Milano-Cortina 2026, speriamo nelle escort

10 Aprile 2019 di Indiscreto

Milano-Cortina è qualcosa che già ci emoziona soltanto a pronunciare queste due parole: magari nel 2026 per raggiungere la Perla delle Dolomiti ci metteremo anche meno delle 2 ore 54 minuti e 27 secondi di Donatone, di sicuro per costruire un impianto sportivo a Milano occorrerebbe avere come sindaco Stalin. Lui sì che saprebbe confrontarsi in maniera democratica con i comitati di residenti che dicono no a tutto: ai locali perché fanno rumore ma anche alla mancanza di locali perché si crea desertificazione, agli scavi per la metropolitana perché aumentano il traffico ma anche al traffico dovuto alla mancanza di più fermate della metropolitana, al centro commerciale e ai negozietti, ai bambini e all’assenza di bambini, alle auto e alla penuria di parcheggi. Avrete indovinato che stiamo per parlare della recente e ridicola visita dei delegati del CIO a Milano, dopo cui Malagò ha avuto il coraggio di dire che “Abbiamo fatto una bellissima figura”.

Siamo sostenitori di Milano-Cortina 2026 e di qualsiasi grande evento, a patto che sia davvero un grande evento e non una fiera di paese come l’Expo, ma cosa è stato fatto vedere a questi 19 dignitari arrivati da Losanna? La delegazione, capeggiata dal rumeno Octavian Morariu, è prima stata portata all’ex PalaSharp (ma soprattutto ex PalaTrussardi, nel nostro cuore anni Ottanta), a Lampugnano, di fronte alla Montagnetta amata da chi corre. Non ci volevamo credere, fino a quando non è avvenuto. L’area è attualmente abbandonata ed è occupata da disperati di varie etnie, che in alcuni giorni danno vita a mercatini di prodotti rubati. Da febbraio il Comune ha fatto partire un’operazione antidegrado, in vista proprio di questa ispezione, con risultati discutibili (va detto che sarebbero serviti i Navy Seals). Ci chiediamo cosa alla fine abbiano visto quelli del CIO, al di là del parcheggio di corrispondenza per i pendolari.  Lì dovrebbe sorgere la Milano Hockey Arena, nuovo impianto da 7.000 posti. Nome provvisorio, lo diciamo a chi raggiunge l’erezione soltanto se parla di ‘naming rights’.

Subito dopo quelli del CIO sono stati portati nel vicino San Siro, dove è prevista la cerimonia di apertura. Ma dove, in uno stadio che forse sarà abbattuto? Il CONI ha precisato che in ogni caso la cerimonia si svolgerà nell’area di San Siro, qualsiasi cosa voglia dire. Dopo la gita al Meazza i delegati del CIO hanno fatto tappa alla Fiera, non a quella storica situata in città ma a quella di Rho, dove sarà collocato il Media Center. Ma perché mai i giornalisti dovrebbero andare a Rho, lontani non diciamo da Cortina ma anche dagli sport che si dovrebbero vedere a Milano? Solo per far parlare di un’area in cui costruiranno le ennesime case inutili per una classe sociale non certo in espansione?

Seconda giornata, stiamo parlando di giovedì scorso. Forum di Assago, cioè l’unica cosa che esiste (dal 1990), dove ci saranno le gare di pattinaggio di figura e di short track. Poi altro balzo in un’altra periferia, a Rogoredo (ribattezzata Santa Giulia da chi deve vendere le case lì costruite), dove lo spettacolo all’uscita dalla metropolitana spiega il successo elettorale della Lega meglio di un esercito di politologi. Lì è previsto, non è stata ovviamente posata neppure una pietra, il PalaItalia da 15.000 posti dove si vedrà hockey e forse anche altro. Chiusura della triste giornata all’ex Scalo Romana, altra zona di degrado andante in cui non c’è assolutamente niente da mostrare.

Venerdì i saluti, con l’immotivato entusiasmo di Sala e Malagò, unito a una cena di gala a Villa Necchi Campiglio, facendo respirare un po’ di centro ai 19 del CIO. Ai quali sono stati risparmiati il Palalido che da 8 anni è chiuso ma forse (forse) riaprirà a breve, il relativamente piccolo Agorà dove gioca l’Hockey Rossoblu, e lo storico Palazzo del Ghiaccio di via Piranesi, così storico che da anni non è più un palazzo del ghiaccio ma uno spazio per eventi. Conclusione? Non sappiamo se Stoccolma abbia fatto un’impressione migliore, ma speriamo che a Milano si siano ingaggiate almeno un po’ di escort.

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