Coppette meglio di niente

6 Maggio 2019 di Oscar Eleni

Oscar Eleni fra i ghiaccioli dell’Antartide cilena, sulle rive del Lago dedicato al Toro dalla provincia dell’Ultima Esperancia. Esilio volontario dopo aver tolto l’audio dallo sport urlato, persino da quello sacrificato, reso comico come nella mezza maratona di Trieste, dopo aver sentito dal presidente della Lega basket, che aveva appena spinto fuori dalla porta i disperati di Torino, che le due coppe europee vinte da Sassari e dalla Virtus Bologna riqualificano il nostro campionato.

Visioni, come quelle della gente in piazza per protestare contro un malaffare che ha preso tutto, ma proprio tutto, uccidendo sul sagrato il capro espiatorio quasi ogni domenica se è vero che un gruppo di “intellettuali cattolici” ha denunciato questo Papa per eresia. Vergognarsi mai. La natura del cobra prevale su tutto, questi si fanno vento con l’aria fritta.

Un po’ come il nostro calcio dove adesso sono nati due partiti che si contraddicono negli slogan: da una parte gli allegroni, che considerano il gioco arte e non scienza, chiedendo di credere soltanto nella semplicità, dall’altra gli adanisti che considerano geniale il loro guru , in mezzo Clint Eastwood come nei film del grandissimo Leone. Il campo ha detto che in Europa siamo niente, ma qui continua a sventolare la bandiera del supercalcio  che pensa di essere invidiato perché attira investitori che hanno in mente una cosa: costruire nuovi stadi, certo ne avremmo bisogno, per le squadre c’è tempo, intanto tutti giù per terra a guardare la Juventus dalla terra del fuoco.

Siamo alla critica sulla bruttezza dei corpi perché facciamo fatica a trovare una buona idea anche se in Grecia hanno ridato vita ad un’isola grazie ai fondi europei e usando soltanto energia non inquinante. Anche se c’è chi crede  ancora alle piccole aziende, ma vedrete che presto se la prenderanno anche con l’Atalanta, così come facevano a Milano con Gasperini che adesso ha fatto capire cosa serve ad un allenatore: poter allenare e far correre anche chi arriva tardi agli allenamenti perché rimasto senza benzina, far lavorare chi si sdraia su un tavolo per farsi fotografare, chi vuole maglie sempre nuove, anche se lontane dalla vera casacca tradizionale, per poter guadagnare un euro in più. Come il vecchio presidente bolognese Dall’Ara questi di oggi risponderebbero ai critici sulle maglie con il catalanico: oggi la nostra squadra non indossa la casacca storica perché  ha messo un’altra maglia.

Immersi nel lago che si raffredda con la polvere del ghiaccio guardiamo con ansia all’esperimento Schiavone, una delle nostre tenniste più brave, che andrà sui campetti per insegnare ai ragazzini. Avevamo suggerito la stessa cosa alle federazioni che cercano di reclutare dopo aver perso tanti autobus. Ci sono campioni che potrebbero aiutare. Li vediamo i campetti. Ragazzi che urlano e tirano pietre o ciabattate. Ogni volta che  si va in via Dezza a Milano, dove viveva un grande insegnante di basket come Mario Borella, si stringe il cuore vedendo quel campetto dedicato al maestro che sembra sempre un deserto dei tartari con i cesti che sembrano ben oltre i 3 metri e 05.

Perché lamentarsi ancora, soprattutto nel basket dove Sassari e Virtus ci hanno dato gloria europea, quella minore, ma pur sempre gloria e ci scuseranno il Wurzburg o la squadra di Tenerife, nona nel campionato spagnolo, se non le consideriamo squadroni. Ci teniamo il premio e diamo gloria ai due allenatori che ci sono arrivati, due ex campioni subentrati in stagione a colleghi sfiniti o senza fortuna. Bravissimo Pozzecco, stupendo Djordjevic. Il primo ha smesso di nascondersi dietro al fumo, sa cosa vuole, sa come farlo capire e nel cimitero del giocatore italiano nell’Italbasket fa piacere vedere che Spissu e Polonara hanno trovato una vera strada per essere considerati giocatori di qualità. Altri si sono sperduti. Molti per colpa di allenatori senza  coraggio e generosità, altri soltanto per colpa loro e di chi li stordisce parlando sempre di soldi, mai di lavoro e fatica.

Certo la metamorfosi di due che amavano più l’attacco della difesa e ora riescono a miscelare tutto, liberando il cuore, ma tenendo a bada la mente, ci piace moltissimo. Ora devono pensare al domani. Bologna per rifare bene una squadra settimina, debolissima al centro, fragile quando deve cambiare assetto e far riposare i mastini per dare spazio alle belle gioie che pensano di raccontarla con le loro facce da schiaffi: non fanno mai fallo, non è mai colpa loro in difesa, mancavano gli aiuti. Djordjevic conosce bene le facce di questi giocatori, ha  riportato la Virtus dove Sacripanti l’aveva costruita nei primi giorni bolognesi, ha messo da parte le viti fasulle, ha fatto centro  anche se nessuno ricorderà tutte le facce di questa coppa ritrovata dopo 10 anni. Per Sassari un futuro diverso anche se il playoff d’entrata sarà difficile se dovrà affrontare  Brindisi che Vitucci ha portato davvero ad altissimo livello. Sarà la serie più equilibrata anche considerando paturnie e miracoli di questa stagione.

Difficile pensare che Milano possa temere Cantù, ma questo Brienza ha fatto davvero un capolavoro con  giocatori che hanno rivisto la luce del Cantuki dopo essere finiti negli altiforni di chi pensa che davvero questo povero basket italiano sia facile da conquistare promettendo mari e monti, anche se sono colline e non c’è acqua. Miracolo dell’aria perché la stessa cosa era accaduta con Sodini. Per noi sono i numi tutelari che hanno salvato due fallimenti.

Cosa non accaduta a Torino dove adesso la Fiat vorrebbe querelare la società per danno d’immagine. Il danno se lo erano fatto loro dando  un dito a chi voleva un braccio, non comprendendo che serviva la ruspa, ma non la fuga.

Dicevamo dei playoff che la Lega svelerà nella notte della prossima domenica, una Lega amante delle tenebre che chiuderebbe anche più edicole di quelle che purtroppo smettono di servire una clientela ormai ubriacata dai falsi sui social.

Incuriosisce la parte del tabellone di Milano perché Brindisi e Sassari potrebbero anche creare problemi alla Milano dalle troppe facce che abbiamo visto persino contro le aquile spiumate di Trento dove Buscaglia ha avuto il “massimo” dai suoi italiani: Pascolo 0 su 4,Mian 0 su 2, Flaccadori 1 su 8. Un derby triste se gli italiani dall’altra parte hanno fatto più o meno la stessa figura, parliamo di Della Valle e Fontecchio, perché Cinciarini il suo lo fa sempre anche se capisce dove sta lavorando, perché non deve essere facile, soprattutto adesso che senza coppa, gli allenamenti raddoppiano, e non è mai facile adattarsi alle esigenze di chi darebbe la colpa a tutti, mai a se stesso.

Nella parte bassa del tabellone Cremona, la vera rivelazione dell’anno, non deve credere alla Trieste smaniosa caduta contro  Sassari domenica, mentre Venezia farà meglio ad andare in ritiro ai Piombi perché Varese non ha molto, ma è una squadra e la sua difesa sa come smascherare i cicisbei del campo.

Pagelle nella desolazione di un lago dove persino i pesci già surgelati si domandano perché tutti facciano finta di non ascoltare quello che arriva dall’osservatorio Pea sul caso Tanjevic-Sacchetti che è invece fotografia perfetta di questo basket italiano così come lo hanno voluto i sapientoni creatori di “un altro sport”: se vinciamo gloria nei cieli, se perdiamo, silenzio stizzito. Certo si gioca lo stesso, si assegneranno comunque i titoli, ma resta nell’aria questo squadrismo ideologico di chi beatifica un semplice  pastore e si arrabbia se altri guidano meglio il loro gregge.

10 A Sasha DJORDJEVIC per aver sopportato i vizi della Virtus nata male, lacerata dentro, tenendo il buono del lavoro di chi l’aveva preceduto e non ha voluto credere fino in fondo, perché mai protetto, che erano le prime partite di coppa, quella difesa, a  qualificare una squadra che non è neppure da play off italiani. Ora che il signor Zanetti promette gente tipo Teodosic teniamoci il trofeo e la dedica  ad Alberto Bucci che questa vittoria la sognava.

9 A POZZECCO per aver sacrificato anche una camicia costosa al suo personaggio che ricorda tanto il Miranda di Giù la testa. Sassari è bella da vedere, può sognare, ma sa che nel playoff, ogni 48 ore, si troverà un po’ come nelle finali di coppa Italia quando dopo una strepitosa rimonta era sfinita. A noi piace tutto di questa Dinamo e Sardara dovrebbe  avere qualche risorsa in più per far tacere sapientoni ignoranti.

8 A Romeo SACCHETTI  che non vuole essere beatificato ma ti mette sul tavolo un secondo posto storico dopo la coppa Italia, ti lancia in serie A uno come Ricci che sembrava avere futuro solo come matematico. Nella bottega di un grande ferramenta non ci saranno tanti soldi, ma la passione è sicura anche per una battaglia impari.

7 A VITUCCI che forse più di ogni altro ha dovuto mangiarsi pane duro prima di trovare la felicità con questa Brindisi senza tempio che ha fatto cose stupende. Playoff durissimi, prima Sassari e poi Milano, ma nel tormento resta l’estasi di una grande stagione.

6  Alla BOLOGNA del basket che  con la coppa Virtus, il titolo di A2 della Fortitudo ritrova  le luci che sempre dovrebbero essere accese in Piazza Maggiore. Zanetti Segafredo promette lo squadrone, in casa Effe aspettano il Messia per poter fare la stessa cosa. Se sono rose, basta che non finisca tutto in fonderia come a  Torino e Cantù.

5 Al TRE CONTRO TRE, dal futuro olimpico, che non riesce ad appassionarci e non soltanto perché il gruppo guidato da Capobianco non è uscito benissimo dall’ultima qualificazione mondiale. Questi del CIO sanno come guadagnare e snaturare e infatti preferiscono il rugby a sette rispetto a quello vero.

4 A DE RAFFAELE che sembra davvero non capire più niente di questa Reyer lamentosa che gioca bene soltanto pezzi di partita e quando trova un piccolo muro ci sbatte contro, anche se la difesa di Cremona non è poi così fragile come raccontano nel solito borgo degli invidiosi volpini che trovano l’uva sempre acerba se non riescono a papparsela loro.

3 A TRIESTE se dovesse reagire agli arresti e alla crisi come la squadra sul campo contro Sassari: smaniosa e individualista. Serve unione proprio adesso anche se forse i play off saranno salvi se Trento non vincerà a Brindisi.

2 A TORINO per aver creduto nel Babbo Natale ucraino, lo stesso che aveva portato carbone a Cantù, per non aver ancora trovato una soluzione davanti alla possibile penalizzazione e retrocessione.

1 Alla FIP se  si lascerà circondare da troppi indiani e  queste lungaggini nel decidere cose vitali per il campionato e lo stesso sistema ci fanno paura, un po’ come Valter Scavolini che davanti a questa Pesaro inguardabile, Boniciolli dixit, allarga le braccia e ci fa sapere che la città non ha gli stessi industriali di Milano, sapendo che senza Armani forse l’Olimpia sarebbe ancora  alla ricerca di un centro permanente.

0 A SACCHETTI ROMEO che nella festa dopo aver conquistato lo storico secondo posto non ha trovato le parole per dire alla bravissima Cicchinè che se Tanjevic si dimetterà lo farà soltanto perché ha capito che intorno c’era troppa gente che fingeva di capirlo, non certo perché lui lo considerava invasivo e non curativo per il sistema votato ai campetti vuoti.

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