Rafi Eitan, l’uomo che catturò Eichmann

24 Marzo 2019 di Stefano Olivari

Pochi uomini come Rafi Eitan, morto ieri a 92 anni di età, rappresentano l’unicità di Israele. L’unico stato davvero democratico in cui il cittadino, anche il più pacifista e scettico nei confronti del governo, sa che la difesa dal nemico non è un concetto astratto ma pratica quotidiana, che non si può delegare ad altri. Tutti conoscevamo Eitan come l’uomo del Mossad che nel 1960 catturò Adolf Eichmann in Argentina e che andò vicino a prendere anche Josef Mengele, in circostanze mai davvero chiarite (ovviamente, trattandosi di servizi segreti) e che hanno dato vita a due scuole di pensiero.

La prima sostiene che Eitan dovendo scegliere fra i due criminali nazisti, per motivi logistici (vivevano lontani, pur entrambi in Sudamerica), abbia preferito concentrarsi su quello più alto in grado. La seconda invece sostiene che Ben Gurion, tornato primo ministro nel 1955, abbia dato con troppa precipitazione l’annuncio della cattura di Eichmann, mettendo così involontariamente in allerta Mengele che sarebbe infatti morto libero nel 1979 e non ucciso come accade in ‘I ragazzi venuti dal Brasile’ in cui viene interpretato da un grande Gregory Peck. Eichmann e Mengele sarebbero rimasti accomunati anche dai documenti falsi forniti dal comune di Termeno (Bolzano), che consentirono ad entrambi la fuga dall’Europa.

Ma tornando ad Eitan, inutile copiare una biografia nota in tutto il mondo e presentissima anche sul web. Si può dire che anche solo la parte raccontabile della sua vita spieghi  bene l’unicità di Israele. Nato in un kibbutz e in un contesto familiare socialista, Eitan si confronta fin da bambino con gli attacchi arabi che nonostante il protettorato britannico iniziato nel 1920 e seguito allo sfaldamento dell’impero ottomano avvengono in terre dove di base vige il tutti contro tutti. Da non dimenticare che proprio alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale i britannici, per non dover gestire rivolte arabe, respingono navi piene di ebrei in fuga dal nazismo…

Studente di economia a Londra, uomo di punta del leggendario Palmach (in pratica l’élite della Haganah, il gruppo paramilitare ebraico al tempo del protettorato inglese), dopo la nascita di Israele ufficiale dello Shin Bet e poi del Mossad, grande esperto di tecnologia decenni prima che le guerre diventassero tecnologiche, consigliere di politici (soprattutto di Begin), politico lui stesso, scultore, uomo d’affari in tarda età, ispiratore di un’infinita produzione letteraria. Con la vetta assoluta, secondo noi, di ‘The little drummer girl’ (In Italia ‘La tamburina’), una delle migliori opere di John Le Carré, da cui è stato tratto un film con Klaus Kinski e anche una recente serie TV andata in onda sulla BBC. Una vita non inutile, da uomo d’azione ma pensante.

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