Come vendere l’auto

12 Marzo 2019 di Furio Fedele

Come vendere la nostra auto? Quali criteri devono essere adottati? Fra concessionari, siti web come noicompriamoauto.it e subito.it, trattative vecchio stile fra privati la paura è sempre quella di svendere la propria auto. Comprare, qualsiasi cosa e non solo l’auto, è sicuramente più semplice di vendere perchè si tratta di dover scegliere amministrando al meglio il denaro che si ha a propria disposizione: eppure quasi tutti gli articoli riguardanti i motori, compresi i nostri, sono incentrati sul comprare. Va detto che vendere e comprare impongono alcuni criteri e concetti molto simili fra di loro, anche se si tratta di due operazioni diametralmente opposte. Innanzitutto la strategia dipende dal tipo di automobile che si possiede (o che si vuole comprare). Nel caso di cessione il mezzo è necessariamente usato, perdonate la banalità ma molti venditori sono convinti di farci un favore quando invece in difficoltà quasi sempre sono loro. La forbice di interesse si riduce quindi di molto e le probabilità di successo devono essere concentrate in una nicchia che va analizzata, studiata, circostanziata.

CITY-CAR – Dovendo fare un esempio concreto, è certamente più semplice vendere (o dismettere) un’utilitaria piuttosto che un’auto che abbia dimensioni e costi di gestione più evidenti e, quindi, un prezzo più importante e impegnativo. Senza contare il differente investimento emotivo in una macchina considerata soltanto un mezzo di trasporto e non parte della propria identità, anche senza voler fare degli psicologismi da bar. L’utilitaria o la city-car, come vengono adesso modernamente definite le piccole quattro ruote, coinvolgono ovviamente una base di acquirenti più vasta. Meno pregiata ma, sicuramente più interessata al mercato dell’usato.

FILOSOFIA – Quando si mette in vendita la propria auto le ragioni sono almeno due: il cambio per sostituire il veicolo oppure, fenomeno che si sta diffondendo molto nelle grandi città, l’intenzione del proprietario dismettere definitivamente il mezzo per vari motivi, primo fra tutti quello economico. Con annesso il box condominiale che segue, a breve, la vendita dell’auto. Comunque le motivazioni sono solide e concrete, ma devono essere alimentate da criteri altrettanto seri e severi. A meno di non volersi disfare ad ogni costo dell’auto, nel qual caso il confronto da fare sarebbe soltanto con il costo della rottamazione (toccata di recente alla sedicenne Golf del direttore, che all’orizzonte aveva i 300.000 chilometri).

INDIZI – Chi cerca un’utilitaria usata solitamente ha fretta di trovare quello che cerca. Si tratta più di una necessità che di uno sfizio, quindi il venditore deve farsi trovare pronto. Possedere un mezzo efficiente, tagliandato con relative certificazioni e che si presenta in condizioni più che accettabili rappresenta una condizione di vantaggio. Mille affari (affari si fa per dire) ci sono saltati soltanto per qualcuna di queste dimenticanze. Solitamente l’acquirente se non si sente sufficientemente preparato e all’altezza di poter scegliere a colpo sicuro di fa supportare da un amico competente o da un meccanico di fiducia, in questo caso il tempo lo perde soprattutto il venditore. Partendo dal fatto che vale ancora, nella trattativa da privato a privato, la regola del «visto-piaciuto» la prima impressione è quella che conta. Opinione del 99% dei concessionari.

REGOLE – Noi stessi se dovessimo acquistare un usato seguiremmo gli stessi criteri. Il web è diventato un veicolo di comunicazione fondamentale. Esistono siti specializzati (come Auto Scout 24) oppure altri palcoscenici generalisti (ci troviamo bene con Subito.it) che ampliano notevolmente l’offerta di possibili acquirenti. Solitamente chi cerca e vorrebbe acquistare un’auto usata si muove sul territorio, cerca il prodotto chilometro zero, almeno per quanto riguarda il raggio di perlustrazione. La vendita da privato a privato è sicuramente più rischiosa ma permette una trattativa più agile rispetto all’acquisto presso una concessionaria o un autosalone. L’esperienza insegna che il chilometraggio a volte non rappresenta una discriminante fondamentale: dipende che uso deve fare l’acquirente di un veicolo che, trattandosi di un’utilitaria, spesso e volentieri viene catalogato ‘di servizio’ oppure può essere addirittura una seconda auto.

ALTERNATIVE – Da un po’ di tempo si sono presentate sul mercato dell’auto aziende che acquistano auto usate dai privati, tipo NoiCompriamoAuto.it. Sembrerebbe una soluzione agile, senza gli sbattimenti della trattativa (non tutti hanno l’animo del mercante), ma in questo caso i criteri di selezione sono molto severi: qui il chilometraggio del veicolo diventa fondamentale. Inoltre eventuali lavori di miglioria (carrozzeria, interni…) da fare vengono sottratti al valore dell’auto in questione, con stime non certo a nostro favore. Senza fare della poesia bisogna ricordare che vendere un’auto, a maggior ragione quando lo si fa per necessità, impone la ricerca del miglior guadagno possibile. Certi criteri di valutazione diventano quindi penalizzanti, soprattutto se la base di partenza è una piccola ma comunque significativa cifra.

LIMITAZIONI – Le nuove normative e relative limitazioni nei centri abitati con più di 30.000 abitanti hanno messo fuorilegge i diesel euro 1,2,3, 4 e penalizzano le auto a benzina più anziane. Ma non è detto che il proprietario di una di queste auto sia per forza spacciato, a maggior ragione se è sua intenzione non sostituire il veicolo in vendita. Ad esempio, pur accettando una robusta svalutazione del veicolo, si può puntare a zone giuridicamente «incontaminate» (esempio: un grosso fuoristrada o suv può interessare utenti che abitano in montagna o in realtà estremamente periferiche) che offrono una clientela che spesso non viene presa in considerazione dai canali ufficiali e meno attenti alle necessità dei singoli utenti. Insomma, non esistono solo le città anche se i principali media parlano solo di Milano e Roma.

SMART – Trasferendo sul concreto una possibile trattativa, ci sono vere e proprie tribù di automobilisti ormai ampiamente fidelizzate. Gli smartisti sono una di queste. Chi ha acquistato e possiede una Smart difficilmente rinuncia a questa praticità su 4 ruote. Si diventa così «seriali», con una fidelizzazione che consente alla piccola tedesca di avere più di una vita. Infatti molti meccanici e riparatori già da tempo si sono messi a ricondizionare le primissime Smart (risalenti a metà degli Anni Novanta) che sono diventate immortali. Si tratta di mezzi che possono valere, come minimo, 2.500-2.800 euro. Queste valutazioni, di conseguenza, mantengono alto il «range» delle Smart meno antiche e più recenti. Partendo dal presupposto che, con un esterno in ordine, le uniche eventuali spese che si devono affrontare sono quelle relative al propulsore e al cambio. In caso di vendita al dettaglio si possono incrociare anche «smartine» da 1.500-1.700 euro. Se ne vale la pena, perchè no?

CONCLUSIONI – Se volete vendere un’auto di grossa cilindrata dovete accettare qualcosa di meno rispetto alle quotazioni ufficiali: il privato non la ritiene necessaria, l’azienda trova mille magagne per abbassare il prezzo una volta che vi ha agganciato e nota il vostro stato di necessità (evidente). Chiaramente un altro sport ‘dare dentro’ la vecchia auto quando se ne acquista una nuova, ma qui bisogna valutare le singole offerte. Se invece volete disfarvi di un’utilitaria il consiglio, strettamente finanziario, è quello di partire dalla trattativa fra privati o dalle varie piattaforme web, prima di finire da noicompriamoauto.it e dintorni. Per dirla brutalmente: in questo mercato la fregatura può prenderla l’acquirente, mai un venditore di intelligenza media. Tanto vale cogliere le migliori opportunità.

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