Festa della donna, lo sciopero dell’8 marzo e l’idea di Lenin

8 Marzo 2019 di Stefano Olivari

Impossibile scrivere qualcosa di originale sulla festa della donna e sui suoi significati, alla fine l’unico vero dubbio è se regalare le mimose o no visto che qualcuna ad anni alterni si offende: noi personalmente siamo sempre per il sì, anche con le conoscenti. Non è originale nemmeno lo sciopero dei trasporti pubblici del venerdì, che oggi si unisce a quelli di scuola e sanità, con modalità che cambiano a seconda delle zone ma che di sicuro rendono incerta la mobilità di chi, donna o uomo, deve muoversi per forza e non può permettersi il lusso di stare a casa a provare nuove ricette e scrivere stupidaggini sui social network. Per la Giornata Internazionale della Donna la bella pensata di CGIL, CISL, UIL e di altri sindacati è stata quindi di fermare l’Italia per far riflettere sulla condizione femminile chi non ha bisogno di riflettere, a meno che i vari, picchiatori, molestatori e sfruttatori della situazione siano sensibili a quanto emerge dai loro convegni.

Dell’origine della Giornata Internazionale della donna abbiamo letto tante versioni, che siamo troppo stanchi anche soltanto per copiare: fra Wikipedia e il resto si trova tutto. L’idea è senz’altro nata negli Stati Uniti ad inizio Novecento in seguito ai ripetuti incidenti sul lavoro che coinvolgevano operaie, soprattutto nel settore tessile. Ma la sua politicizzazione, unita alla data dell’8 marzo, è tutta europea. Merito soprattutto delle donne socialiste, che si battevano soprattutto per il diritto di voto e solo in seguito sarebbero scese in campo per la fine della Grande Guerra. L’8 marzo per la precisione è la data di inizio della cosiddetta Rivoluzione russa di febbraio, meno nota di quella d’Ottobre ma di sicuro più importante, che fu segnata da una grande manifestazione femminile contro lo Zar e a favore del ritiro da una guerra più rovinosa del previsto. In seguito Trotsky, quindi non il solito influencer con follower comprati a pacchetto, avrebbe scritto che la marcia delle donne di Mosca era stata decisiva nello scatenare operai e soldati che non intendevano fare la rivoluzione ma soltanto migliorare le condizioni di vita in Russia.

Una grande rivolta popolare, diversamente da quella di ottobre che sarebbe stata nella sostanza un colpo di stato contro il governo Kerenskij e l’inizio di una guerra civile durata quattro anni. E proprio nel 1921 Lenin ispirò la nascita della Giornata internazionale dell’operaia, idea che fu ripresa un po’ da tutti i partiti comunisti e socialisti del mondo (in Italia già dal 1922) fino a quando nel 1977 l’ONU se ne impossessò sperando di generare dibattito nei paesi più arretrati (tipo quelli dove noi andiamo a giocare la Supercoppa). Ma in Italia già dall’8 marzo 1946 si parlava di Festa della Donna fuori dai circuiti di sinistra. Con la mimosa che è un’idea italiana, rimasta peraltro quasi soltanto nei nostri confini, venuta a Teresa Mattei (una vita notevolissima finita pochi anni fa, i più giovani purtroppo la conoscono soltanto per i tromboneggiamenti sulla Costituzione più bella del mondo insieme a Scalfaro e gente del genere) rivisitando, per così dire, quella francese delle violette con un fiore a suo giudizio più popolare. Insomma, anche se più o meno dappertutto si legge dell’incendio nella fabbrica americana, eccetera, l’8 marzo in quanto data nasce da un’idea di Lenin. Forse la sua migliore idea, di certo l’unica democratica.

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