Il nome della rosa, in versione Rai 1 il giallo che Eco non amava

1 Marzo 2019 di Indiscreto

Il secondo libro di un autore italiano più venduto nella storia è senza ombra di dubbio Il nome della rosa, scritto da Umberto Eco ed uscito in prima edizione nel 1980 per Bompiani. Per quanto le stime delle vendite di libri siano molto discutibili, oggi ancora di più a causa degli eBook e di numeri non trasparenti (Amazon non li comunica), il romanzo ha venduto circa 50 milioni di copie ed è fra i primi venti in assoluto, in una classifica che ovviamente non tiene conto di Bibbia, Corano e di tutti i libri in qualche modo imposti. Meglio di Eco ha fatto soltanto Carlo Collodi con Pinocchio (si stima sui 90 milioni di copie), con la medaglia di bronzo a Susanna Tamaro (Va’ dove ti porta il cuore, ovviamente) a quota 14 e La Divina Commedia (zavorrata dalla sua sostanziale intraducibiltà, anche se all’estero è più conosciuta di quello che si pensi) che prende quella di legno.

Da lunedì 4 marzo andrà in onda su Rai 1 una serie in otto puntate (due per sera, quindi il tutto durerà quattro lunedì) riguardante proprio Il Nome della Rosa, con regista Giacomo Battiato e protagonista John Turturro, che sarà il Guglielmo da Baskerville interpretato da Sean Connery nel film di Annaud del 1986. Per una volta, quindi, il confronto non sarà il solito ‘Ahhh, ma il libro era un’altra cosa’ ma con un film che pensavamo definitivo. La tendenza è comunque questa, in un momento storico in cui il cinema sembra avere perso di senso: invece di un triste remake, perché non fare una serie televisiva, così spalmiamo anche un po’ i costi? Peccato che l’idea non sia venuta a  chi ha riproposto Point Break, per dire…

Ma tornando al Nome della Rosa fiction, che non a caso è già stata venduta bene sul mercato internazionale, sarà molto interessante vedere come la fortissima ideologia laica che pervade il libro sarà fatta digerire non tanto al pubblico di Rai 1, quanto a quello di paesi dove la cultura laica non è esattamente di casa. La lotta fra l’inquisitore Bernardo Gui (nella serie sarà Rupert Everett) e Guglielmo da Baskerville è quella fra il Medio Evo inteso come schema mentale (siamo pur sempre nel 1327) e il metodo scientifico, ma più in generale la ragione. Ma anche anche quella fra etica e arte, vista l’importanza della Poetica di Aristotele nella vicenda. Senza averne visto nemmeno un fotogramma scommetteremmo su un giallo ambientato in un convento, quindi sul primo livello, ed è il motivo per cui Eco (anche per vezzo intellettuale) non amava questo libro anche se gli era servito a comprare la sua strepitosa casa con vista sul Castello Sforzesco in misura maggiore rispetto alla collaborazione con Il Manifesto o la storica (e quasi sempre ispirata) Bustina di Minerva sull’Espresso. Del resto lo stesso film di Annaud, pur approvato da Eco, non si discostava molto da una storiella, priva di qualsiasi impianto ideologico: questo non gli impedì di avere un grande successo nelle sale e anche in televisione.

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