Milan-Lazio da non interrompere

26 Aprile 2019 di Stefano Olivari

Milan-Lazio di Coppa Italia era da interrompere per i buu all’indirizzo di Bakayoko e in parte anche di Kessie? Buttarla in caciara politicamente corretta ci sta, dal punto di vista di Leonardo e del Milan: meglio far dimenticare una prestazione penosa che stare lì ad analizzarla, tanto per cinque partite non è che si possano chiamare Guardiola e Messi.

Diverso è capire cosa si debba fare in casi del genere, perché la situazione non è apparsa così netta. Questi i punti, secondo noi. 1) I buu a Bakayoko si sono sentiti molto meno di quelli degli interisti, per fare un altro esempio con Mazzoleni coinvolto (ma prima del nuovo regolamento), a Koulibaly. Ovvio, stiamo parlando di 4.000 persone in trasferta in uno stadio quasi totalmente milanista.

2) Lo speaker dello stadio in due occasioni ha ricordato l’ipotesi dell’interruzione della partita in caso di cori associabili al razzismo, ma in nessuna delle due con la modalità delle squadre riunite al centro del campo. Evidentemente qualcuno ha dato l’ìnput allo speaker, quindi la situazione è stata valutata. 3) La norma della FIGC, anche letta attentamente, non chiarisce se l’interruzione e l’eventuale sospensione abbiano come responsabile ultimo l’arbitro o il responsabile dell’ordine pubblico dello stadio (cioè il più alto in grado, di solito perfetto o questore). Non è un discorso da poco, perché l’interruzione ha effetti sportivi immediati ed è chiaramente auspicata dalla squadra del giocatore oggetto di cori razzisti, nel caso stia perdendo. Estremizzando il concetto, per aumentare le tue possibilità di vincere contro una squadra con ultras di destra ti conviene schierare undici neri.

4) È folle che che non ci sia una valutazione dei rapporti fra club e ultras, in alcuni casi molto stretti ma in altri (e la Lazio è uno di questi) inesistenti o addirittura conflittuali. Lotito, di cui non siamo fan, da un lato viene minacciato e dall’altro deve pagare per i cori di chi lo minaccia. 5) Come ai tempi della responsabilità oggettiva applicata in maniera creativa, con i giocatori che stramazzavano al suolo per un petardo scoppiato a 100 metri di distanza (Sanguin il caso più famoso, con la Juventus che perse a tavolino contro il Cesena), si sta consegnando agli ultras un’arma formidabile per ricattare i club. Non ci date i biglietti omaggio? E noi ululiamo.

Nostra idea? Gli strumenti per liberare gli stadi dalle persone indesiderate, alcuni (come il Daspo) ai confini della legalità ma molto efficaci, ci sono. Ma poi queste persone ce le ritroveremmo in strada. Meglio i gilet gialli che sfasciano le città o qualche fischio a un calciatore? In un paese che si commuove più per la morte di uno spacciatore che di un poliziotto si possono gestire le situazioni solo girando la faccia dall’altra parte, come hanno giustamente fatto per decenni governi di ogni colore.

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