Stefano Furlan e Stefano Cucchi, troviamo le differenze

8 Febbraio 2019 di Indiscreto

Oggi sono 35 anni dall’episodio che costò la vita a Stefano Furlan. 8 febbraio 1984. La vicenda di questo ragazzo triestino è sempre nella nostra memoria, anche se non certo per merito dei media, che nelle loro rievocazioni dei cosiddetti ‘morti di calcio’ (l’ultimo Daniele Belardinelli) si dimenticano sempre rigorosamente di Furlan, al quale è attualmente intitolata la curva Sud della Triestina, allo stadio Rocco. Partiamo dalla fine: Stefano Furlan è morto l’1 marzo del 1984 in seguito alle ferite dovute al pestaggio da parte di un agente di polizia, l’8 febbraio precedente.

Contrariamente a quanto spesso avviene in questi casi, il ventenne Furlan non se l’era cercata: dopo la fine di Triestina-Udinese di Coppa Italia, giocata al vecchio Grezar, stava andando verso la sua auto, quando alcuni poliziotti, in particolare uno (quello che poi sarebbe stato condannato), vedendo la sua sciarpa pensarono di trovarsi di fronte a un ultras della Triestina (e lui ultras lo era davvero, le partite le vedeva in curva) coinvolto in tafferugli con quelli dell’Udinese. Tafferugli di pochissimo conto, fra l’altro, dopo una partita tranquilla finita 0-0, niente in rapporto a un’epoca in cui gli stadi erano davvero pericolosi (altro caso di anni Ottanta non da rimpiangere), ma al di là di questo il ragazzo non vi aveva preso parte nemmeno come spettatore. Furlan si trovava soltanto nel posto sbagliato nel momento sbagliatissimo. Il risultato fu una manganellata alla testa (come evidenziato dalle fratture craniche), seguita dall’interrogatorio in Questura, dove (così raccontò lui alla madre) avrebbe preso altre botte. Il giorno dopo si sentì male e dopo tre settimane in coma morì. Nel frattempo si era giocato il ritorno di quell’ottavo di finale e Zico con una doppietta aveva dato la qualificazione all’Udinese…

Ne nacque un caso che stranamente ebbe un’eco quasi solo locale: il poliziotto che lo aveva colpito fu condannato a un anno e dopo rientrò in servizio, addirittura sempre a Trieste. Abbiamo scritto ‘stranamente’, ma di strano c’era poco: un clamoroso errore da parte della polizia, con il ‘se l’era un po’ cercata’ impossibile da applicare anche per i media più velinari. Da ricordare sempre che le notizie arrivano nel 99% da magistrati e forze dell’ordine, senza contare che molti italiani (noi fra questi) hanno fiducia a prescindere nella Polizia e quindi tendono a minimizzare eventuali suoi abusi.

Non è che volessimo rivangare una vecchia storia, sia pure con il pretesto di una data, ma sottolineare la incredibile differenza di trattamento giudiziario e mediatico con il caso di Stefano Cucchi: come dire che un tifoso di calcio, per non dire un ultras, è meno degno di tutela rispetto a uno arrestato per spaccio di droga. Differente anche il comportamento dello Stato: nel caso di Furlan, in cui la polizia era indifendibile sotto ogni profilo e tutto era chiaro fin dall’inizio grazie a testimoni, si cercò (con successo) di indirizzare le responsabilità di di una persona, che poi comunque ne uscì senza troppi danni, mentre nel caso Cucchi, pieno di zone d’ombra, la Polizia ha cercato di difendersi, in maniera legale e meno legale. In ogni caso con Cucchi il giornalista collettivo ha indirizzato l’opinione pubblica in una direzione colpevolista fin da subito, generando anche la solita letteratura da linciaggio. Quindi? Ci sono morti mediaticamente di serie B e Stefano Furlan è purtroppo uno di questi.

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