Quanto costa la benzina in Italia

29 Aprile 2019 di Furio Fedele

Quanto costa la benzina in Italia? Il più recente pieno di benzina verde l’abbiamo fatto a 1,555 euro al litro ma la domanda ha risposte diverse quasi ogni giorno, a seconda del benzinaio e della zona di residenza. TotalErg, Esso, Q8, Shell, IP, Tamoil, Eni, eccetera: la marca è spesso meno importante del posto.

Di sicuro l’argomento è tornato di attualità come non succedeva da anni, visto il sempre minore utilizzo dell’auto. Da quanto tempo un Tg non aveva in testa la notizia (in passato spesso quasi catastrofica, oggi i toni sono più soft) relativa alla quotazione del petrolio? La risposta alla domanda ‘Quando costa la benzina in Italia?’ è che il prezzo della benzina continua a salire: addirittura nel super-ponte pasquale ha varcato, sulle autostrade italiane, la soglia dei 2 euro.

Nonostante in campo automobilistico le energie alternative (elettrico, gpl, metano…) stiano incrementando la loro presenza, l’oro nero continua a essere sempre più pregiato. Qualcosa non torna, perché le moderne tecniche di ricerca  e di perforazione del suolo (anche senza toccare il tema del fracking) hanno addirittura svelato che i giacimenti di petrolio e di gas sono tuttaltro che in via di esaurimento. Di sicuro come prima e, a quanto pare di capire, più di prima gli automobilisti continuano ad essere un comodo bancomat per lo Stato. Che, sotto la voce «accise», non è mai stanco di fantasticare aumenti e balzelli spesso non del tutto giustificati.

Eppure il mondo globale che viaggia su gomma (produttori, concessionarie/rivenditori, assicurazioni…) si sono dati una bella e concreta regolata intuendo che il…bancomat sta per esaurirsi. Anche sul fronte dei mezzi di trasporto alternativi (aerei low cost e una rete ferroviaria sempre più capillare ed efficiente sulle lunghe distanze) l’incremento di offerte e promozioni è sempre costante, sicuramente capace di attirare una clientela attenta al risparmio e alla comodità.

Ma allora come si può fronteggiare l’avidità di burocrati e petrolieri? Sicuramente puntando su autovetture dove il risparmio è garantito da energie alternative (ibrido) o da costi di gestione assolutamente contenuti. Rispetto a una decina di anni fa un propulsore da 1.000/1.200 centimetri cubi è in grado di garantire una potenza e relative prestazioni di un 1.600 d’altri tempi ma con consumi e manutenzione di una utilitaria. La ricerca di benzina e gasolio erogati da compagnie meno avide è sicuramente cosa buona e giusta. Così come esistono mappe che segnalano i distributori di gpl e metano, così bisognerebbe fare per le etichette low-cost. Anche se, in autostrada è difficile poter fare affidamento su una base solida e affidabile. Il sito AutoAmica presenta un elenco (regionale) delle pompe più a buon mercato, ma consigliamo di dare un’occhiata anche a Prezzibenzina.it. Comunque ognuno di noi si può creare una sua mappa personale circoscritta ai percorsi abituali.

Alcuni gestori praticano già da qualche tempo sconti (pochi centesimi…) nei self dove si può pagare solo con carta di credito. Si tratta di impianti dove è tutto automatizzato. Non esistono, quindi, personale e costi accessori. Le grandi catene di distribuzione fidelizzano la clientela con raccolte punti-litro dove, in realtà, è meglio puntare su sconti diretti per il carburante piuttosto che su oggettistica e gadgets che quasi mai rappresentano delle priorità insostituibili. 

Nelle regioni italiane confinanti con stati stranieri (Francia, Svizzera, Austria, Slovenia) già da tempo chi è residente entro un certo chilometraggio (20-25 chilometri) dal confine ha a disposizione una tessera personale e personalizzata per ricevere una scontistica (di competenza delle singole Regioni) anche in Italia nei distributori che sono compresi nella fascia prevista. Ma anche in questo caso c’è sempre dibattito e spesso polemica sui privilegi per pochi. Partendo dal presupposto (ma non è così in Francia…) che oltre confine effettivamente la benzina costi molto meno. Fino a qualche tempo conveniva addirittura partire da Milano con il serbatoio quasi vuoto per recarsi in Svizzera (valichi di Como e Varese) per fare il pieno. In realtà questa leggenda è evaporata con il trascorrere degli anni. Ultimamente anche la benzina rossocrociata è aumentata parecchio come conseguenza della situazione in Libia e dei nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti ad alcuni paesi produttori.

Quindi cosa dever attendersi l’automobilista italiano a breve-medio termine? Nulla di buono e positivo perchè, in realtà, il «pieno» è costato caro fin dagli albori del grande sviluppo automobilistico. Dagli anni Settanta (quando la quotazione del barile aumentò in maniera esponenziale in seguito a una grande crisi politica internazionale) la situazione non è cambiata… Le 500 lire d’allora (il prezzo di un litro di benzina) sono pari 1,974 euro di oggi, poco meno dei 2 euro che stanno facendo così tanto scandalo. Meditate gente, meditate. La vera differenza è che negli anni Settanta l’auto era spesso l’unico mezzo di trasporto possibile, mentre oggi in tante situazioni il trasporto pubblico è concorrenziale. In altre parole, i 2 euro al litro sono in ogni caso una scelta politica. Calcolare le singole accise (ce ne sono anche per finanziare la guerra in Etiopia, che dal nostro punto di vista sarebbe finita da più di 80 anni) è una cosa da mal di testa, ma sommate e aggiungendo l’Iva si arriva in zona 0,90 euro al litro. Siamo nettamente in testa alla classifica europea, insieme all’Olanda, ed è impressionante che nessuno protesti per quella che è la vera flat tax all’italiana.

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