L’anima di Gattuso

30 Aprile 2019 di Vincenzo Matrone

Gattuso rimane allenatore del Milan per le ultime quattro partite della stagione. Non era una cosa scontata, sia per le prestazioni del Milan degli ultimi mesi sia per l’opinione reale che hanno di lui Leonardo e Maldini. Ma nessun allenatore di un certo livello prenderebbe in mano il Milan in questa situazione, con tutto da perdere.

Il calendario dice che la qualificazione alla Champions League è ancora oggi molto più che possibile, potrebbe permettersi di mancarla soltanto uno che la prossima stagione non allenerà il Milan. E l’ipotesi casalinga di Giunti, come ha scritto il Corriere dello Sport, è stata soltanto valutata per poi essere prontamente scartata.

Allo stadio Grande Torino ci siamo presentati scarichi anche noi, come il Milan. Al di là di tutto, non ricordiamo negli ultimi decenni una partita veramente importante tra Torino e Milan. L’unico ricordo simpatico risale al 25 aprile 1992, ai tempi si giocava sempre di domenica. Nostro fratello, tifosissimo rossonero, mesi prima ci disse: ”Mi sposo di sabato perché la domenica ci sono le partite“. Ma non aveva calcolato la Coppa Uefa del Torino e l’anticipo della partita al sabato. Con la squadra di Mondonico finì 2-2.

Domenica scorsa siamo arrivati allo stadio molto presto e ci siamo resi conto dell’entusiasmo che c’è nella tifoseria granata, che dalla televisione onestamente non si percepisce. O forse siamo noi prevenuti con il gioco di Mazzarri. Dopo la bruttissima sconfitta in Coppa Italia Gattuso è tornato al 4-3-3, con Cutrone unica punta e Piatek a sorpresa in panchina. Il Toro ha risposto con lo scherma più conosciuto da Mazzarri, il 3-4-2-1. Chi ama il bel gioco poteva cambiare stadio (oseremmo dire città, con tutto il rispetto per Allegri) ed il primo tempo ha confermato le previsioni: cartellini gialli, calcioni e qualche buon intervento del bravissimo Sirigu per far passare 45 minuti senza infamia ma soprattutto senza lode. Ottima e coerente la mossa tattica di Mazzarri, Rincon a francobollo su Paquetà.

Il secondo tempo ha invece visto un Toro pimpante, ma un errore arbitrale, il secondo giallo non dato a Suso, ha fatto scaldare in modo eccessivo Mazzarri, che così si è guadagnato l’ennesima espulsione. A quel punto qualcosa è scattato a livello emotivo nello stadio e quindi nei giocatori e nell’arbitro. Nella bolgia concesso un rigore generoso, espulso Romagnoli, Milan anche in minima parte sfortunato (traversa di Bakayoko) e tutto quello che si è visto.

La virata verso il 4-4-2, con Borini e Piatek, non ha portato al Milan grandi benefici ed in generale nessuno in mancanza di gioco ha trovato il guizzo per trascinare gli altri. Non è un discorso tecnico, non è che per scuotersi serva avere Messi. Questione di anima, come dice il mister. La nostra domanda (qui sotto il video) ad uno sconsolato Gattuso è stata proprio questa: “Sei sicuro che sia solo un problema di anima e non di qualità?”. Rimpiangere i bei tempi andati e il Milan di una volta, come sta facendo Gattuso, non aiuta certo a ritrovarla, l’anima. Comunque per battere il Bologna a San Siro non occorrono Van Basten e Kakà. E nemmeno Capello o Ancelotti in panchina.

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