Cosa ha fatto Tortu

24 Maggio 2019 di Stefano Olivari

Filippo Tortu ha corso i 100 in 9″97 al suo esordio stagionale a Rieti, nella Fastweb Cup che ha messo insieme gare di velocità maschili e femminili, secondo una nuova tendenza dell’atletica ispirata da Coe e che può salvare molte specialità, soprattutto fra i concorsi. 9″97 non omologabile per il vento a 2,4 metri al secondo, ma pur sempre tempo enorme.

Il migliore mai corso da un italiano, senza tenere conto del vento. Ma al di là dei soliti discorsi sulla pista di Rieti, la cosa che ci ha colpito è la quantità di persone normali, di solito più interessate al futuro di Sarri o Icardi, che ci ha chiesto in mattinata ‘A che ora ora corre Tortu? Su quale canale si vede?’ e poi nel pomeriggio ‘Cosa ha fatto Tortu?’.

Del resto prima di noi, che arriviamo sempre dopo, aveva intuito qualcosa Mediaset che ha mandato tutto il meeting in diretta sul Canale 20. Un meeting imperniato su Tortu, anche se è piaciuta molto la prova di Re nei 400. Di più, un meeting organizzato da Tortu, anzi dai Tortu, attraverso il loro Sprint Academy Group. A 21 anni questo ragazzo è già capace di far tornare i conti solo con sponsor personali (prima fra tutti la Fastweb che lo piazza in ogni spot) e televisioni: per l’atletica un miracolo, segno che Tortu è diventato un personaggio trasversale prima ancora di avere vinto qualcosa. 
Siamo al calciocentrico ‘Cosa ha fatto Tomba?’ e ‘Cosa ha fatto la Pellegrini?’, per non ricordare il ‘Cosa ha fatto Mennea?’, che però per loro è arrivato dopo medaglie olimpiche e altri risultati di livello assoluto, comunque superiori al quinto posto di Tortu agli Europei dello scorso anno. E a dirla tutta stiamo parlando di personaggi più caratterizzati, diciamo anche più interessanti, rispetto a Tortu, ragazzo che dice o fa sempre la cosa giusta, al quale è sinceramente impossibile muovere una critica (certo l’italopiteco lo vorrebbe sui 9″50, se no gira subito sullo speciale calciomercato) ma che al tempo stesso non suscita reazioni forti.
Di sicuro l’atletica italiana ha trovato un diamante e non per le medaglie che magari non vincerà. Uno come era quindici anni fa Andrew Howe, visto anche lui a Rieti ma purtroppo in versione dimessa, nei 400. Tortu sembra più consapevole e più centrato sull’obbiettivo, anche se nei 100 l’élite è più lontana di quanto non fosse quella del lungo per Howe. 
Share this article