Proli il peggior dirigente sportivo d’Italia?

9 Aprile 2019 di Stefano Olivari

Molto probabilmente Livio Proli a fine stagione cesserà di dirigere l’Olimpia Milano, nella lunga intervista concessa a Vincenzo Di Schiavi della Gazzetta ha in pratica confermato quanto si diceva da prima della mancata qualificazione ai playoff di Eurolega per la quinta stagione consecutiva. Dicendo “L’Olimpia ha un futuro, con me o senza di me”, Proli dopo le dimissioni da direttore generale del Gruppo Armani (cioè dove i soldi si fanno, mentre con il basket si perdono) quasi saluta un club che di fatto ha gestito per 15 anni: prima in consiglio come uomo forte del main sponsor, cioè sempre Armani, dal 2004 al 2008, e poi come presidente fino ai giorni nostri, con un giro di riflessione nella stagione 2014-15. 15 anni in cui l’Olimpia ha vinto tre scudetti e ha quasi sempre deluso in Europa, nonostante un budget non troppo lontano dalle migliori e in Italia in certi casi superiore di cinque o sei volte rispetto ad alcune avversarie.

Proli e a maggior ragione Giorgio Armani hanno sempre goduto di buonissima stampa, non fosse altro per la pubblicità che hanno scaraventato sui moribondi giornali (non servono grandi inchieste, basta sfogliarli), ed hanno di sicuro un grande pregio: avere ricreato pallacanestro ad alto livello a Milano, dopo anni di depressione e nonostante nelle grandi città l’operazione sia ancora più in perdita di quanto sia in provincia. Basti pensare a Roma, Napoli, Firenze e Genova, o alle difficoltà di Torino. Con Bologna che sta rimettendo fuori la testa solo da poco, in entrambe le sue versioni. Un secondo pregio della gestione Proli-Armani è stato secondo noi quello di avere portato al Forum diverse migliaia di persone in più rispetto a quelle della parrocchietta, a Milano quantificabili in circa 4.000 (stima di Toni Cappellari). Oltre 10.000 persone presenti in insulse cavalcate di campionato valgono più degli scudetti e pazienza se non è la nostra pallacanestro e il deejay lo vorremmo soltanto in discoteca.

Il difetto non è secondo noi nei risultati modesti in proporzione agli investimenti (Proli ha parlato di 7 milioni netti a stagione per la squadra, il che considerando le tasse e altri costi generali fa salire l’impegno molto oltre i 20), che comunque non è un dettaglio, ma l’avere quasi sempre costruito squadre senz’anima, piene di giocatori forti ma sempre di passaggio. Cosa scontata in realtà con le pezze sul sedere, un po’ meno alla corte di Armani. Fra gli errori politici spicca l’incredibile stima per Ferdinando Minucci, che ci ha ricordato Moratti quando chiedeva consigli a Moggi, e secondo noi anche la visione dello sport come spettacolo, come se fosse possibile replicare la NBA in un contesto europeo (con i diritti televisivi dell’Eurolega si pagano a malapena i costi delle trasferte). Con intelligenza ha sempre provato a convincere grandi imprenditori a impegnarsi nella pallacanestro, come è accaduto fino a tutti gli anni Novanta, al punto di ispirare cordate e sponsor per una eventuale seconda squadra milanese, scontrandosi con i padroncini dei loro orticello ma soprattutto con la incredibile vicenda Palalido, ancora non finito dopo cinque anni di Pisapia e tre di Sala: fossero stati sindaci dei Cinque Stelle li avremmo definiti incapaci.

Livio Proli è il peggior dirigente sportivo italiano, come sostengono molti tifosi dell’Olimpia sul web e al Forum? Secondo noi no, perché ha avuto ed ha una visione manageriale coerente e l’ha portata avanti con successo (dal suo punto di vista) visto che l’Olimpia-Armani del futuro avrà l’impronta filosofica di Proli. Non è secondo noi una visione adatta alla cultura sportiva europea, italiana e milanese. Di più: questa visione ci fa ribrezzo. Ma il pubblico ha detto altro, quindi al di là delle delusioni in Eurolega si può dire che anche Proli sarà rivalutato, come tante squadre e tanti allenatori nel periodo senese da asteriscare. Per rispondere alla domanda del titolo e restringendo il discorso alla pallacanestro italiana: molto peggio chi ha rubato, dal punto di vista finanziario e sportivo, ad ogni livello. Proli meglio come presidente della Lega, in un prossimo futuro, che di un club.

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