Allegri e Juventus, fine già scritta

17 Maggio 2019 di Stefano Olivari

Massimiliano Allegri non è più l’allenatore della Juventus, gli incontri con Andrea Agnelli per programmare il futuro non hanno evidentemente prodotto alcun futuro. Saranno comunque loro due a spiegare domani nel dettaglio i termini di una separazione nella forma consensuale, ma nella sostanza voluta maggiormente dal presidente della Juventus.

Che Allegri aveva pensato di esonerarlo due mesi fa, prima del ritorno con l’Atletico Madrid, e che da cinque mesi aveva intuito che la carica psicologica si era esaurita. Proprio nell’anno di Cristiano Ronaldo, che alla Juventus ha dato più immagine ma che sul campo ha aggiunto poco a una squadra che l’anno scorso aveva dominato al Bernabeu.

Inutile ripetere cose scritte mille volte sulle caratteristiche di Allegri, che con il suo presunto disinteresse per la tattica un po’ ci gioca (semplicemente la dà per scontata, oltre a delegarla ai collaboratori) ma che umanamente ha la personalità per gestire una grande squadra nel calcio di oggi, in cui ognuno dei 25 giocatori parla un linguaggio calcistico e non calcistico differente.

Antonio Conte. Andiamo dritti al punto. Fortemente voluto da Marotta all’Inter e nelle ultime settimane molto più possibilista circa un suo futuro neroazzurro (siamo al proverbiale ‘Manca solo la firma’). Amatissimo da Paratici e soprattutto da Nedved, che nel corso del tempo ha favorito il ritorno di rapporti civili con Agnelli, sarebbe la soluzione più facile e più motivante per tutti. Per la Juventus che ripartirebbe intorno a un progetto di gioco, per quanto tutti abbiano un progetto di gioco ma solo alcuni a questo progetto aggiungono l’allenamento dei giornalisti a colpi di lezioni di vita e finte confidenze. Per Conte che tornerebbe dove ha iniziato un ciclo, con l’ambizione realistica di arrivare alla Champions League. Agnelli è, come detto altre volte, neutro-freddo nei suoi confronti mentre Antonio Giraudo è nettamente contro: nella sua visione del mondo un allenatore o un dirigente che esce dall’ortodossia del club non può più tornarci. Quanto ai tifosi della Juventus, dalla maggioranza Allegri è sempre stato percepito come un intruso anche se quasi tutti gli allenatori della storia recente della Juventus sono stati peggio di Allegri. In sintesi: al 99% Conte no. L’1% è solo nella nostra testa, perché se fossimo in Agnelli lo chiameremmo subito.

Simone Inzaghi. Al di là dell’ottavo posto in campionato e del fatto che non sia ancora stato contattato, la Lazio gioca un buon calcio e Inzaghi Due ha il phisique du rôle dell’allenatore da Juventus. Non sono stupidaggini, nel 2019: se anche Eziolino Capuano fosse un misto di Happel e Michels la panchina bianconera gli sarebbe preclusa. Resto del mondo, a partire da Guardiola, Sarri, Pochettino, Deschamps. Vale davvero tutto, inutile fare una lista. Citiamo le quote dei bookmaker nelle prime ore di un pomeriggio in cui potrebbe accadere di tutto. Sisal Matchpoint: Guardiola 2,10 (ma ha già detto che rimane al City), Conte 3,50, Deschamps 4,50, Pochettino 5,00, Inzaghi 7,50, Klopp 12,00, Sarri 16,00, Gasperini 20,00. Quote relativamente basse perché, ribadiamo, una soluzione già servita ancora non c’è. Ed è una delle poche volte che questo è accaduto nella storia della Juventus. Una vicenda senz’altro gestita male.

La parte più interessante è però il motivo del precipitare di un rapporto già logoro fra Allegri e la Juventus, senza che nessuno dei due abbia già un futuro apparecchiato. Allegri ritiene, non è un mistero, che metà della squadra sia bollita. Pjanic, Alex Sandro e Mandukic sono scesi di giri, mentre al di là delle voci di mercato non sarebbe negativo sulla possibilità di rivitalizzare Dybala. Stando agli intermediari allertati per offrire il giocatore qua e là, Allegri riteneva da cedere anche Cancelo. E del resto quello che un secondo dopo la sua partenza dall’Inter (rimane un errore dell’Inter, per noi) veniva definito il miglior laterale destro del mondo l’estate scorsa nemmeno era al Mondiale, visto che Fernando Santos gli aveva preferito il non irresistibile Cedric e che lo stesso Allegri con le mani libere avrebbe sempre schierato De Sciglio. Per noi avevano torto anche il c.t. del Portogallo e Allegri, ma loro allenano e noi no. Conclusione? Al di là dei rapporti umani, mai come in questo caso decisivi, cambiare l’allenatore è più facile che rifare mezza squadra, oltretutto con bravi cortigiani di un trentaquattrenne che non sembra ben disposto.

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