Ci vorrebbe Joe Jordan

7 Maggio 2019 di Vincenzo Matrone

Per i tifosi del Milan il 6 maggio significa tornare indietro di quarant’anni, quando la squadra dell’ultimo Rivera giocatore conquistò lo scudetto della Stella. Ricorrenza ampiamente ricordata da tutti i media, cosa potremmo aggiungere? E poi dobbiamo parlare di Milan-Bologna…

Il nostro primo Milan-Bologna allo stadio è stato Milan Bologna 5-0, stagione 1982/83, campionato di serie B. Lo ricordiamo come fosse ieri, perché il nostro idolo di bambini fece due gol (cosa per lui insolita, in Italia). Joe Jordan detto lo Squalo, proprio lui, quello che anni dopo nelle vesti di assistente di Redknapp sarebbe stato preso per il collo da Gattuso durante un Milan-Tottenham.

E dopo questo faticoso aggancio, l’attualità. Il Milan dopo un lungo ritiro punitivo esce da Milanello e scende in campo con il modulo preferito dal mister, il 4-3-3, con un Donnarumma dal magliettone giallo, forse citazione (nel nostro cervello, non in quello di Donnarumma) di quello di Albertosi, il portiere della stella, mai troppo tenero con Gigio.

In settimana i giornalisti avevano previsto due punte e il trequartista, forse Gattuso è stato bravo a depistare o forse no. Il Bologna si schiera con un 4-2-3-1 che in fase di non possesso diventa a volte un 3-5-2, ma non credeteci troppo: in conferenza stampa siamo stati smentiti da un nervoso Mihajlovic. È chiaro che lui sa come gioca la sua squadra, almeno lo speriamo.

Il Milan schiera Abate, capitano, Zapata, Musacchio e Biglia alzando notevolmente l’età media della squadra ma certo non la qualità. Il primo tempo vede un Milan impacciato nella manovra, gli unici episodi di rilievo sono un paio di parate di Donnarumma davvero notevoli, il gol di Suso e la litigata di Gattuso con un Bakayoko che come al solito è capace di fare notizia per ciò che fa fuori dal campo. Dove rischia di rimanere fino a fine stagione, anche se adesso sarebbe più che mai necessario il suo impiego.

In settimane piene di critiche si può dire che Gattuso abbia azzeccato il cambio Borini-Calhanoglu e non soltanto per il gol del 2-0. Ma questo Milan ha troppa poca qualità per archiviare le partite giochicchiando. La tensione rimessa in circolo da Gattuso, unita all’ingenuità di Paquetà, mette la partita sul binario della rissa e forse non è un male, in mancanza d’altro. Mihajlovic fa il Mourinho dei poveri inserendo altre due punte, ma snatura un Bologna che comunque ha quasi portato alla salvezza.

Per Gattuso la Champions è ancora un traguardo possibile: il calendario è facile, ma con tre punti dietro l’Atalanta il Milan non è più padrone del proprio destino. La grinta, luogo comune e probabilmente zavorra per sua carriera futura lontano dal Milan, pare sia tornata troppo tardi. Il resto è il solito dibattito sui casi che a San Siro e a Milanello non si riescono più a governare, nonostante Leonardo e Maldini non comunichino con i giornalisti (se ne vantano anche) e quindi possano lavare i panni sporchi in casa. Di certo troppi giocatori al Milan non hanno dato tutto, evitiamo di linciare il solo Bakayoko. Poi si chiedono perché tanti amino ancora Jordan, con il quale certo non si sono vinti scudetti e coppe.

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