Caso Icardi, vincitori e vinti

21 Marzo 2019 di Indiscreto

Mauro Icardi è tornato ad allenarsi con l’Inter, dopo più di un mese da separato in casa, anche se ad Appiano Gentile ha trovato soltanto i pochi che non sono via con le rispettive nazionali. Fra i pochi compagni (?) presenti c’è Handanovic, suo successore come capitano e che capitano rimarrà fino alla fine della stagione, quando le strade si separeranno vista la quasi sicura partenza di Icardi. Non c’era bisogno di gesti teatrali, perché il dialogo fra l’attaccante argentino e buona parte della squadra è sempre stato attivo (bisogna dire ai giornalisti 4.0, abili controllori di like e defollow, che ci sono ancora parole che non passano dai social network), ma di sicuro non sono arrivate né scuse né chiarimenti. Anzi, peggio: per risolvere la questione si è messo in mezzo l’avvocato (Nicoletti), come se i problemi fossero giuridici o economici. Un breve commento sui vincitori e sui vinti di una storia che ha appassionato l’Italia e che potrà proporre nuovi significativi capitoli soltanto alla vigilia di Inter-Lazio, quindi fra oltre una settimana.

VINCITORISteven Zhang, che non ha delegittimato i suoi dirigenti e non ha concesso ai giocatori di scavalcarli, come avrebbe senza dubbio fatto Moratti. Indifferente a certi media che spingevano per un incontro con il giocatore, non è italiano e almeno in questo caso è stato un bene. Paolo Nicoletti, mandato in campo da Moratti e dagli Icardi ma con poche armi di trattativa a sua disposizione: avere ottenuto un rientro del giocatore senza umiliazioni pubbliche è un successo. Certo non sono arrivate nemmeno le scuse dell’Inter, ma importante era il risultato. Mediaset, che ha rilanciato almeno nel dibattito, se non nello share, la disastrosa Tiki Taka già ridotta da due trasmissioni settimanali ad una: con Wanda Nara pensava di mettere in mostra la solita moglie del calciatore scosciata ed invece spesso si è ritrovata con la notizia del giorno già servita. Lautaro Martinez: aveva bisogno di un’occasione e l’ha colta, senza mancare di rispetto ad Icardi (anzi, ne è tuttora un po’ succube).

PAREGGIANTIMarotta ha commesso un errore enorme togliendo la fascia di capitano a Icardi, trasformando una trattativa in una questione di principio, con i duellanti pronti ad andare anche contro i propri interessi. Certo ci sarà stato anche il benestare di Spalletti e la spinta dello spogliatoio, ma il plenipotenziario sportivo è lui. Poi ha rimediato abbassando i toni, tornando a comunicare con Icardi e soprattutto Wanda: nella sua testa Icardi a luglio sarà in un’altra squadra, ma il bene comune gli ha imposto di lavorare per due mesi di pseudo-convivenza. Wanda Nara in versione procuratrice ha fatto gli interessi del suo assistito, esattamente come i procuratori maschi di cui molti giornalisti pubblicano le veline: gli stessi giornalisti, magari, che l’hanno accusata di scarsa professionalità. Incredibile che non abbia capito, però, che tutto ciò che diceva in televisione sarebbe stato considerato come il pensiero del marito. Perisic ha fatto di tutto per andarsene all’Arsenal a gennaio, per non vedere più Icardi, ma poi ha accettato la situazione e insieme a Brozovic è stato uno dei più efficaci contro lo sbracamento. Moratti: decisivo e gradito dalla proprietà il suo ruolo nella mediazione, ma dalla Cina (scherziamo, che ne sappiamo di cosa trapela dalla Cina? Sono tutti trombettieri italiani) è trapelato un certo fastidio per certe dichiarazioni che suonavano come critiche verso un Marotta che era stato caldeggiato proprio da lui.

VINTISpalletti non ha saputo motivare Icardi nel modo giusto e lo aveva perso già prima delle note vicende, fra il rientro in Italia in ritardo e la multa (tuttora aleggiante). Poi lo ha usato per compattare lo spogliatoio, ultima arma pro Champions League di una squadra che sembrava a pezzi. Il successo, anche suo tattico, con il Milan gli dà ossigeno, Lazio e Roma a distanza gli consentiranno di andare via dignitosamente anche se allo stato attuale qualsiasi borsino sugli allenatori è un’invenzione. Ma nel 2019 un allenatore di serie A deve essere soprattutto uno psicologo e lui Icardi lo ha preso dal verso sbagliato. Icardi si è messo addosso un brutto marchio, ovunque vada a giocare l’anno prossimo: è riuscito al tempo stesso ad andare contro i suoi interessi e quelli della squadra, chiudendo malissimo una stagione che avrebbe potuto con la Champions League essere quella della sua consacrazione: a suo favore il grande orgoglio, ferito dal fatto che si siano dimenticate le tante piccole cose fatte da capitano, anche fuori dal campo.

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