La March Madness della famiglia Moretti

25 Marzo 2019 di Oscar Eleni

Oscar Eleni in fuga dal pianeta delle scimmie dei lecchini per camminare nel bosco sul sentiero indiano degli Appalachi dove i Bernardo Gui della confraternita non dovrebbero arrivare. Ci saremmo portati dietro anche Sandro Gamba, diventato bersaglio perché non riesce a capire tutta la prosa nel nome della rosea, ma Spartacus preferisce stare nella sua trincea ed è il primo a capire perché Milano batte un po’ in testa: fatica, infortuni. Ma è anche il primo a chiedersi quale epidemia abbia reso inguardabili gli italiani dell’Armani. Non sarà, per caso, anche questa colpa di Sacchetti che, sbalordito, ha vissuto l’ultima giornata di campionato da quasi rassegnato dopo aver visto i suoi tirare con il 17% da tre, anche se Milano gli regalava, in pratica, i 30 punti sicuri di James e Nedovic. Anche gli italiani di Meo non hanno davvero brillato e allora allungando il collo altrove scopri che non stanno tutti bene, ma per fortuna in America ci deve essere aria diversa. Per questo siamo sul sentiero indiano: benissimo Gallinari coi Clippers, decoroso Belinelli con gli Spurs, bravissimo Davide Moretti con Texas Tech che ha eliminato dal torneo NCAA quelli di Buffalo: 34 minuti in campo, 11 punti anche con 0 su 3 da 3. Certo adesso Michigan potrebbe mandarlo a casa, ma dopo aver concesso a lui e ai suoi tutti gli onori nel giorno in cui i favoriti di Duke hanno vinto di 1 solo punto con i Cavalieri di Houston.

Una consolazione per suo padre Paolo rimasto senza squadra e senza lavoro nella tormentata Siena lasciata morire da tutti quelli che dicevano di amarla moltissimo. Storia italiana che dovrebbero leggere bene le eroine di questi giorni: passata la festa gabbato lo santo. Speriamo faccia così la Wierer che ha dato al nostro biathlon la prima coppa del mondo, cristallo purissimo per una che ama pure le scarpe con i tacchi oltre al suo fucile. Auguriamoci che le protagoniste di un bel Juventus-Fiorentina al femminile per i 40.000 di Torino non credano a tutte lo promesse che vengono fatte anche se qualcosa si muove e a Milano avranno anche il derby donne dopo la promozione dell’Inter sostenuta da Javier Zanetti, uno che parla poco, ma ha sempre fatto moltissimo, insomma un tipo alla Oriali beatificato da Ligabue anche nell’ultima domenica dentro la casa dove tutto appare bello, grande, intelligente anche se su pavimento scivoloso. Troppa saliva in giro. Non devono fidarsi delle promesse le ragazze d’oro del momento, nella speranza che la Pellegrini trovi tempo per pensare davvero a Tokio adesso che ci ha fatto vedere il meglio di sé anche fuori dall’acqua.

Avrebbero fatto bene a non fidarsi quelli che credevano davvero che ci fosse un progetto nazionale per ridare vita alla base del nostro basket. Era stata studiata la copiatura del campionato primavera nella serie A del calcio. Bocciata. Troppo costosa e considerati costi e ricavi anche una scelta in perdita. La verità, se le regole restano queste, sarebbe stato anche un autocanestro a favore di chi ha in mano i giocatori già dopo i primi importanti cimenti a livello giovanile: agenti, famiglie, sicofanti, delatori, gente pronta a denunciare il trasporto abusivo dei fichi secchi.

Fuga sugli Appalachi per non dover discutere su questa fase nebulosa nella stagione dell’Armani, fisiologica e quasi logica per chi ha un gioco monocratico, quindi sempre in bilico se l’umore del dio prescelto non è buono. Per lenire le pene del condottiero gli hanno persino dipinto un quadro sulla piana di san Isidro: una merenda gioiosa in casa del Real. Poi per non dover ammettere che era un Real dalle penne umide, cominciando da Llull che solo uno che vede il basket a modo suo poteva considerare il migliore nella sfida con Milano, e dalla corona arrugginita, cominciando dal Pepe Laso che la porta in testa, è venuto fuori il biscottino di eurolega contro Vitoria. No, il Real pensava al Barca in campionato. Infatti le ha prese un’altra volta in casa. Siamo convinti da sempre che gli allenatori contino più di quello che si dice ed è evidente vedendo giocare il Barcellona di Pesic pieno di mezzi sangue, o, magari, il Panathinaikos di Pitino, altra squadra fatta malissimo, dove i giocatori greci, a parte Calathes, il Pindaro della Florida, sono più tristi dei veterani del povero Blatt all’Olympiakos. L’Eurolega è un torneo bellissimo, il top, ma non è tutto oro quello che luccica. Di sicuro chi vi partecipa deve rinunciare a qualcosa nel torneo nazionale: doloroso dirlo, ma sarà così.

Giornata rimpallo per noi creduloni del basket, per chi, non vedendo allenamenti, ma ascoltando soltanto le voci, crede quasi a tutto quello che legge e vede sul Player di Eurosport dove, si spera, ma ascoltati certi commenti non ne siamo più sicuri, non dovrebbero arrivare le telefonate minacciose denunciate dal Piccinini dopo il suo addio al grande calcio nei cieli di Mediaset. Non sapremmo chi temere così tanto nel basket, pur avendo prova che se possono alcuni ti fanno lavorare male, se trovano una scusa sanno come vendicarsi per offese mai ricevute, salvo che da confronto con le varie storie di società che esistevano anche prima dei faraoni di oggi.

A sette giornate dalla fine Pistoia e Torino ci sembrano più nei guai di Pesaro, a secco da 7 partite, e Reggio Emilia che in Toscana ha ritrovato persino Cervi. Pagelle con segnali di fumo per gli indiani che cercheranno di colpirci ancora adesso che ballare con i lupi diventa rischioso e allora si parla della TAV pensando che sia la TAC o si pensa che il calendario sia scritto per favorire la povera provincia che balla soltanto fra inverno ed autunno e già a primavera inoltrata saluta chi ha avuto nobili aiuti veri e tanto per essere padrone, pazienza se ogni tanto la gleba si ribella.

10 A Mitchell WATT, pivot atipico della Reyer perché riesce sempre a dare più di quello che ha veramente. Fossero tutti come lui De Raffaele potrebbe ancora sognare uno scacco al re. Ma non sono come lui in troppi, purtroppo.

9 A Travis DIENER che riesce a mascherarsi come Zorro in una partita dove la sua squadra ha battuto i campioni con il 17% da tre, dove lui si è mangiato cose facile e i liberi finali. Cremona gli faccia un monumento e lo tenga quando Sacchetti penserà soltanto alla Nazionale dove ora vogliono esserci in tanti. Fino al raduno tutti azzurri nel cuore, poi chissà.

8 Al PILLASTRINI che pensavamo intrappolato nella palude dove Reggio Emilia si era cacciata dopo aver sbagliato a capire chi poteva davvero aiutarla. Il colpo a Pistoia può valere la salvezza e, speriamo, la riconferma.

7 All’HAMILTON che molte volte ha fatto brontolare Brescia. Nella vittoria di Torino le sue 11 triple hanno portato il sereno dove Luca Vitali ha fatto record di assist in maglia Leonessa.

6 A POZZECCO che sembra aver trovato la giacca giusta per far correre e produrre questa Dinamo sassarese che deve essere temuta da chi si sente quasi certo dei play off.

5 Ai FILIPPINI del campetto che già ci minacciano pensando al mondiale in Cina dove saranno avversari dell’Italia. Forse vedono più in là di noi, convinti che non abbiamo davvero molto, almeno qui, ma forse non sanno che gli azzurri all’estero stanno andando quasi tutti bene.

4 Ad AGNELLI, che era in tribuna per vedere trionfare le ragazze juventine contro Firenze, se non si sentirà attratto da una sfida anche nel basket di Torino con Milano e non soltanto per la fiera del libro. Società allo sbando, Fiat tentennante, barca in alto mare.

3 A BUSCAGLIA e a TRENTO denudata a Sassari per averci illuso che le Aquile avrebbero fatto un altro girone di ritorno strepitoso come gli ultimi. Non consideravamo che invecchiando certi giocatori diventano meno fedeli e più poveri dentro.

2 Alle SOCIETÁ che non mandano in campo ragazzini per dare acqua ed asciugamani agli arbitri. I ragazzini sono felici, la scelta è di grande civiltà sportiva, non farla dimostra soltanto aridità.

1 Alla FIP perché nella dolorosa chiusura dell’affare Siena, una squadra che Moretti aveva comunque tenuto in dignitosa posizione pur andando a pane ed acqua, ha tolto punti a chi era riuscita a batterla, regalandone a chi, invece, le aveva prese. Misterioso dono a chi non lo meritava: un po’ come la festa per certi papà.

0 Alla LEGA del basket un altro sport per aver bocciato il progetto di un campionato per squadre under 20, un trampolino per rivitalizzare ricerca e vivai. Troppo caro, hanno detto sia i ricchi sia i poveri, salvo Trento e Pistoia che forse non sarà neppure in A1. Come diceva Oscar Wilde, molta gente sa il prezzo di ogni cosa, ma non conosce il valore di nulla.

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