Allegri esonerato da Agnelli senza un perché

18 Maggio 2019 di Indiscreto

Andrea Agnelli ha esonerato Massimiliano Allegri da allenatore della Juventus. I protagonisti della vicenda sono stati più diretti dei tanti, più realisti del re, che hanno parlato di separazione consensuale. La conferenza stampa in cui si sono presentati entrambi, davanti a giornalisti e giocatori, è stata al tempo stesso emozionante e interessante.

Emozionante perché Allegri non ha nascosto il dispiacere per come sia finita un’avventura lunga cinque anni, cinque scudetti e quattro Champions League su cinque giocate bene. Interessante perché Agnelli, anche lui commosso, ha confermato che la sua decisione, più o meno suggerita da Nedved (assente nell’occasione, ribadendo così il suo pensiero) e Paratici, non ha una base sportiva.

I cicli finiscono, meglio separarsi al momento giusto, bisogna chiudere con una vittoria, eccetera. Tutte cose che Agnelli pensava da mesi e che che pensavano da mesi tutti quelli che guardano le partite della Juventus senza fermarsi al risultato. Questo gruppo di giocatori ha finito la carica psicologica, il fuoco, proprio nell’anno dell’arrivo di Cristiano Ronaldo che in teoria sarebbe dovuto essere quello del vincere o morire. Magari c’entra anche la Cristanoronaldomania, fra marketing e media, che ha un po’ svuotato gli altri.

Comunque non è morto nessuno perché la Juventus è nella stessa situazione dei vari Manchester City e PSG che da anni spendono l’impossibile ottenendo risultati europei anche peggiori di quelli dei bianconeri. Ma è chiaro, anche dalle parole sentite fra un siparietto e l’altro (davvero penosa la consegna della maglietta con la scritta ‘History Alone’, Allegri si è violentato per non buttarla sotto la sedia: ci ha ricordato lo spumante nei bicchieri di carta per l’addio di Platini), che nulla è ancora stato deciso per il futuro e che difficilmente a livello di giocatori ci saranno le rivoluzioni chieste da Allegri.

Rimane il fatto che non ci sia un vero perché nell’esonero di Allegri. Aziendalista nel senso migliore dell’espressione (cioè non servile, ma rispettoso dei ruoli), con una immagine coerente con il supposto stile Juventus e una eccellente comunicazione a livello personale, flessibile tatticamente e sempre centrato sulla vittoria, al di là dell’ottenerla o meno. Per questo scegliere come successore un resultadista, uno antipatico ad Adani e ai nerd (Mourinho o Deschamps, tanto per sparare due nomi), sarebbe una scelta sbagliata. Ma anche il guru, il genietto più o meno compreso, sarebbe una soluzione ad altissimo rischio con una squadra così logora e piena di personalità. Sarà stato anche il momento giusto per separarsi, come ha spiegato Agnelli, ma l’allenatore più da Juventus del mondo era Allegri.

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