, contro una Spal meritatamente salva, è stata però perfetta. Gattuso ha schierato il 4-3-3, con i suoi uomini di fiducia, conscio di essere al capolinea.

L’idea del mister era che segnando subito Inter e Atalanta avrebbero avuto più pressione. Facile a dirsi, tutti vorremmo segnare subito… Però Calhanoglu e Kessie la pressione l’hanno messa. Uscito Donnarumma, è calata anche la tensione perché la testa era a San Siro e Reggio Emilia, o anche perchè questa squadra non ha i trascinatori dei quali parla spesso Gattuso. Poi la vittoria meritata e l’ancor più meritato bagno di folla per allenatore e giocatori: mai questa squadra ha convinto, raramente invece è mancato l’impegno. E i numerosi litigi, non soltanto quelli ripresi dalle telecamere, sono sempre stati meglio di un encefalogramma piatto.

Fatichiamo a dire che la rosa del Milan fosse fra le prime quattro della Serie A, forse dopo Piatek e Paquetà ci è andata giusto vicina ed in ogni caso il Milan si è mantenuto in corsa per la Champions soprattutto grazie alle disgrazie altrui: il crollo di Lazio e Roma, lo scoppio del Torino, il rallentamento fin quasi a fermarsi dell’Inter. E comunque sono ragionamenti sul nulla, perché in una stagione del genere il risultato era tutto. Più di un improbabile cammino in Europa League, in ogni caso condizionato dalle decisioni dell’UEFA, il sogno dovrebbe essere adesso quello di trattenere con qualsiasi acrobazia contabile Donnarumma, Romagnoli, Paquetà e Piatek.

Ma volevamo dire altro, dopo un anno di osservazione dei tifosi del Milan, oltre che della squadra, allo stadio e fuori. Tifosi che divideremmo in due grandi categorie, giocando con le elezioni europee: populisti e borghesi. I populisti sono quelli che vanno sempre allo stadio e sono in maggioranza dalla parte di Gattuso. Mentre i borghesi, che il mister chiama tifosi da tastiera (o anche in altro modo), sono quelli che guardando e riguardando le partite dal divano hanno sviluppato un grande senso critico e per la maggior parte vorrebbero un allenatore dal pedigree più nobile. Guardiola quanti punti in più avrebbe fatto su questa panchina? Con lui Suso sarebbe stato quello degli scorsi anni?

E comunque: chi vincerà la panchina del Milan il prossimo anno? Niente è ancora deciso. Noi abbiamo votato per Gattuso, che parla alla pancia del tifo, mentre i ‘competenti’ hanno in mente tanti altri nomi. Adesso la lunga estate, in cui gli argomenti non ci mancheranno, a partire dall’addio di Leonardo.

Share this article