Classiche o grandi giri?

29 Aprile 2019 di Indiscreto

Il vero appassionato di ciclismo preferisce le classiche o i grandi giri? Intanto la stagione delle grandi classiche è finita con la vittoria di Jakob Fuglsang nella Liegi-Bastogne-Liegi. Corridore di buon livello che veniva da una settimana ottima dopo i piazzamenti alla Amstel Gold Race e alla Freccia Vallone, non uno sconosciuto ma certo non una stella.

A dirla tutta Fuglsang aveva sulla carta molte più chance di quante ne avesse Alberto Bettiol al Fiandre, mentre nel 2019 Sanremo e Roubaix sono state vinte da corridori di nobiltà pura e annunciata come Alaphilippe e Gilbert. Ma al di là di queste considerazioni, nel ciclismo molto frammentato e meno eurocentrico di oggi quali sono i campioni che colpiscono la fantasia?

‘Classiche o grandi giri?’ è un ‘Di qua o di là’ dichiaratamente di nicchia e senza l’ambizione dei grandi numeri a cui puntiamo con altri post, però ci piace proporlo in omaggio ai tanti viaggi fatti da semplici appassionati a Giro d’Italia e Tour de France e al discreto numero di articoli sul campo per le corse di un giorno, quando ancora i giornalisti venivano mandati ad osservare gli eventi dal vivo (cosa che paradossalmente avrebbe molto più senso oggi). Certo i nostri pezzi per l’Ansa sulla Coppa Agostoni o sulla Tre Valli Varesine non sono entrati nella storia, così come le nostre pungenti interviste a Bortolami o a Bartoli (ne abbiamo realizzata una molto bella a Pantani in ospedale, credeteci sulla fiducia perché non riusciamo più a trovarla), ma il ciclismo era comunque una grande passione.

Che è rimasta per quanto riguarda le classiche, fra le poche cose di sport che riusciamo a vedere anche registrate, mentre è quasi totalmente scomparsa per i grandi giri. Che ormai giudichiamo un immenso carrozzone commerciale, con pochissimi protagonisti, poche tappe decisive (come una volta, del resto), poche possibilità di fare la differenza (questo per il modo in cui si corre, più che per le medie comunque notevoli), quasi nessuna possibilità di vincere da capitano di una squadra modesta. Un marchettificio a vari livelli, quelli più umani del Giro d’Italia e quelli mondiali del Tour de France.

Non crediamo sia nostalgia canaglia, perché le classiche hanno mantenuto ai nostri occhi un fascino eccezionale, né assenza di campioni italiani (Nibali vale i più grandi e senza tutti i suoi problemi Aru non sarebbe stato molto distante), forse davvero il Giro d’Italia e il Tour de France sono diventati corazzate dal grande valore pubblicitario ma con poche emozioni. Classiche o grandi giri?

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