Il grande freddo di Gattuso

25 Aprile 2019 di Vincenzo Matrone

Per parlare della disfatta del Milan in Coppa Italia con la Lazio e della confusione tattica di Gattuso la prendiamo come al solito alla lontana. Nella nostra testa questa partita sarà sempre associata al Lazio-Milan del 6 gennaio 1985, che non è entrato nella storia del calcio ma nella nostra personale sì.

Avevamo 14 anni e giocavamo in porta in una squadra di Civitavecchia, la Gedila Lazio. Affiliata, per l’appunto, alla Lazio. Grazie a un nostro dirigente, il mitico Franco (il nipote giocava nella Primavera biancoceleste, anche lui portiere: la sua riserva era Valerio Fiori, attuale allenatore dei portieri del Milan), ci inserirono nella lista dei raccattapalle per quel Lazio-Milan.

Un sogno, per noi tifosi rossoneri ma anche piccoli giocatori nel giro della Lazio. La gara, però, fu rinviata per una mega nevicata davvero insolita, almeno da quelle parti. Si sarebbe giocato il giorno dopo, con noi impossibilitati ad andare. A scaldare il cuore ci pensò un gol di Virdis.

Con i sogni di gloria sportiva già nel cassetto da decenni, il 19 settembre 2017 ci trovavamo a Roma per assistere ad un altro Lazio-Milan. Rinviata anche questa, ma solo di mezz’ora, a causa di un acquazzone e dei tombini mai puliti (forse l’ultima giunta che ha provveduto a farlo è stata quella di Nerone). Ma il vero nubifragio lo subì la squadra di Montella, un sonoro 4 a 1. Pensammo una cosa di questo genere: siamo solo all’inizio, la squadra si deve assestare e Montella ha un progetto.

Lo scorso anno il Lazio-Milan semifinale di ritorno di Coppa Italia ci vide congelati per 120’ a causa della neve caduta nuovamente a Roma, dopo 33 anni. Solo i rigori a favore del Milan ci scaldarono, oltre a una cacio e pepe da Candido.

Ieri a San Siro era freddo e umido per essere il 24 aprile. Ma il grande freddo, che ancora non è andato via dal nostro corpo, l’abbiamo sentito al 58’ quando in contropiede la Lazio, da calcio d’angolo (fotocopia del gol preso contro l’Udinese), si è portata in vantaggio con Correa. Il Milan era sceso in campo (si fa per dire) con un 3-4-3, rispolverando al centro della difesa Caldara, che per infortunio non ha quasi mai giocato quest’anno. La buona prestazione di Mattia è l’unica nota positiva di una serata rossonera che forse sarà ricordata come quella della fine di Gattuso allenatore del Milan, anche se magari riuscirà a strappare in qualche modo il quarto posto in campionato.

A prescindere dai numeri e dagli schemi (la Lazio ha giocato con il solito 3-5-2), nel primo tempo le squadre si sono affrontate come in una partita di basket, ma senza mai fare canestro: c’è chi attacca e chi si difende in 11 dietro la linea della palla. Nel secondo tempo una Lazio più determinata, più atletica e di sicuro più talentuosa come media dei singoli ha sommerso il Milan, che avrebbe meritato un passivo maggiore. Gattuso al 64’ ha cambiato modulo levando un difensore, Caldara, e inserendo un attaccante, Cutrone, passando al 4-4-2. Ma nessuna scossa si è avvertita nella squadra rossonera, come al solito poco intensa e per niente cattiva. Insomma, qualsiasi analisi tattica suonerebbe un po’ come un alibi visto che i problemi sono evidentemente altri. E poi son siamo a prescindere contro il 3-4-3, sarà forse per la stima nei confronti di Zaccheroni o perché anche con il senno di poi abbiamo trovato giusto inventarsi qualcosa per invertire una tendenza che dura da due mesi. La curiosità è che al di là delle scelte iniziali ultimamente Gattuso cambia sempre modulo a gara in corso. Duttilità del mister, come dicono gli amici, o momento di confusione tattica come sostengono i nemici? Sentiamo freddo e lo sente anche Gattuso.

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