Diesel 6.2, un futuro esiste

18 Marzo 2019 di Furio Fedele

Diesel o non diesel? Al di là del Diesel 6.2 questo è il dilemma, per una parte notevole di italiani. Stretto nella morsa fra ibrido ed elettrico, il vecchio «gasolio», come veniva chiamato ai nostri e forse anche vostri tempi, galleggia e naviga a vista anche se dalla sua parte ha un’arma letale. Quella del risparmio, ovviamente da parte di chi usa, anche perché costretto a farlo (non è un dettaglio), l’auto tutti i giorni per decine di chilometri. Poi i media hanno sede a Milano e Roma, di solito, da certa narrazione sembra che l’unico problema di mobilità sia andare a prendere l’aperitivo in bici a cento metri di distanza. E la pubblicità si è un po’ adeguata, andando a volte addirittura contro la convenienza delle case produttrici, che avrebbero da proporre diesel molto più ecologici della quasi totalità delle auto a benzina in circolazione.

SCOMODITÁ ELETTRICA – Le promozioni e le tentazioni delle grandi case automobilistiche aggrediscono infatti la clientela sul fronte dell’elettrico duro e puro. Dimenticando che, comunque, ci sono almeno tre problemi da affrontare e superare: il costo ancora molto elevato delle auto prive di motore termico, la scarsa autonomia e, non ultima, la necessità di avere punti di rifornimento numerosi ed efficienti nella tempistica. Anche per quanto riguarda l’approvigionamento casalingo bisogna partire dal presupposto che impone la presenza di un box chiuso (o comunque di un garage condominiale) dove poter installare l’apposita colonnina. Nelle grandi città, dove l’elettrico potrebbe avere maggiori possibilità di successo, sono tanti gli automobilisti che ambiscono a diventare «ex» vendendo l’auto per affidarsi ai mezzi pubblici, al car-sharing. E comuque oltre che dell’auto si sbarazzano anche di box e similari.

IBRIDO – Il connubio termico-elettrico è sicuramente più funzionale. A maggior ragione adesso che l’incidenza della guida a batterie può sfiorare i 100 chilometri orari di velocità senza servirsi del propulsore a motore. Ma in questo caso non sono ancora coinvolte in maniera massiccia e capillare le cosidette city-car. Che, ovviamente, sono le auto più gettonate sulla scacchiera delle grandi città affollate e ingolfate dal traffico. Quindi che si fa con il diesel? Sicuramente le nuove norme anti-inquinamento hanno penalizzato la categoria. Ma su questo fronte bisogna fare due considerazioni. La prima: per ora sono penalizzate solo le aree urbane con più di 30.000 abitanti. La seconda: il parco auto nazionale si è notevolmente svecchiato nell’ultimo decennio con forti incentivi sulle rottamazioni. Quindi anche la qualità del diesel è migliorata, con evidenti benefici a 360 gradi.

ALLERTA ROSSO – La mannaia dell’anti-diesel ha colpito sicuramente il settore dei trasporti. Dove la crescita esponenziale della consegna merci di medio-piccolo cabotaggio ha mantenuto in vita mezzi obsoleti e anche poco sicuri per la circolazione. Non tutti i mali vengono per nuocere, comunque. Considerato il fatto che con l’aumento delle partite Iva si sta allargando la fascia dei veicoli  ad uso autocarro o promiscuo che spesso e volentieri sono equipaggiati da motori diesel. Cosa vuol dire? In pratica con un solo mezzo in famiglia si possono sfruttare tutte la fasi della giornata e della settimana. Un esempio. Citroen ha «spacchettato» un’ampia offerta rendendo i suoi mezzi versatili e convenienti sotto tutti i punti di vista. La riuscitissima gamma della C5 è utilizzabile nella versione «autocarro» con una sola limitazione di posti a sedere: 4 anzichè 5. Anche i Van e i furgoni sono stati accomunati in una sola categoria: i «combi» un vero e proprio…ibrido dove la robusta capacità di carico viene completata dalla possibilità di ospitare anche 6-7 passeggeri.

HIGHLANDER – Quindi di diesel sentiremo ancora parlare. Anche perchè nell’evoluzione motoristica mondiale sono stati proprio i propulsori a gasolio a beneficiare dei miglioramenti e di un progresso costante a livello di prestazioni, consumi e impatto ambientale. Non bisogna poi dimenticare che anche molte case automobilistiche alimentano l’ibrido con il termico a gasolio. L’evoluzione della specie progredisce senza problemi offrendo strategie ben precise e decise. La formuletta magica per individuare il diesel giusto è 6.2: altro non è che la normativa europea che stabilisce una serie di test, nuovi rispetto a quelli a cui erano sottoposti i motori Euro 6 a gasolio e a benzina, per la misurazione dei consumi e delle emissioni reali di CO₂. Da qui in poi non si può più sbagliare anche se, la corsa verso nuove frontiere non consente più di delimitare in un decennio la durata legale e regolamentare di gran parte delle automobili in produzione e, quindi, in circolazione.

PALETTI – Fatto salvo che già da tempo imperversa il dibattito sull’inquinamento reale del gasolio rispetto alla benzina, non bisogna sottovalutare un altro problema: bisognerà poi trovare il modo di smaltire, recuperare e ricondizionare le batterie dei mezzi elettrici che diventeranno anche più ingombranti rispetto agli olii esausti e alle scorie dei carburanti convenzionali. E poi: i mezzi pubblici e di trasporto merci nelle grandi città possono essere supportati da rifornimenti elettrici continui in tragitti brevi. Ma autotreni e bus di linea possono permettersi soste continue e prolungate? Quando le aree di servizio su autostrade e grandi vie di comunicazione saranno in grado di ospitare contemporaneamente decine di mezzi pesanti…assetati di elettricità? Quindi, lunga vita al diesel. Ovviamente sano ed ecologico, per quanto possibile. Certo stare fermi, a casa propria, senza luce e riscaldamento, sarebbe il massimo (o no?). Ma la maggior parte di noi non se lo può permettere.

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